Generazioni a confronto: i giovani dovrebbero essere molto di più arrabbiati

17 Settembre 2013 /

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di Sergio Caserta
Cara Noemi-Fosca, anche i più bei romanzi terminano e così anche questo confronto a distanza, durante un non troppo caldo agosto di crisi, finisce. È servito a me sicuramente, per riflettere su fatti e passaggi della vita, raffrontandoli con le ansie di una giovane-giovanissima donna in precarietà.
Ti ringrazio degli attestati, affettuosi ma forse eccessivi. In effetti Fosca dovrebbe avere più distacco verso la generazione dei suoi genitori che l’hanno fatta crescere in un Paese decisamente sgradevole, per usare un eufemismo. Diciamola tutta in francese: dovreste incazzarvi molto di più e duramente, noi siamo la generazione che sta rovinando quel po’ di buono che avevano fatto i nostri padri, loro almeno avevano cacciato i fascisti e ci hanno regalato la democrazia, una bellissima Costituzione e anche circa trent’anni di benessere.
Noi che vi stiamo dando? Un paese avvilito e in declino, egoismo e cattiveria a piene mani, vi abbiamo fatto brillare negli occhi le luci colorate della TV spazzatura, dicendo: questa è la vita! Siamo genitori mezze tacche, non siamo nemmeno ancora stati in grado di cacciare il nano evasore! Scherzi a parte ma non troppo, capisco le paure e chi non le ha avute? Le tue-vostre sono più che giustificate, affrontate le maggiori difficoltà nel periodo più bello della vita quando si è disposti a spendere le migliori energie e vi tengono a fare altro.

C’è bisogno di un grande cambiamento, c’è bisogno di ritrovare un filo interrotto e dire forte: questo mondo fa schifo e voglio abbatterlo, dobbiamo tutti risvegliarci dal torpore. Ricordo ancora quella bellissima commedia del grande (filosofo) De Filippo, Napoli milionaria, quando al culmine della tragedia la famiglia in rovina si ritrova al capezzale della bimba gravemente malata e tutti riflettono che la loro vita negli ultimi tempi era totalmente sbagliata.
Allora il padre ritrovando la forza morale che era venuta meno, pronuncia parole di saggezza e speranza, dice Gennaro: «Mo’ avimm’aspetta’, Ama (Amalia)… S’ha da aspetta’. Comme ha ditto o’ dottore? Deve passare la nottata». A proposito ho cercato una fonte letteraria per Fosca e ho trovato il romanzo omonimo di Iginio Tarchetti, scrittore della scapigliatura. Fosca la protagonista, era una donna tormentata e sensibile ma di aspetto notevolmente bruttino! Non c’è molta somiglianza ma è intrigante; come tutte le arti, la letteratura serve a sviluppare la nostra immaginazione.

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