Come era preventivabile, la destra al governo è tornata a usare i migranti come arma di distrazione di massa. Il modus operandi è lo stesso di quando Matteo Salvini era al Viminale: far credere che ci sia un’invasione in Italia, spostare lo sguardo sugli sbarchi e aizzare i penultimi – le famiglie italiane in situazione di precarietà economica e sociale – contro gli ultimi – i migranti, appunto. Il motto “Difenderemo i nostri confini” è il riassunto di un esecutivo più che confuso, un caravanserraglio dove si cerca in tutti i modi di distogliere l’attenzione dai reali problemi che il Paese deve affrontare: crisi energetica ed economica, inflazione, debito pubblico ed evasione alle stelle, mancanza di lavoro. Inoltre viene da chiedersi “da chi” dovremmo difenderci. Anche seguendo la narrazione falsata della destra sui migranti nemici degli italiani, infatti, ci sono i dati ufficiali sugli sbarchi, sulle richieste d’asilo e i ricollocamenti che smentiscono in pieno l’ardore propagandistico del governo, visto che non solo non c’è alcuna invasione in atto, ma l’Italia è, in rapporto al numero degli abitanti, uno degli Stati europei ad accogliere meno migranti.
È proprio da quest’ultimo dato che bisogna far partire una riflessione immune agli slogan partitici e alle ideologie. La maggior parte dei migranti che sbarca in Italia, infatti, non si ferma nel nostro Paese. Loro stessi non hanno alcuna intenzione a farlo. So che da anni è in voga l’idea che l’Europa sia cinica e riponga tutto il peso dell’immigrazione sul nostro Paese, soprattutto rispetto a Stati come la Francia e la Germania, considerati i burattinai che muovono i fili ai danni dell’Italia. Lo stesso Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno che segue il solco dell’operato di Salvini sulle politiche legate ai migranti, ha proposto di far firmare la richiesta d’asilo direttamente sulle navi, così da affidare gli ospiti alla bandiera dell’imbarcazione, lasciando intendere che i richiedenti asilo siano accolti esclusivamente dall’Italia. L’ultimo report di Easo, l’agenzia europea dell’asilo, delinea un quadro ben diverso, e se gli elettori di destra lo leggessero inizierebbero a dubitare dei loro stessi rappresentanti e della narrazione che hanno creato.
Lo Stato europeo che ha accolto più richiedenti asilo è infatti la Germania (191mila). Un numero quasi quattro volte superiore a quello dell’Italia, ferma a 53mila, superata anche da Francia (121mila) e Spagna (65mila). Tanti altri Stati accolgono più richiedenti asilo dell’Italia in proporzione al loro numero di abitanti, persino Slovenia, Cipro e i super conservatori austriaci. Eppure, permane la percezione di un problema solo italiano, alimentato da forze politiche che cavalcano questo fenomeno senza tra l’altro intervenire per apportare modifiche ai trattati vigenti. La Lega ha più volte disertato le riunioni a Bruxelles per modificare il Trattato di Dublino, e sia Salvini che Piantedosi continuano ad agire in base agli accordi stipulati nel 2017 da Marco Minniti con la Libia, che hanno trovato applicazioni aberranti per l’uso di trattamenti disumani da parte dei libici. La Lega ha pagato alle elezioni il prezzo per essersi concentrata esclusivamente su queste controversie, crollando all’8%, perché il popolo viene da due anni e mezzo di problemi tangibili (pandemia, guerra in Ucraina, crisi economica) che hanno messo in secondo piano quelli costruiti per un tornaconto elettorale. Eppure, anche Fratelli d’Italia in campagna elettorale è tornata sulla stessa retorica per far breccia su quella parte di elettorato imbevuta di sentimento xenofobo, promettendo un blocco navale, giudicato in realtà inattuabile e illegale secondo tutti i trattati internazionali, ma i cittadini hanno premiato ugualmente il partito di Giorgia Meloni. E poiché la questione migratoria non si risolve con la minaccia dei blocchi navali, oggi arriviamo, così, al paradosso per cui, da quando il governo Meloni si è insediato, ci sono stati molti più sbarchi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con Luciana Lamorgese ministra dell’Interno.
I dati parlano chiaro: da quando il governo Meloni è operativo, più di 9mila migranti sono arrivati in Italia. Negli stessi giorni dell’anno passato, risultava fossero sbarcati in 1.778, un numero estremamente inferiore. Un altro mito da sfatare è quello del ruolo delle Ong. Dei migranti arrivati in queste settimane con la destra al potere, soltanto il 16% (come confermato dallo stesso Viminale) riguarda salvataggi effettuati da queste organizzazioni. Gli altri sono stati prelevati direttamente dalle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza, che hanno soccorso piccole imbarcazioni provenienti principalmente dalla Libia, ma anche in numero minore dalla Tunisia e dalla rotta turca. Quindi la strategia del governo – a immagine e somiglianza di quella di Salvini – è intollerabile, perché consiste nel fare il pugno duro con le poche navi delle ong per avere un riscontro mediatico e dare un “segnale di forza”. Più che di forza, però, è segnale di violenza, sia a livello di azioni che di comunicazione. Piantedosi ha infatti definito “carico residuale” il numero di migranti rimasti sull’imbarcazione Humanity al porto di Catania. Come se stesse parlando di una merce, degli oggetti a cui trovare una collocazione e non di esseri umani. Anche la scelta degli “sbarchi selettivi” è un abominio umanitario, con i minori, le donne e i malati fatti salpare, mentre gli altri (il carico residuale di Piantedosi, appunto) costretti a restare sulla nave, come se fossero meno meritevoli di essere accolti, o anche solo di essere considerati esseri viventi, provati peraltro dai viaggi affrontati in condizioni di estrema precarietà e pericolo.
In questi giorni, le navi attenzionate dal governo sono, oltre all’Humanity, anche la Rise Above, la Geo Barents e l’Ocean Viking. Smistate tra il porto di Catania, quello di Reggio Calabria e giorni in mare aperto, la situazione all’interno delle imbarcazioni sta diventando insostenibile. Tre migranti si sono gettati in mare, altri hanno rifiutato il cibo, alcuni hanno urlato “Help us”. Le principali organizzazioni per i diritti umani si sono mosse per chiedere al governo italiano di far sbarcare tutti i migranti, senza selezioni che ricordano i tempi del nazismo. Gli appelli sono arrivati, tra gli altri, dall’Unhcr (l’agenzia dell’Onu per i rifugiati), dai legali delle stesse imbarcazioni (come quelli dell’Humanity che hanno fatto persino ricorso al Tar del Lazio per permettere lo sbarco), da Caritas, Medici senza frontiere e Save the Children. Il pomo della discordia è il decreto dei ministeri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture, datato 4 novembre, nel quale viene permesso lo sbarco solo per le persone che “versino in condizioni emergenziali”, respingendo invece le altre. Respingimento illegittimo secondo tutti i trattati internazionali. Anche perché il Pos (Place of Safety, ovvero il porto sicuro) non può essere concesso soltanto ad alcuni individui selezionati con criteri decisi da un governo nazionale, essendo questa una discriminazione in piena regola. E non sono opinioni, parliamo dei regolamenti legati al diritto del mare presenti nella Convenzione UNCLOS e nella Convenzione SOLAS, oltre che a quelli presenti nelle stesse Convenzioni di Ginevra sui diritti umani. L’Italia, in questo modo, rischia di essere condannata a causa del respingimento selettivo, considerando che, secondo le convenzioni citate, chi si trova su quelle imbarcazioni ha il diritto di richiesta d’asilo senza alcun paletto legislativo – soprattutto se arbitrario, come nel caso di Piantedosi che decide chi sia fragile e chi no.
L’Unione Europea si è espressa ribadendo due concetti: il primo è che in mare c’è un obbligo giuridico e morale di salvare vite, mentre il secondo è che la solidarietà comunitaria è fondamentale per affrontare il fenomeno dell’immigrazione. E, nonostante i panegirici della destra, è quello che sta già accadendo. L’Italia è “penalizzata” dalla posizione geografica, certo, e quindi resta impressa visivamente ogni scena di sbarco, alimentando la percezione che tutti i migranti restino nel nostro territorio. Avendo già dimostrato che non è così e che anzi siamo tra gli ultimi posti in Europa in fatto di accoglienza dei richiedenti asilo, ciò che rimane è la tiritera della destra su un argomento sfruttato solo per distrarre il popolo e rimarcare i tratti xenofobi e discriminatori di partiti che fanno dell’intolleranza il loro credo. Fare i forti con i deboli è un gioco abietto che conferma, ancora una volta, la natura dei sovranisti di casa nostra, affabulatori seriali che sfruttano la disperazione di alcuni per distrarre gli altri dai loro problemi. Perché da giorni il porto di Catania è diventato il teatro dell’ignominia, nonché secondo il governo il centro del mondo. Ma non lo è e non dovrebbe esserlo, visto che ancora i cittadini italiani aspettano risposte concrete sui problemi che quotidianamente e tangibilmente li affliggono, e che non sono certo collegati allo sbarco di persone in estrema difficoltà che cercano fortuna lontano dalla loro terra, peraltro fuori dall’Italia, perché quasi tutti sono qui solo di passaggio e non nutrono nemmeno il desiderio di restare in un Paese sempre più gretto, ostile e chiuso nel suo nazionalismo da operetta.
Questo articolo è stato pubblicato su The Vision il 9 novembre 2022