La nuova stagione di Emilia Romagna Teatro

di Silvia Napoli /
24 Agosto 2024 /

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Non con un claim come usa fare, si annuncia questa stagione, di consolidamento e transizione, potremmo dire, che vedrà nel maggio 2025, a conclusione del ciclo annuale, anche arrivare a scadenza la Direzione Malosti. Vale la pena rammentare che Ert con due sedi teatrali sia a Bologna che Modena e la conduzione di Cesena e Castelfranco, si pone come un peculiare teatro a diffusione territoriale che non smette di stupire per livello di sbigliettamenti, abbonamenti, per la per ora crescente presenza di giovani spettatori in sala e in definitiva per porsi nel delicato equilibrio innovazione e continuità di sedimentazione come indiscutibilmente al primo posto tra i teatri colleghi, le cui vicende di vertice hanno riempito la stampa per mesi: Come dicevamo probabilmente le frange più utopiche e visionarie della scena performativa sono allergiche alla ciclicità e reiterazione dei nomi nelle stagioni, ma nello stesso tempo molti di loro hanno anche trovato uno spazio non scontato di visibilità e crescita dentro un accogliente perimetro. Molto interessante in questo senso, l’opera di forzatura e lavoro dall’interno intrapresa da Michela Lucenti, che riesce a impregnare il linguaggio scenico di Ert tutto nelle sue diramazioni con il suo focus carne, che è poi un approccio dilagante in tutti gli artisti presenti in cartellone. Ecco, se dovessi dire una delle caratteristiche identitarie della stagione è sicuramente questo marchio di fabbrica che significa tanto lavoro con i ragazzi nella provincia, attività di dramaturgia e occhio critico specialmente con i teatri della Salute, aggiramento delle figure retoriche di vetrina della giovane qualcosa e di festival bulimico.  

Ma andiamo con ordine, che comunque un prologo esiste a mo’ di dichiarazione di intenti o meglio di mood, anche in questa storia e, fa riferimento ad uno scrittore di culto come Cormac Mc Carthy e al suo scritto Il Passeggero e a Nick Cave, il più celestiale e sulfureo insieme degli chansonnier su piazza. Sappiamo quanto la vena rock affascini da sempre il direttore Malosti, anzi, sappiamo quanto se ne senta profondamente attraversato e partecipe. La bellezza è fragile e provoca in noi mortali da millenni, un meravigliato sgomento che si fissa come incrinatura, ferita insanabile. La Musica agisce all’interno di questa sospensione di giudizio come rapimento del vaticinio. La condivisione se autentica ingenera sempre stupore.  

E anche i numeri, la varietà e ricchezza, la quantità, dicono qualcosa di questa voglia di stupirci. Se pensiamo solo a Bologna, vediamo dispiegarsi 47 spettacoli, di cui 9 produzioni, 15 coproduzioni, 23 ospitalità e tra questi 8 debutti, 2 prime nazionali e 6 prime assolute.  

Opening, show case Italia inaugura come un percorso particolare di Vie Festival, stavolta vista appunto dal nostro particolare approccio. E per esempio, a chi non lo avesse ancora fatto, consigliamo di andare a conoscere la talentuosa Roberta Lidia De Stefano, una eccezionale performer, la Callas se si potesse fare un paragone per impetuosa maestosità e fierezza femminile primigenia. Naturalmente se parliamo di primedonne parliamo anche di lei, Michela, con la prima di Eclissi, per Balletto Civile. Lombardi E Tiezzi si alternano in produzioni diverse, Malosti dispiega i suoi numerosi talenti, interpretando in forma di reading musicale insieme a Gup Alcaro, premio Ubu 2023 alle sonorizzazioni i poemetti di Shakespeare che ha tradotto e sono stati pubblicati dalla prestigiosa collana poetica di Einaudi. Sfilano nel cartellone Oscar De Somma e Saverio La Ruina, il gruppo Sotterraneo, Fanny Alexander, Teatrino del Giullare, Archivio Zeta, Pietro Babina. Sorprende e cattura l’attenzione Daria DeFlorian in questo La Vegetariana, di cui firma regia e adattamento insieme a Monica Piseddu, Gabriele Portoghese e Paolo Musio dal provocatorio romanzo della scrittrice coreana Han Kang. Anche il lavoro Fiamme verdi è peraltro collegato a quest’opera perché Fiamme Verdi, per Scrivere sulla scena sarà la restituzione che ne viene fatta da parte di sedici giovani professionisti della Scuola di alta formazione Ert. Lombardi, in corso di stagione sarà artefice del ritorno di Testori sulle scene, mentre segnaliamo tra le cose più curiose il teatro musicale di Paolo Fresu, che con sette musicisti in scena affronta il mito assoluto Miles Davis. Anche con Emidio Clementi, siamo dalle parti di un teatro musicale con questo suggestivo titolo Perché io non spero più di ritornare. Il progetto musicale in sé è a cura di Corrado Nuccini. Sul palco insieme a Clementi Emanuele Reverberi e la cantante e musicista Francesca Bono. Non possiamo non parlare a questo punto del progetto site specific Teatro di Cuocolo Bosetti perché si tratta proprio di un percorso itinerante tra i teatri intesi come edifici, con tutta la magia dei luoghi anche non accessibili normalmente al pubblico. non si può a questo punto esimersi dal raccontare di quelli che sono i gruppi di punta della ricerca italiana o di ciò che in senso ampio e lato ne rimane. Ovvero: il pluripremiato gruppo Sotterraneo che presenta una rivisitazione di Fahrenheit 451dal titolo prometeico Il Fuoco era la cura, a segnalarci che certe tentazioni totalitarie sono sempre dietro l’angolo. E tempo di rivisitazioni di classici recentissimi deve essere effettivamente giunto se la rivelazione Licia Lanera si cimenta all’adattamento e regia di tre dei 6 racconti che compongono il memoir di vita giovanile emiliana, affidandoli ai corpi e alle voci di Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva, e Roberto Magnani. Grandissima attesa naturalmente per il teatro quasi in presa diretta dei Kepler 452, che ci presenteranno una loro personale elaborazione del concetto di zona di comfort e sicurezza, a seguito di una loro permanenza a bordo della Sea Watch 5, appena conclusa mentre scrivo e le cui tappe salienti son state documentate da opportuni reportages ospitati dal Fatto Quotidiano. Quando tutti pensavano all’estinzione per cause naturali del teatro militante, ecco che oltre il perimetro di un generico attivismo buonista i ragazzi di Kepler perseguono con convinzione un possibile approccio culturale al tema dei diritti universali, della giustizia sociale e della decolonizzazione in ottica apertamente anticapitalista. Saltabeccando in modo molto aperto e passionale tra le sezioni che peraltro pur in modo non prescrittivo esistono all’interno di questo programma vasto, come si usa dire anche politicamente, ecco per esempio anche un adattamento teatrale del celeberrimo romanzo la Ferocia di Nicola Lagioia, secondo un adattamento drammaturgico pensato da Linda Dalisi, o anche il ritorno di Mirco Paolini con Darwin Nevada, un lavoro intelligentemente pensato per ibridare la vita del celebre naturalista con il saggio di Gaia Vince, come sopravvivere al Disastro climatico e la cui regia viene affidata ad un veterano ormai delle passate edizioni di Vie quale il regista britannico Mattew Lenton. Tra arte e Salute, musica e quant’altro, questo Don Giovanni, che vede di nuovo una felice sintesi tra le sensibilità raffinate e radicali di Nanni Garella e Michela Lucenti.  

Non mancano a questo proposito i ritorni di mostri sacri, quali Peter Stein che si cimenta con Crisi di nervi, tre atti unici di Anton Cechov e il ritorno dell’Odin Teatret, con le Nuvole di Amleto. Un antico e sempre nuovo maestro come Eugenio Barba affronta a modo suo il tema del rapporto generazionale e della trasmissione di esperienza.  

Per quel che riguarda Ert Bologna, come sapete la sede non sono solo le due sale di Arena, ma anche il teatro delle Moline. qui i numi tutelari saranno Oscar De Summa, tra memoria, rimpianto e fisica quantistica, un Andrea Argentieri, che affianca la riflessione di Fanny e Alexander sulla maternità, a quella invece qui agita sulla mostruosità del killer satanista Manson. Gramsci Gay, diretto da Matteo Gatta, Finale di partita del Giullare e Letizia va alla guerra, del teatro degli Incamminati, completano il quadro.  

A questo punto dobbiamo puntare lo sguardo sul famoso focus Carne, drammaturgia fisica. abbiamo già detto di Eclissi, ma dobbiamo ancora dire di Aristide Rontini e i suoi frammenti di Infinito, tre atti per le Lucciole, a seguire Cristiana Morganti, danzatrice italiana storica componente del Tanz theater di Wuppertal, con questo Behind the light, mentre il balletto di Torino va in scena con Sista di Simona Bertozzi, con Marta Ciappina e Viola scaglione: una triade femminile davvero imperdibile. Così come Poetic Punkers, collettivo internazionale da Bruxelles ci fa immergere in una sorta di tragedia pop dei nostri giorni con Mario e Maria. Un ritorno di Collettivo Cinetico in grande stile è questo Esercizi di pornografia vegetale, una elaborazione lunga tre anni durante la quale Francesca Pennini ha lavorato a distanza in una condizione di cecità, affidandosi ad un sistema di comunicazione filtrato solo da indizi. Dobbiamo ammettere che per un teatro fondazione nazionale muoversi con agilità tra le proposte, le scuole di pensiero, le diverse letture da dare sul mondo e soprattutto il bisogno di nuovo in senso organizzativo di cui tutto il sistema cultura italiano sente un profondo bisogno per rigenerarsi, non è cosa semplice, ma che Ert, forse stavolta rinunciando a qualche superproduzione di impatto particolarmente pop riesce a spalmare più organicamente una sua idea di trasmissione di esperienza su un ventaglio di proposte che riescono ad essere catturanti e a raggiungere targets generazionali diversificati. Per i nostalgici, bisogna ammettere che probabilmente nei mutati contesti relazionali e geopolitici e di crisi globale di un modello di accessibilità culturale, ripetere esattamente l’epopea che ci condusse all’epoca delle Vie Festival è impraticabile e che dobbiamo riconsiderare il nostro approccio al mondo a partire da un punto di vista altro e sospeso ben identificato dalle esperienze in mezzo al mare targate Kepler, per esempio. La rotta purtroppo quando si tratta di organigrammi e assetti culturali sappiamo non essere tracciata in modo sufficientemente chiaro da produrre una visione, a meno non sia distopica o restaurativa o ad impronta autoritaria, ma leggendo questi percorsi sappiamo quanto anche di anticorpi contro le peggiori derive escludenti e razzializzanti si nutra il nostro panorama culturale territoriale  

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