Nel silenzio più assordante sta avvenendo un altro scempio costituzionale per inserire la parola sport nella nostra Carta. E’ una sorta di staffetta, visto che non è riuscito nella XVIII legislatura e nelle precedenti; è stato subito messo in campo in questa XIX. C’è “oligocrazia”: potere nelle mani di lobbies, Parlamento eletto da pochi ridimensionato, con premi di maggioranza. Se nella precedente si era arrivati alla terza lettura in quasi cinque anni, in questa si sta arrivando alla seconda lettura, alla Camera (C. 715 in discussione dall’8 marzo 2023, alla I commissione Senato senza un voto contrario). Velocità da record mondiale! Purtroppo, perché intanto la legge di riforma dello sport si è arenata al D.lgs. ex 36/21, forse in vigore dal 1° luglio 2023, intanto riscritto nel D. Lsg. 163 del 5 ottobre 2022. Sarebbe la norma più importante per una riforma che si è snaturata da quando Spadafora e il Parlamento la emisero nel 2019. Contiene le regole per il lavoro sportivo e per il vincolo sportivo, quindi per determinare livelli di formazione e di professionalità. Comunque, è uno strano lavoro quando fino al 2025 le previdenze ed assicurazioni si pagheranno per il 50% del valore e fino a € 15.000 il lavoratore non pagherà l’IRPEF. Quale sport fa PIL e il lavoro? C’è il diritto allo sport per tutti?
Poca è la conoscenza ancora meno le occasioni di confronto e riflessioni con contro-informazioni fondamentali in democrazia sui vari aspetti dello sport. Garanzia di professioni preparate per seguire le persone nel loro diritto? E si sta compiendo l’ennesimo scempio costituzionale. I celeri lavori delle commissioni parlamentari competenti sul tema (con poca competenza al loro interno) evidenziano l’atavica ignoranza italiana sul tema e i troppi interessi degli eletti attuali: primo mantenimento di un sistema sportivo che non vuole alcuna riforma; poi forse c’è una storia che un governo con tanti nostalgici di destra vuole rivivere, condita con quella più recente di club calcistici trampolini di lancio per le elezioni politiche e l’arrivo a potere legislativo: Agnelli, Berlusconi, oggi Lotito i più noti assieme a Lotti, Berruto…
La facilità con la quale si sta da troppi anni attaccando la Costituzione con la complicità di un’informazione solo al servizio di chi sa fare marketing e non dà ai competenti alcuna parola in questo campo, ricorda lo scritto di Emilio Baumann (ginnasiarca fondatore nel 1971 della S.E.F. – Società Educazione Fisica – Virtus di Bologna) nel 1910 quando in prefazione del suo ultimo libro rivendica “…l’esclusiva competenza della propria materia in confronto d’una turba d’ambizioni che ne discutono come può fare un sordo di musica od un cieco-nato di colori…”. Ormai c’è l’estinzione della cultura e del ruolo professionale dell’educatore fisico e sportivo dell’Italia Repubblicana. È dal 2010, articolo di Andrea Ichino su “IlSole24Ore” 25/07/10, che si vuole: varie riflessioni le ho date alle stampe nel 2013 SENSoaZIONI. Ginnastica tra Arte e Scienza (Edit Edizioni). Il poco o nullo riconoscimento è avvenuto nonostante l’art.7 L.88/58 asserisse: gli ISEF formano per l’insegnamento nelle scuole e per gli impieghi tecnici dello sport. Era una professione che trovava molteplici settori d’intervento, come si dimostrò nel I convegno internazionale di Educazione Fisica e Sportiva organizzato a Bruxelles nel luglio 1958. Da noi non si era ancora formata la nuova classe professionale della Repubblica! Nel mondo questi professionisti non avevano subìto l’umiliazione del dopoguerra italiano: la Repubblica mantenne il CONI così come regolamentato da legge del 1942, ma la formazione degli insegnanti fu rimandata per 16 anni (si ferma nel 1943 e riprende dall’a.a. 1958/59; si organizzarono, solo a Roma dal 1952, nei locali a disposizione del CONI Foro Italico, i corsi speciali per ex-accademisti e per chi stava lavorando nelle scuole senza titolo!).
Oggi si sta attualizzando l’annientamento di una cultura mai considerata e utilizzata appieno né nella scuola, né nella società italiana. La revisione attuale della Costituzione riporta all’affermazione di Baumann: “…turba d’ambizioni che ne discutono…”. Purtroppo, silenzio assoluto dei professionisti, ma forse pochi si sentono tali o sono solo stanchi di non essere ascoltati.
A che cosa è servita la trasformazione degli ISEF in Scienze Motorie? Una domanda che la revisione e le manovre degli ultimi anni porranno presto. A nulla, oggi potrebbero chiudere; Ichino contento? Nel 2010 parlava di scuola, l’obiettivo era il risparmio. Lo Stato per l’Università SM potrebbe risparmiare soldi licenziando gli insegnanti ed eliminando molte strutture. Queste, impianti sportivi, servono però al sistema sportivo alla ricerca costante di spazi in cui allenarsi e sempre richiesti anche alle scuole tramite i Comuni. Strana occupazione di suolo pubblico per un sistema sempre più privatistico. Nessuno ne parla!
Le cattedre universitarie, aperte per chi ha trovato posto di lavoro non provenendo dagli studi ISEF, hanno diffuso una cultura diversa spesso troppo teorica; così oggi non riesce a sostenere un confronto dialettico efficace per contrastare i vari poteri (professori universitari di vari ambiti disciplinari, sistema sportivo, sistema medico) che hanno distrutto la complessità culturale dell’educatore fisico e sportivo italiano. Si potrebbe ancora chiamare chinesiologo, senza avere bisogno di un’associazione di riferimento come succede dal 2017, e dopo la trasformazione. Altra perdita di riconoscimento da parte degli studi universitari.
La diffusione di una cultura diversa così permette di non meditare sulla parola sport o, come si scrive oggi per la revisione dell’art. 33 Cost., sull’attività sportiva. Il D. Lsg. 178/98, trasformazione ISEF in corsi di laurea in scienze motorie, ha infatti foraggiato l’attualità di un mondo dello sport che continua a sperperare soldi pubblici facendo vedere solo le medaglie senza affrontare una reale riforma; si mantiene tutto come prima con più sovrastrutture, che richiedono più soldi; poi l’auspicata riforma per la scuola primaria diventa, Finanziaria 2022, solo un’economia di spesa. Lo sport continua qui ad avere soldi nei vari istituti (sovrastrutture) di riferimento.
In questa ignoranza deliberatamente cercata diventa normale la revisione art. 33 Cost. Si era tentato l’inserimento nell’art. 9 Cost., poi nell’art. 32 Cost. ma qui bocciato il 21/11/21; la legislatura lo approvò 3 volte, mantenendo l’idea di prevenzione ma nell’art. 33. E nessun professionista della scuola dice niente. Altra questione su cui meditare!
Ecco le due versioni formali: attuale legislatura aggiunge «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme»; la scorsa legislatura «La Repubblica riconosce e garantisce l’attività sportiva quale educazione, prevenzione e promozione in tutte le sue forme».
Prima non si erano accorti che stavano disturbando i medici! Un potere che fin dai lavori sul D. Lsg. 178/98 ha fatto di tutto per eliminare competenze di una professione che nel passato (ed in parte del mondo anche oggi) era stata accanto ai medici: fino al 1994 i fisioterapisti avevano avuto come insegnanti, per la parte pratica, gli educatori fisici, cioè i chinesiologi. Esisteva per esempio all’ISEF una materia chiamata “correttiva” e tanti di noi la insegnavano anche a scuola; l’insegnamento delle posture corrette sarebbero importanti anche oggi! Ma molti laureati in scienze motorie non lo pensano più. Intanto si organizzano e propagandano convegni di varie associazioni Coni, di partiti di associazioni anche di storia dello sport. Termine senza più significato di educazione fisica. L’assemblea annuale SISS che si terrà a Como il 13 aprile 2023 avrà fra i temi la revisione costituzionale; presenti questi professionisti? Non ci risulta anche se alcuni sono qui iscritti. Le comunicazioni giornalistiche per accelerare la procedura costituzionale ed avere consensi; tutto senza un competente contradditorio. La contro informazione potrebbe almeno far pensare e magari estendere a più significati il diritto “per tutti”. Invece è tutto finalizzato alla funzionalità delle federazioni sportive, CONI, per medaglie, campionati professionistici. Si dà sempre per scontato che lo sport faccia bene, ha valori positivi, ogni istruttore può insegnare a tutti ed è una garanzia per il benessere… Ma in quale film?
Equiparare, come ha fatto il ministro Bianchi prima di terminare il mandato, l’istruttore sportivo al laureato in scienze motorie nell’associazionismo sportivo scolastico, oppure aspettare che diventi legge una proposta simile ora in Parlamento, toglie l’unico settore d’intervento finora più riconosciuto a questo professionista: la promozione sportiva scolastica. Entra così a pieno titolo, nei fatti avviene da anni nella scuola elementare e con i progetti Kids e Junior anche nella scuola media di primo grado, la società sportiva nella scuola. In quale altro paese al mondo succede ciò? Ecco l’epurazione di Ichino, 2010. Solo problemi di bilancio? I costi aumentati e le minori tasse dello sport di Stato: lavori esentasse, atleti dei corpi militari, sostegni al volontariato durante il Covid…? Quello professionistico accettato pur se fallimentare ha apre le porte a paesi senza diritti umani…? Questa è la cultura e l’educazione che andrà nell’art. 33 della Costituzione?
Sulla trasformazione ISEF in SM oggi osserviamo che lo IUSM (Istituto Universitario Scienze Motorie) si chiama Università Foro Italico. Le denominazioni non sono senza significato. La revisione costituzionale ci porterà ad una storia vecchia? Nel ventennio fascista si bloccarono studi che erano al passo con quelli europei e che solo in minima parte alcuni ISEF hanno recuperato dal 1960 agli anni 2000 della Repubblica democratica. Tralascio altri aspetti sulla professione attuale; solo altre domande ai parlamentari seduti comodamente nelle commissioni parlamentari, da parte di chi ha insegnato per 40 anni nella scuola statale educazione fisica e sportiva e ha preparato dal 2019 gli studenti agli esami di Stato per “Cittadinanza e Costituzione” poi “Educazione Civica” pubblicando poi Per…una sana e robusta Costituzione. Già in tanti articoli ben scritti sono presenti i principi che tutelano il diritto allo sport per tutti. Non si può contenere solo nell’art. 33, come lor signori vogliono fare; si fa qui perché la scuola è ormai una delle tante maggioranze silenziose di sudditi (o schiavi visti gli stipendi). Chiederei qualche discussione pubblica e risposte, coerenti, ad altre domande: 1) Quale lavoro hanno fatto finora i diplomati ISEF abilitati e vincitori di concorsi nelle scuole? 2) Le altre materie scolastiche sono declinate in Costituzione? 3) Perché, dunque, si vuole continuare su questa strada? 4) Perché non si attuano vere riforme nello sport?
Si fa prima ad estinguere culture, fra le quali quella costituzionale.
Immagine di copertina Marica Massaro/Wikimedia Commons