Nonostante l’eco mediatica della strage di Calenzano del 9 novembre 2024 (cfr. l’articolo del 22 dicembre 2024.), il Piano in oggetto, (Decreto del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali n. 195 del 17 dicembre 2024), per quanto costituisca una novità, ha trovato ben poco spazio sui media e anche nella comunicazione istituzionale, finendo per essere nella sostanza diffuso solo tra gli addetti ai lavori; e ciò nonostante questo esecutivo sia notoriamente molto attento a immagine e comunicazione. Ragioni possono essere la presenza di temi di ben altra rilevanza, e un dato provvisoriamente positivo sugli infortuni mortali in questi primi giorni del 2025 (quasi dimezzatisi rispetto all’analogo periodo del 2024; ma 10/11 restano all’8 gennaio). A opinione eterodossa di chi scrive la ragione, forse prevalente, è che il Piano è tale solo di nome, non essendo altro che un riepilogo di iniziative/attività già in essere magari da tempo, di buone intenzioni, di ipotesi di lavoro (alcune ancora una volta persino datate), di proposte non vincolanti, e con petizioni di principio senza alcuna concretezza, come da obiettivi generici e con un’unica eccezione mai quantificati. A giustificazione di questo mio giudizio, di seguito una sintesi del Piano (il documento integrale QUI), con alcune osservazioni critiche.
Lo strumento, attivo formalmente dal 01 gennaio 2025, vuole (vorrebbe) segnare “un cambio di paradigma: non più la sicurezza come semplice obbligo normativo, ma come promozione di azioni e programmi per il potenziamento della cultura della sicurezza in tutti luoghi – di vita, di studio e lavoro”. Intendendo la sicurezza come “valore etico comune non negoziabile, un investimento imprescindibile da strutturarsi sulla convinzione che un luogo di lavoro sano e sicuro non solo salva vite umane e protegge i lavoratori da infortuni sul lavoro e malattie professionali, ma può anche abbassare i costi connessi al verificarsi di eventi simili, ridurre assenteismo e turnover, aumentare produttività e qualità lavorativa”. Preso atto di questa condivisibile ma certo non originale né innovativa premessa, il Piano consiste in azioni e programmi di cui sono incaricati Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che coordina, Ispettorato Nazionale del Lavoro – INL -, INAIL e, per quanto attiene alle campagne informative INPS; lo scopo è contrastare il fenomeno infortunistico e delle malattie professionali. Qui due prime criticità: nessuna partecipazione, anzi neppure menzione, del Servizio Sanitario Nazionale e delle ASL, cui pure competono la vigilanza in materia di sicurezza, tramite appositi servizi (articolo del 02 aprile 2023, tuttora attuale), come pure attività di promozione di salute e sicurezza non solo sul lavoro. E quanto al contrasto di infortuni e malattie professionali, non può sfuggire come manchi qualsiasi obiettivo quantificato e misurabile; il che rende anche di scarso significato il monitoraggio mensile pur previsto (silenzio assoluto sui contenuti e forma del monitoraggio stesso).
Come di consueto, e tanto più in questo 2025 di rinnovata austerità a seguito dell’entrata in vigore del nuovo Patto di Stabilità in sede UE, il Piano non prevede ovviamente alcun ulteriore onere di finanza pubblica, il che già la dice lunga sulla sua natura; esso prevede quattro filoni di attività (cito testualmente):
a) sensibilizzazione e formazione dei giovani lavoratori
b) sostegno alle imprese
c) rafforzamento delle tutele in ambito lavorativo
d) attuazione di controlli mirati e coordinati
Vediamoli
a) Sensibilizzazione e formazione dei giovani lavoratori – Mentre il nuovo Accordo Stato Regioni sulla formazione, scaduto nel 2021, resta al palo, essendosi risolte senza nulla di fatto le convocazione della competente Conferenza Stato-Regioni nel novembre 2024, e mentre per le scuole si è avviato l’iter per una parallela proposta di legge, volta a inserire la sicurezza sul lavoro all’interno dell’educazione civica, (peraltro non citata dal Piano), il Piano non espone alcuna nuova iniziativa concreta. E’ positivo che, finalmente, ci si accorga che una formazione minima in materia di sicurezza è necessaria anche per gli studenti impegnati nei PCTO – Percorsi per le Competenze trasversali e l’Orientamento, nuovo nome dell’Alternanza Scuola Lavoro – alcuni dei quali durante questi percorsi ci hanno anche lasciato la pelle; ma materiali e iniziative restano quelle (molteplici e non coordinate) già in essere, e si rinvia sostanzialmente a quanto fa o comunque raccoglie l’INAIL nell’apposito Dossier Scuola. Di tali iniziative, peraltro, solo una è giudicata esportabile, ma senza nessun impegno a farlo effettivamente, anzi manco a farla conoscere; ci si limita a richiamare apposito protocollo del 2022. Fumosi, a dir poco, i contenuti di una campagna di comunicazione di cui indicati solo i mezzi, tra cui ovviamente i social, con pluralità di destinatari; ma (e immagino che ciò rassicuri chiunque) ci penserà un apposito tavolo coordinato dal Dipartimento per l’Innovazione del Ministero stesso. E’ prevista, infine, anche una apposita Conferenza annuale comunicativa-informativa, “evento” (sic) da tenersi nell’aprile 2025.
b) Sostegno alle imprese – Il piano si limita a riportare ciò che dal 2001 l’INAIL fa, con propri fondi e proprie risorse umane/strumentali, e tramite suo Piano triennale 2025-2027, cioè: oscillazione per interventi di prevenzione non obbligatori con sconti a 28.000 aziende per 178 milioni nel 2024, Bando ISI dicembre 2024 già presentato in pompa magna con ministri (Calderone, Lollobrigida) e alti papaveri, stanziante 600 milioni sul bilancio INAIL per investimenti in sicurezza, senza nessun integrazione di fondi non INAIL aggiuntiva, o nuova iniziativa. Quanto alla struttura bonus malus dell’assicurazione INAIL, è tale dalla metà del secolo scorso; infine, il piano di assunzioni INAIL di personale tecnico e sanitario, non è neppure citato. Unica potenziale novità: il Rating di sicurezza e prevenzione delle aziende (punteggio basato sugli indici di frequenza e gravità di infortuni e malattie professionali, calcolati dall’INAIL da un lato, e sull’adozione di SGSL – Sistemi di Gestione della Sicurezza sul lavoro – o MOG – Modelli di Organizzazione e Gestione – dall’altro, si vedano le pagine 14 e 15 del Piano per i dettagli) è timidamente consigliato alle stazioni appaltanti perché ne tengano conto per i punteggi nelle gare di appalto; ma con scelta volontaria e neppure raccomandata (quando invece potrebbe avere sì impatti non trascurabili).
c) Rafforzamento delle tutele in ambito lavorativo – Francamente di rafforzamento delle tutele, ad eccezione di quanto esposto sopra sui PCTO, non vedo l’ombra, forse è il concetto di tutela che non è condiviso: nessuna proposta di modifiche normative, circa le quali anzi che le recenti modifiche alla normativa sugli appalti e subappalti (ma occorrerebbe un esame specifico, non praticabile qui), vanno semmai verso una diminuzione delle tutele stesse (ad esempio, aumento della percentuale massima di lavoratori somministrati, spazio ancora lasciato ad organizzazioni sindacali senza verificata rappresentatività, e a contratti pirata) pur con le modifiche strappate su spinta delle organizzazioni sindacali confederali. Si cita sì la dimostrata efficacia di SGSL e MOG nel ridurre indici di frequenza e gravità di infortuni, ma nessuna incentivazione per questi sistemi è prevista.
d) Attuazione di controlli mirati e coordinati. Come ben sanno gli addetti ai lavori, di controlli mirati e coordinati si parla da almeno 25 anni, e puntualmente tutte le norme in materia di vigilanza emanate nel frattempo li prevedono e prescrivono, senza che la situazioni cambi; e vien da pensare alle inefficaci grida manzoniane. Appena più recente la previsione, anch’essa ugualmente e ripetutamente ribadita, di apposita banca dati delle aziende ispezionate che assicuri accesso ed inter-operatività a tutti i soggetti coinvolti; siffatta banca dati è essenziale per interventi realmente mirati, senza duplicazioni, aree trascurate oppure eccessivamente attenzionate. Ciò nonostante, e pur in presenza apposita Convenzione (finalmente …) stipulata a dicembre 2023 tra i soggetti interessati (Ministero, Enti, regioni), la banca dati resta al momento tuttora oggetto dell’ennesimo studio delle soluzioni tecniche, anche se ottimisticamente il Piano ne prevede il rilascio nel 2025. E mi permetto un ricordo personale: all’epoca, 25 anni fa, me ne occupai professionalmente, allora forse il più giovane almeno nel gruppo INAIL, ed ora sono in pensione …. Qui, ripeto, il problema della banca dati non è tecnico, bensì di volontà politica, “gelosia” per i propri dati da parte dei vari enti coinvolti, reale interesse allo strumento ed ai suoi scopi, nonché di qualche necessario, per quanto modesto, investimento. In assenza di questi elementi, i soggetti vigilanti continueranno come tuttora a scambiarsi files Excel, ciascuno usando propri indipendenti archivi e sistemi di intelligence, e l’efficacia della vigilanza resterà immutata. Infine, mi permetto, si arriva ai i limiti del ridicolo circa una campagna definita “straordinaria” di vigilanza, magniloquentemente denominata Operazione Stop – Sicurezza di Tutti gli Operatori – (eh, quando la fantasia ministeriale si sbriglia …). Essa prevede “ 2.500 ispezioni mirate in settori produttivi ad alto rischio infortunistico come l’edilizia, l’agricoltura, gli impianti di depurazione e di trattamento delle acque reflue, le reti fognarie e gli impianti di biogas”. Ora, 2500 ispezioni all’anno sono poco meno di 50 a settimana su tutta l’Italia, anzi meno perché nelle regioni a Statuto speciale non opera l’INL e comunque anch’esse non sono state coinvolte nel Piano, analogamente alle loro sorelle a statuto ordinario. Perché ai limiti del ridicolo? Guardiamo i numeri: nell’edilizia le imprese attive nel 2024, quindi potenzialmente ispezionabili, ammontano a circa 780.000, di cui circa 480.000/490.000 con dipendenti (dati ISTAT e ANCE); le imprese agricole, in base al dato ISTAT aggiornato però solo al 2020, risultavano 1.133.000, comprese quelle individuali. Nel 2023 (ultimo dato disponibile, Rapporto annuale INL 2023 (https://www.ispettorato.gov.it/attivita-studi-e-statistiche/monitoraggio-e-report/rapporti-annuali-sullattivita-di-vigilanza-in-materia-di-lavoro-e-previdenziale) le ispezioni dell’INL in materia di sicurezza, la cosiddetta vigilanza tecnica, sono state in tutto 20.755 … questi numeri parlano da soli.
Conto quindi di aver dimostrato che il Piano integrato in oggetto altro non è che un esercizio meramente compilativo e neppur completo, redatto in una logica ristretta e di burocratico adempimento. A conferma che di una necessaria strategia nazionale in materia di prevenzione i decisori politici nazionali, (e non solo, anche se magari non tutti), non sentono il bisogno e neppure forse neppure consapevolezza. Aspettiamo la Conferenza annuale ….