Probabilmente Emmanuel Macron supererà Marine Le Pen al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi. Per gli europei sarebbe una buona notizia – avere Le Pen e Viktor Orbán in un colpo solo darebbe all’Europa una faccia autoritaria spiacevole. La vittoria di Macron, se raggiunta, dovrebbe più alla contingenza tragica della guerra che alla sua popolarità. È ricordato come il presidente che ha avviato politiche verdi con aumenti delle accise sulla benzina, una scelta che ha danneggiato le classi lavoratrici e di ceto medio-basso e compromesso la diffusione della cultura ecologica tra i ceti popolari. Le proteste dei gilet gialli nel 2019 e le manifestazioni contro la riforma pensionistica volta a privatizzare parte della previdenza sono appiccicate alla presidenza Macron come un francobollo.
Ma benché necessaria, la sua vittoria sarebbe anche come quella di Pirro, nel senso che l’adagio après moi le deluge non sarebbe più spendibile. Macron venne eletto all’Eliseo con una lista à la carte centrata solo sul proprio nome e lo spauracchio del Fronte Nazionale. La sua “en marche” è stata un marchio pubblicitario che ha in parte provocato e in parte nascosto la liquefazione dei partiti, in primis quello socialista che ha ottenuto il due per cento al primo turno di domenica scorsa. Scomparso. La marcia di Macron non ha sedimentato alcuna alleanza stabile. Men che mai ha avvicinato la sinistra, alla quale tuttavia Macron sarà oggi debitore – inviso alle fasce popolari e giovanili, la necessità (la guerra) lo avvantaggerà. E dopo?
Legare la vittoria ad un nome, fare delle elezioni un affare plebiscitario, non salverà probabilmente la Francia dalla destra. La quale, intanto, ha rafforzato la propria compagine identitaria e insieme popolarizzato le proprie posizioni fino a “mainstreamizzarle”. Le idee che in questi decenni la famiglia Le Pen è riuscita a far circolare sono oggi largamente condivise. E la discesa in campo di Éric Zemmour, un pubblicista di successo che promette “zero immigrazione” e politiche anti-islamiste e che in poco tempo è diventato il leader dell’estrema destra, ha in qualche modo agevolato l’immagine normalizzante della Le Pen. E questo avrà probabilmente un impatto tra cinque anni, se ora dovesse vincere Macron. Insomma, il centro-destra e la destra potrebbero riuscire nel disegno di farsi percepire come accettabili. Se il centro-sinistra non riuscirà a costruire un’alleanza da qui al 2027, lo scenario che già da ora si intravede potrebbe non riservare sorprese.
Insomma, il “populismo centrista” di Macron, tutto meritocrazia e buon senso alto-borghese, distante dalla destra e dalla sinistra, ha cucinato una dissolvenza della narrativa di centro-sinistra che nuocerà quando egli sarà uscito di scena. L’importante risultato della sinistra di Jean-Luc Mélenchon non sarà spendibile perché non avrà interlocutori credibili al centro.
Questo articolo è stato pubblicato su Domani il 13 aprile 2022