Bonaccini ed elezioni anticipate. È ancora democrazia?

di Silvia R. Lolli /
23 Luglio 2024 /

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A novembre per le elezioni anticipate non so quanti cittadini emiliano-romagnoli andranno a votare. Per il primo mandato Bonaccini fu eletto soltanto dal 37% degli aventi diritto. Con le dimissioni, formalmente pronunciate venerdì 12 luglio 2024 davanti al consiglio e alla giunta regionale si è chiusa anticipatamente la sua seconda (e per lui ultima) legislatura regionale. Ha lasciato vuota la poltrona per saltare in Europa in tempo utile così continua a percepire un vitalizio senza perdere neppure un mese di emolumento! L’ex vicepresidente Schlein lo fece per entrare in Parlamento: si trattava del suo primo incarico regionale; rimane un mistero il perché, forse da collegare alle successive primarie del Pd? Sono comportamenti, sempre più diffusi da queste parti, rivelano un uso della politica sempre più personalistico.  

Deriva certamente dalle norme elettorali e dall’inesistenza dei corpi intermedi, in questo caso partiti; così ciò che conta è l’uso di un potere politico che si acquisisce seguendo le onde elettive di passaggio (mi sembra Bonaccini rappresentasse il renzismo?). si forma più facilmente una classe politica che la professoressa Urbinati definisce “notabilato”; con la democrazia ha poco a che fare. Ci si appropria del potere dimenticando che si è eletti presidenti di una collegialità (giunta e assemblea) e non di un piccolo gruppo, appunto di notabili. Questo potere acquisito è facilitato da circuiti mediatici, non sempre di professionisti della comunicazione giornalistica, perché ormai di parte. Così i media e le procedure istituzionali ci hanno fatto diventare indifferenti e capaci solo di seguire immagini, servizi sui leader che comunicano in modo ridondante solo il loro pensiero; ogni decisione politica non viene discussa come obbligherebbe la democrazia.  

È l’uso attuale del consenso, più mediatico e poco di contenuti politici veri. 

Con queste convinzioni sto seguendo annunci televisivi, sul TG 3 regionale per individuare e decidere il candidato alla presidenza del dopo Bonaccini. In contemporanea anche i servizi sulla ipotetica candidata di destra. Un avvicinamento ai nomi e scelte dei candidati, ma senza una chiara informazione di come si è arrivati a queste scelte. La prima settimana (ascoltati fra il 10 e il 12 luglio) si è avuto il lancio: subito sono proposte, Di Pascale e Ugolini (fra l’altro quest’ultima definita rettrice, ma non mi risulta che la scuola paritaria Malpighi sia un’università!); il primo da parte del Pd con Bonaccini inquadrato, la seconda spiegata come proveniente da una coalizione di generici civici…Da parte della sinistra il 12 è stata confermata, dopo il servizio sulle dimissioni di Bonaccini, quella dell’attuale sindaco di Ravenna De Pascale, sindaco di Ravenna per il secondo mandato dal 2021, quindi anche lui lascia un posto vacante. 

Va bene che è caldo ed oltre i servizi dal mare o montagna e per il traffico autostradale o sulle compra-vendite delle squadre di calcio oltre che sui morti per le strade non c’è molto da dire, ma in questi giorni si “scatena” il “battage” pubblicitario, pardon di comunicazione politica pubblica (?-O di correnti elettorali?). Prima si presenta De Pascale con servizi vecchi o odierni (alluvione, rigassificatore di Ravenna…) come possibile candidato, poi passa il servizio in cui si sottolinea l’imprimatur del sindaco di Bologna Lepore, infine, dopo il servizio sulle dimissioni del predecessore, De Pascale è presentato come il candidato Pd. Lo stesso si è fatto per Ugolini che nella settimana successiva ha trovato anche i partiti della coalizione di destra.  

A sinistra trovo la risultante di un partito ancora in panne dove gli apparati interni, prima capaci di candidare professionisti o lavoratori esterni, lasciano spazio a correnti “carrieristiche” in cerca continua di comitati elettorali per farsi eleggere (e non perdere alcun giro di giostra!). Il Pd, nonostante le primarie, non ha ancora dimostrato troppi cambiamenti. A destra c’è solo l’accettazione di una candidata conosciuta e rassicurante per il conservatorismo regionale e con le loro incertezze di coalizione va bene per continuare a migliorare le percentuali di voti. 

Chiedo a sinistra soprattutto dopo questi ultimi mesi di sfacelo costituzionale e di pre e post elezioni amministrative italiane ed europee: chi ha scelto il candidato e in così pochi giorni? Solo il Pd? Dove è finita l’idea di coalizione a sinistra? De Pascale sarà nominato candidato anche da tutta la coalizione? È già sparita dai radar per i futuri elettori emiliano-romagnoli? È il Pd regionale ad avere deciso o solo chi è a capo delle istituzioni? C’è la Schlein e la direzione nazionale e/o il segretario regionale, cioè c’è stata una discussione collettiva degli iscritti, oppure basta l’abbraccio alla festa dell’unità di Cesena della settimana dopo?  

La stessa sera (il 12) a In Onda su La7 c’è Bonaccini; parla di tutto e di niente, soprattutto si propone con una comunicazione molto sicura di sé; ormai mi tocca ascoltarla da troppi anni e per me ha poco di democratico. Sembra che voglia porre le basi per contare nel consiglio europeo, probabilmente per avere un ruolo importante all’interno di esso, capogruppo là per la sinistra italiana, oppure qui in prospettiva del partito? Certo è il presidente del Pd, ma rispetto alla Schlein è minoritario viste le primarie; certo è stato indicato da quasi 400.000 votanti, un’elezione che a fatica ha raggiunto il 50% di votanti anche nel Nord-Est in cui era capolista. 

Mi verrebbe da dire “Non in mio nome”, la sua fuga dallo scranno regionale forse è piaciuta agli emiliano-romagnoli votanti per lui, anche agli alluvionati? Non mi piace il vizio di politicanti nostrani che saltano qua e là, come pulci, senza concludere il proprio mandato. È un vizio, un peccato capitale, perché non rispettano gli elettori; gli eletti dovrebbero terminare tutti gli anni di mandato e raggiungere tutti gli obiettivi enunciati. Solo in caso di sfiducia delle maggioranze o di mafiosità dei consigli e delle giunte le anticipazioni hanno senso. In casi come il nostro no, a meno che non si rilevi l’incapacità politica personale di concludere il mandato. Per i suoi recenti elettori europei e i futuri della regione e la città di Ravenna andrà tutto bene, forse. 

Le legislature di Bonaccini da ricordare in positivo? Non certo tesi guarda la legge regionale sull’urbanistica che nella realtà non porta al consumo di suolo 0. Viene raccontata così, ma è tutt’altro; solo dopo l’alluvione si stanno facendo i conti con un territorio lasciato in mano a chi lo sfrutta geologicamente, urbanisticamente, economicamente. I geologi, l’ISPRA, i medici, la scuola, danno altre comunicazioni rispetto a quelle politiche che si ascoltano nelle interviste. Certo si vive ancora meglio qui che in altre parti dell’Italia, però la qualità della vita ha perso molto, come del resto gli indici qualitativi di tutto il nostro paese sono lì a dimostrarlo, in primis i confronti europei sull’aumento dell’analfabetismo strutturale, funzionale e di ritorno dei cittadini che rimangono ancora qui.  

Del resto nella Disneyland che è diventata in primis Bologna e buona parte della regione Emilia-Romagna, oltre che le istituzioni italiane, interessano poco queste statistiche. Intanto incombe la guerra in Europa. 

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