Il Pd non deve avere paura di liberarsi dei suoi oligarchi. Purtroppo, succede spesso che nei partiti si sopravvaluti il ruolo dei dominatori delle clientele, dei padrini delle tessere e dei voti. Si pensa che senza di essi il partito di cui fanno parte riceverebbe gravi contraccolpi elettorali. Li si considera amorali, ma pieni di voti e dunque sopportabili. Ma la storia dei partiti ci dimostra esattamente il contrario: un partito serio, un partito di massa, può vivere senza cacicchi; i cacicchi, invece, non possono sopravvivere senza un partito che li copre. Fuori dal partito il loro peso sarebbe nullo, dentro il partito ne diventano i condizionatori. O meglio, i cacicchi si impadroniscono della vita interna di un partito ma non sono in grado di garantirne un futuro: sulla clientela si può basare un potere personale ma mai la continuità di un partito di ideali. La fine della Dc e del Psi lo sta a dimostrare.
Un sistema di potere clientelare regge in democrazia se si manifestano alcune condizioni: che gli oligarchi locali siano coperti dal gruppo dirigente nazionale del loro partito o che la magistratura non faccia fino in fondo il proprio mestiere.
Quali sono stati gli argomenti usati in questi anni a difesa di De Luca e dei suoi vassalli? Il primo: egli porta voti al Pd e il partito non vi può rinunciare a cuor leggero. I dati smentiscono clamorosamente questo convincimento. Nelle elezioni politiche del 2022, al Senato il Pd a livello nazionale ha ottenuto il 19,04%, mentre in Campania si è fermato al 15,89%, il risultato più basso raggiunto nelle regioni meridionali, se si esclude la Sicilia e la Calabria. Nel 2018 il Pd raggiunse in Italia il 18,7%, mentre in Campania conseguì il 13,88%, cioè la media più bassa nell’Italia meridionale esclusa la Sicilia. Nessun candidato del Pd fu eletto in un collegio campano, cioè nella regione che si riteneva un suo bacino elettorale. Insomma, nelle due elezioni politiche nelle quali a guidare la regione Campania c’era De Luca, il suo partito ha riscontrato uno dei peggiori risultati della sua storia, mentre hanno procurato più voti regioni dove il Pd non amministrava, come la Basilicata, l’Abruzzo, il Molise e la Sardegna.
Se vediamo poi l’andamento delle elezioni regionali, il dato è ancora più significativo. Nel 2020 il Pd ha preso in Campania il 16,90% dei voti, mentre De Luca raggiungeva il 70% con l’apporto di ben14 liste, due delle quali personali (De Luca presidente e Campania libera), che insieme hanno totalizzato il 18,49%, cioè più del Pd, sottraendo consiglieri regionali proprio al Pd. Dunque, De Luca prende voti per sé e per il suo sistema di potere ma non trasforma mai il consenso personale in un consenso al suo partito.
Il secondo argomento riguarda le sue capacità amministrative. Che cosa di significativo è stato realizzato in Campania in questi anni da rendere orgogliosi gli iscritti al Pd di guidare quella regione con un loro esponente? Nonostante De Luca abbia riservato a sé la delega alla sanità, ai trasporti (unico presidente tra le regioni italiane a tenere per sé le deleghe più importanti) è proprio in questi settori che la Campania non si è schiodata dagli ultimi posti nelle classifiche nazionali.
Nelle classifiche delle prestazioni sanitarie, ai primi due posti si alternano Veneto ed Emilia- Romagna, mentre agli ultimi due posti si collocano Campania e Calabria. La Campania ha il record assoluto di spesa per i cittadini che si curano e si operano nel Centro-Nord. Certo, la situazione pessima nei servizi sanitari è antecedente, ma come mai la situazione non è migliorata dal 2015 in poi? La Campania registra la più bassa speranza di vita in Italia e il più alto tasso di “mortalità evitabile”, oltre ad essere la seconda regione più povera del Paese. Durante il Covid De Luca voleva acquistare il vaccino “Sputnik” da Putin e ha dilapidato 4 milioni di euro per stampare una “Green card” già varata dal governo nazionale. Questa è buona amministrazione? In Campania esiste una sanità pubblica per soli 10 giorni al mese. Per qualsiasi analisi o esame delicato si può prenotare solo nei primi 10 giorni del mese, negli altri se si ha qualche urgenza bisogna rivolgersi a pagamento alle strutture private.
Se poi si passa ai servizi di trasporti direttamente gestiti dall’ente regionale, la situazione si fa tragica. È il caso della linea ferroviaria Circumvesuviana caratterizzata da interruzioni e soppressioni delle corse, da treni che si fermano o si incendiano e costringono gli utenti a raggiungere a piedi le stazioni più vicine. Nel 2022 la Circumvesuviana è stata definita la peggiore linea ferroviaria d’Italia. Ed è proprio nella sanità e nei trasporti che sono venuti fuori in questi anni vari episodi di clientela e di corruzione.
Perché mai gli dovrebbe essere consentito di concorrere per un terzo mandato calpestando la legge, il buon senso e gli stessi interessi elettorali del Pd?
De Luca appartiene a quel piccolo mondo di provincia in cui il potere si abbina con l’insolenza. Oggi è un aperto nemico del nuovo Pd, odia il partito a cui deve tutto, anzi odia e offende quelli che non può sottomettere.
Perciò guardo con simpatia a Elly Schlein, unica tra i segretari nazionali del Pd a non essersi finora inchinata al delirio di onnipotenza e alle prepotenze di De Luca.
Questo articolo è stato pubblicato su Repubblica