Ultima notizia al TG 7 del 1 novembre 2021: Il ministro dell’interno francese vieta l’entrata sul suolo francese ai tifosi di una squadra di calcio italiana, in particolare della squadra della Lazio in occasione della partita del campionato europeo (Europa League, ma ancora UEFA) Marsiglia-Lazio.
Già alle 21,30 primo commento di Giorgia Meloni che chiede a Draghi di prendere posizione.
Il commento di Mentana poco prima è stato difensivo nei confronti dei tifosi laziali. Certamente i tifosi non sono tutti uguali, ma il gesto fascista effettuato dal tifoso laziale non dovrebbe essere accettato così tranquillamente.
Intanto non si è trattato di un gesto temporaneo, goliardico, ma è stato veicolato dai social ed è diventato in poco tempo virale.
Non c’è stata nessun altro comportamento corrispettivo per diminuire e condannare questo comportamento, da parte di molti; solo l’ANPI ha risposto in facebook, ma con poche condivisioni. Né da parte di altre associazioni laziali di tifosi, né di altre squadre.
Non mi sembra neppure che ci siano state prese di posizione da parte della società calcistica, né della Lega. La Federazione è abituata a tirarsene fuori, ricordo i giocatori che si sono inginocchiati soltanto durante la recente finale europea, soprattutto seguendo il gesto dei calciatori inglesi!
In questo caso poi si manifesta chiaramente l’assurdità nel sistema professionistico sportivo.
Chiedere alla Federazione di prendere posizione nei confronti di una situazione che non avviene con la squadra nazionale, ma con una squadra di club, cioè professionistica vuol dire ancora una volta confondere i piani. Dovrebbe essere la Lega calcio a imporre alle società sportive di controllare i comportamenti razzisti, violenti, anche simbolici dei propri tifosi. Il professionismo vuol dire praticare lo sport per dare spettacolo in un contesto che rispetta tutti.
Oggi inoltre dovrebbe rimanere a livello di squadre nazionali e quindi di CIO e Federazioni nazionali lo sport come rappresentazione del proprio Stato, ma con i valori olimpici. E qui, pur se faticosamente sono utilizzati nelle diverse competizioni internazionali (per esempio doping di Stato docet), rimangono ancora.
Anche i professionisti sportivi italiani dovrebbero cominciare a pretendere di lavorare in un contesto diverso: per esempio i tifosi veramente spettatori. In Italia però non si vedono sufficienti prese di posizioni da parte degli stessi giocatori.
Perché i media devono dunque meravigliarsi della decisione del ministro dell’interno francese?
Un ministro dell’interno dev’essere in grado di mantenere la sicurezza; Marsiglia è una città, come la squadra, multiculturale e spesso gli spalti diventano polveriere improvvise, difficili da controllare in Europa.
C’è ancora troppa distanza fra il comportamento delle nostre tifoserie negli spettacoli sportivi rispetto ad altri continenti, soprattutto in alcuni paesi europei come l’Italia.
Purtroppo noi dimentichiamo troppo in fretta le guerriglie causate dai tifosi e non si mettono mai in conto i costi che molti incontri sportivi chiedono alla comunità: forze dell’ordine impegnate, mezzi di trasporto pubblici non sempre utilizzati con sufficiente educazione…
In altri paesi forse hanno una cultura diversa con la quale cercano coraggiosamente di prendere decisioni per prevenire situazioni molto pericolose che si allontanano da qualsiasi valore sportivo e mettono in crisi gli stessi principi delle democrazie occidentali. E lo hanno fatto le stesse società sportive.