Cortei e manifestazioni in tutta Italia. A Milano l’appuntamento è alle 18:30 a Largo Cairoli, a Roma alle 17:00 a Piazzale Ostiense. Tra i temi in piazza anche il razzismo, il lavoro, la guerra e le disuguaglianze.
“Ci riprendiamo le strade, il tempo, i desideri, contro la violenza maschile sulle donne, di genere e dei generi, contro la repressione, contro il razzismo”. Le attiviste di Nonunadimeno tornano a manifestare in diverse città, in occasione della Giornata internazionale della donna. In piazza ci saranno anche numerosi altri movimenti ambientalisti, antirazzisti, Lgbt+ e le organizzazioni sindacali, per protestare anche contro la guerra, il lavoro precario, le disuguaglianze create dalla “pandemia, il disastro ecologico e l’inflazione”. A Milano l’appuntamento è alle 18:30 a Largo Cairoli, a Roma alle 17:00 a Piazzale Ostiense, mentre a Napoli si partirà alle 16:00 da piazza del Gesù. Sono però diversi gli eventi in tutta Italia. Per chi non ha la possibilità di assentarsi dal lavoro l’invito invece è a distribuire materiale informativo o a indossare una spilla, o il panuelo, il fazzoletto diventato un simbolo della lotta transfemminista e per i diritti delle donne.
“Ci fermiamo un giorno per imparare insieme a fermarci e a scioperare contro la violenza tutti i giorni dell’anno” si legge in un comunicato di Nonunadimeno. Questo 8 marzo è il culmine di una settimana, ricca di eventi di sensibilizzazione e marce nei quartieri, partita con il Global Climate Strike dello scorso 3 marzo, grazie a una convergenza, in atto da alcuni mesi, con i giovani di Fridays for future. L’obiettivo è denunciare la brutalità del sessismo, del patriarcato, nei diversi ambiti della vita. Oltre a continuare, “in modo più rumoroso”, questa lotta quotidiana non ha la possibilità di portarla avanti e per chi rischia la vita per farlo, come le donne “curde, iraniane o afghane”. Tra le richieste del movimento ci sono la liberazione dai ruoli di genere, l’autodeterminazione dei corpi e il riconoscimento di “diversi modi di essere famiglia”, in aperta polemica con le piazze e le forze politiche che si sono schierate contro la comunità Lgbt+. I cortei tornano a rivendicare, come hanno già fatto negli scorsi mesi, anche “l’aborto garantito”, in tutte le regioni, senza l’imposizione di “dolore fisico o emotivo”. Tra i temi sollevati anche quello della violenza ostetrica: vogliamo “un parto, pre parto e post parto che risponda ai desideri della persona gestante e non a canoni di maternità imposti”, si legge in un comunicato di Nonunadimeno. Si chiede inoltre una “medicina femminista e transfemminista che consideri e studi anche i corpi e le patologie delle donne”, come la vulvodinia, meno affrontate dalla scienza e dalla farmacia tradizionali. Il movimento inoltre vuole una rivoluzione a livello culturale: il sapere e l’educazione sono fondamentali per una società “libera dalla violenza patriarcale, dal razzismo, dall’abilismo e dal classismo”. Tra le sue proposte ci sono infatti “l’educazione sessuale e affettiva in tutte le scuole” a cura di persone formate e delle reti femministe e transfemministe.
Molte delle istanze della piazza riguardano poi il lavoro e il “superamento del modello produttivo capitalista e antropocentrico, che riduce tutto a risorsa o merce da sfruttare”: dalla lotta contro la criminalizzazione delle sex workers, a quella per il welfare, con il sostegno al reddito di cittadinanza e al salario minimo. O ancora contro la precarietà e ritmi incessanti, fino a quella contro la differenze di paga e di trattamento in ufficio e negli altri luoghi. “Lo sciopero femminista e transfemminista però non è solo sciopero dal lavoro produttivo. Ma anche dal lavoro di cura, dal lavoro relazionale. Sciopero dai consumi e dai generi. – spiegano le attiviste – Ci sono tante forme di lavoro che ogni giorno vengono invisibilizzate e da cui possiamo scioperare”. Fermarsi l’8 marzo “significa prenderci una giornata per stare insieme, per dire insieme no a tutto ciò che non funziona nelle nostre vite e in questo mondo patriarcale e violento”.
Questo articolo è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano l’8 marzo 2023