Sulle pensioni il governo non ha un’idea

di Massimo Franchi /
28 Giugno 2023 /

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Un governo che riapre i tavoli di confronto con il sindacato solo per imposizione della premier Giorgia Meloni, come promesso nell’incontro in cui lanciò il decreto Lavoro o primo maggio. Senza che alcun ministro abbia l’autonomia di fare la benché minima ipotesi su come modificare l’esistente.

È il quadro surreale che esce dagli ultimi incontri governo-sindacati: quello di martedì scorso sulla sanità con il ministro Schillaci e quello di ieri pomeriggio sulle pensioni della ministra Marina Calderone.

Nell’ultimo caso ci sono anche parecchie aggravanti: il dialogo governo-sindacati aveva già avuto due incontri – il 19 gennaio con la stessa Calderone e un tavolo tecnico il 13 febbraio. Nel frattempo la ministra ha collezionato figuracce sul taglio della rivalutazione delle pensioni, sulla sostanziale cancellazione di Opzione donna e sulla confutazioni di tutte le sue aperture.

Quattro mesi e tredici giorni dopo il dialogo riparte da zero, senza alcuna proposta da parte della ministra e con l’assenza totale del Mef e quindi di qualsiasi stima sulle risorse da destinare alla modifica della riforma Fornero – «cancellazione» per la Lega – promessa in campagna elettorale della destra.

In questo quadro perfino la Cisl ha dovuto definire l’incontro «interlocutorio». Ed è tutto dire. Da parte del sindacato che ha ormai ammainato la bandiera della mobilitazione per aprire al dialogo con il governo Meloni rompendo l’asse con Cgil e Uil.

La rabbia dei comitati delle pensionande di Opzione donna che hanno atteso sotto il sole dellasede ministeriale di via Flavia l’esito del tavolo, con lo striscione «Opzione donna diritto alla pensione derubato», è la fotografia del nulla a cui si è assistito.

Bastava uno stanziamento di pochi milioni per tornare ad applicare lo strumento voluto da Maroni che permette a circa 15 mila donne l’anno di andare in pensione a 58 anni (ora alzati a 60 e con altri “paletti”) ma con l’assegno ricalcolato tutto col metodo contributivo e quindi tagliato di circa il 30%. Ma nemmeno questo ha potuto promettere la ministra Calderone.

Figurarsi sugli altri temi sollevati dalla piattaforma comune Cgil,Cisl, Uil a partire dalla flessibilità in uscita da 62 anni o 41 di contributi per passare alla pensione di garanzia contributiva lanciata ormai quasi 10 anni fa dall’economista Michele Raitano per garantire un assegno dignitoso alle generazioni precarie.

Ecco dunque che il giudizio all’uscita dall’incontro di Maurzio Landini è durissimo: «È stato un incontro inutile. Un grosso passo indietro dopo quattro mesi di attesa – attacca il segretario generale della Cgil – . La verità è che il governo non ha nessuna volontà di aprire una trattativa sulla riforma delle pensioni e il ministro non aveva alcun mandato da parte del governo, perché non ha risposto nulla su quante risorse sono disponibili e sulle cose concrete da fare».
In serata è arrivata la proposta ai sindacati su un calendario di incontri su singoli temi.
L’unica proposta innovativa di Calderone riguarda infatti «un solo strumento per gli esodi incentivati sulla falsa riga dal contratto di espansione, della durata massima di 7 anni, con un sostegno pubblico esteso alle Pmi e nuove assunzioni incentivate». Una questione che riguarda dunque i pre-pensionamenti.
«Noi naturalmente parteciperemo a tutti gli incontri – ha detto Landini –, ma deve essere molto chiaro che se l’esito di questo confronto per il governo è qualche modifica all’Ape sociale o qualche allargamento dei contratti di espansione, non è quello che serve oggi alle persone».
«Come il gioco dell’oca siamo sempre alla casella di partenza», sintetizza in serata la Cgil.
«Risultati concreti oggi non ci sono, su nessun tema – è sulla stessa linea Pierpaolo Bombardieri – . Neppure su Opzione donna e per queste donne rimaste sotto il sole, che non sono state nemmeno nominate: se questo è il modo con il quale la presidente del Consiglio e la ministra rispondono alle donne c’è da essere preoccupati», commenta il segretario generale della Uil. «Saremo presenti a tutti gli incontri in attesa di avere dati e risposte e di sapere le risorse che saranno impegnate. Finora ci sono solo affermazioni di principio. Chiacchiere e distintivo non ci servono», aggiunge Bombardieri.

Questo articolo è stato pubblicato su il manifesto il 27 giugno 2023

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