Matera 2019: le elezioni di domani sono una spia della "coerenza" europea della città

25 Maggio 2019 /

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di Michele Fumagallo
Ci sono state varie polemiche in città sul primato della lotta per avere l’anno di capitale europea della cultura. Mettiamole da parte perché interessano poco. La cronaca narra che il Partito Democratico ha avuto un ruolo decisivo nel raggiungere l’obiettivo. Come questo è stato raggiunto, poco importa qui. Importa invece come sono stati usati gli anni di preparazione, più di quattro dall’ottobre 2014: male, perché alcuni progetti strutturali sono partiti in ritardo, altri non si sa se e quando vedranno la luce. Come si sta sviluppando la manifestazione di quest’anno è giudizio che viene dato anche in questa rubrica e sarà ancor più approfonditamente dato alla fine della storia.
Quello che qui mi preme dire, ai fini di un ragionamento intorno alle elezioni europee del 26 maggio prossimo, è che la proclamazione di Matera capitale europea della cultura fu accolta da tutti con gioia ed entusiasmo, innestò una speranza collettiva. Sentirsi capitale europea della cultura era diventato un orgoglio della città e della regione. In tutto questo, naturalmente, c’era sempre il vecchio vizio (meridionale?) di “aspettare l’occasione”. Un vizio che è il sintomo più lampante di un’incapacità di esprimere il lavoro autonomo giornaliero. Tuttavia sembrò a molti un inizio di “coscienza europea”.
Va detto però che in questi mesi di attività lo spirito europeo, che non è un modo di dire ma una condizione della coscienza e del comportamento, è stato flebile, spesso un puro orpello, a volte una vecchia minestra riscaldata nascosta da nuovo condimento (leggi: un po’ di lingua inglese che copre i vecchi vizi).
Di Europa vera, cioè di strutture culturali all’altezza del compito continentale e di nuove istituzioni europee, di dibattito vero in cui si discute anche della crisi dell’Unione per superarla e andare avanti, non c’è traccia a Matera. Se non fosse stato per l’intervento dei sindacati e di Maurizio Landini che hanno avuto il merito di mettere al centro l’avvenire del continente saremmo ancora ai piedi della montagna.
Ma l’Europa vera, cioè il nuovo Stato Europeo, si costruisce nei territori di base dell’Unione. E nel territorio di Matera le cose (europee) non vanno come dovrebbero andare. Sia chiaro, nessuna croce sulla povera Matera: viviamo un periodo storico in cui gli “anti europeisti” e i cosiddetti “sovranisti” scorrazzano in tutta la penisola e anche nel continente. Però, sarebbe ingiusto dimenticare che anche gli “europeisti” agiscono come se l’Europa fosse altrove e non in casa propria, non hanno nessuna capacità di “prefigurare” il futuro mettendo giorno per giorno i mattoni della nuova casa europea. Ecco, questo è il punto: i mattoni non si vedono o si vedono poco. Anche a Matera.
Che cos’è una città “europea” dal punto di vista dei servizi e delle strutture culturali? Nessuno se lo chiede. Cos’è l’Europa sul piano istituzionale, dal Municipio ai vertici del potere? Nessuno se lo chiede, né a Matera né altrove. Tutti sembrano intenti a una sorta di “finzione di movimento” che non scuote nulla e serve solo a mantenere i vecchi assetti in piedi.
Da Matera, proclamata capitale europea della cultura, ci si sarebbe aspettato di più, persino un ruolo di stimolo e di avanguardia per altre città? Beh, forse sì. Non è avvenuto questo finora, a parte il “fumo” della baraonda delle rassegne che non ci saranno più tra qualche mese.
Così le elezioni europee nella città dei Sassi, ma anche nel resto della regione, scorrono senza nessun entusiasmo, se non quello, dall’odore cattivo, di elezioni nazionali, buone tuttalpiù per vedere che effetto avranno nella tenuta del governo Lega-5 stelle. Così non ci resta che aspettare i risultati.
E intanto: tanti auguri alle liste europeiste, con la simpatia naturalmente verso quelle di sinistra; e tanti disastri, elettorali, a quelle “sovraniste”. Come andrà a finire lo vedremo dopo il 26 maggio e quindi nella prossima puntata di questa rubrica.

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