di Alice Facchini
Sabato 15 dicembre, ore 17. Piazza Nettuno. A un anno dalla sua nascita, Santa Insolvenza organizza una nuova manifestazione, e questa volta se la prende con la campagna di “civilizzazione” indetta dalla società dei trasporti Tper (ex Atc). Tra fine novembre e inizio dicembre, per tre settimane, 500 dipendenti di Tper si sono affiancati ai controllori, con lo scopo di intensificare i controlli e ribadire le norme di comportamento sui mezzi: salire e scendere dalle porte giuste, non urlare al cellulare, non prendere troppo spazio e far sedere chi è più debole.
“Il problema è che la società non si è limitata a controllare il regolare pagamento del biglietto – commenta Michele Barbolini, di Santa Insolvenza -: ha allestito una vera e propria opera di moralizzazione e disciplinamento dei comportamenti. Questa campagna paragona chi non paga all’evasore fiscale, incita alla delazione e alla denuncia di chi non ha il biglietto”. La campagna è costata a Tper moltissimi soldi ed energie: i dipendenti giravano in gruppi di quattro, i mezzi erano tappezzati di pubblicità, sono stati stampati migliaia di volantini a colori.
“Molti utenti hanno denunciato un atteggiamento aggressivo da parte dei controllori – continua Michele Barbolini -: chi non paga viene trattato come un ladro, colpevole di arrecare danno gli altri cittadini. Questo per noi è inammissibile, non ci sembrano i tempi per una atteggiamento del genere. Siamo in profonda crisi economica: un migrante, un disoccupato, uno studente o un pensionato non comprano il biglietto perché non hanno i soldi, non per maleducazione o mancato senso civico. I dipendenti comunali e regionali pagano abbonamenti ridicoli, intorno ai 50 euro l’anno: una cosa del genere non esiste per altre fasce in difficoltà”.
Da febbraio 2011, in effetti, i prezzi del biglietto sono cresciuti moltissimo: da 1 euro si è passati a 1.20 in tabaccheria, addirittura 1.50 se il biglietto viene fatto direttamente sull’autobus. “Consultando i bilanci della società Tper, è venuto fuori che l‘incidenza delle entrate ricavate dalla vendita dei biglietti dell’autobus è solo il 35% del ricavato totale. I cosiddetti “evasori” sono solo l’8%. E allora, perché questo aumento dei prezzi? La verità è che, con il calo dei finanziamenti da parte dello Stato, i dirigenti rischiavano di vedere sgonfiati i loro stipendi. Per mantenerli intatti, hanno optato allora per un rincaro dei prezzi a spese dei singoli utenti. Stiamo costruendo un piccolo dossier, che presto renderemo pubblico”.
L’iniziativa rientra nel percorso cominciato da Santa Insolvenza nel novembre del 2011, che prese avvio con l’occupazione dell’ex cinema Arcobaleno. La manifestazione di domani ha un nome emblematico: Choosy-Pride. “I messaggi che vengono lanciati oggi in Italia sembrano dire “tu puoi emergere, se ti rimboccherai le maniche, chinerai il capo e seguirai acriticamente tutte le regole del gioco”. Questa corsa alla realizzazione, porta ad uno spirito di competizione smisurato: è così che si arriva alla frammentazione, all’isolamento, all’individualismo e alla concorrenza sfrenata.
Chi dice no a questo meccanismo, diviene il fannullone, il mammone, lo sfigato, il “choosy” appunto. Viene considerato il nemico, il parassita della società. Eppure, fuori dalla norma del merito, si trovano in realtà tantissime persone, senza ormai distinzione tra migranti e nativi, giovani e meno giovani. La nostra ambizione è avere la possibilità di rifiutare i ricatti, ribellarci a un’idea univoca di realizzazione, e scegliere i nostri percorsi di vita in piena autonomia e indipendenza”.
Questa manifestazione non sarà nient’altro che l’inizio di un lungo percorso. “Quello che ci interessa è aprire una vertenza su questi problemi – conclude Michele Barbolini -. Un progetto è quello di creare una cassa comune, con fondi raccolti attraverso autofinanziamento e sottoscrizione. Le persone che la sottoscrivono viaggeranno sull’autobus senza biglietto, e quando prenderanno la multa avranno le spese coperte: sarà una sorta di assicurazione per chi viene multato. In più, attueremo un’opera di sensibilizzazione, invitando i cittadini a diventare in prima persona agenti di questa campagna. Vorremmo creare una sorta di manuale del buon comportamento secondo i nostri standard: i mezzi sono pubblici, o almeno dovrebbero esserlo, e la mobilità è un diritto di tutti”.