Territori occupati. La dichiarazione del ministro della difesa Gantz le mette al bando e autorizza l’esercito a chiudere i loro uffici, a sequestrare i loro beni e ad arrestare e incarcerare il loro personale. Forti le proteste internazionali. Critiche a Israele dagli Usa
Non si contano le condanne da ogni punto del pianeta alla decisione del ministro della difesa israeliano Benny Gantz di proclamare «organizzazioni terroristiche» sei ong palestinesi che difendono i diritti umani perché, a suo dire, sarebbero una copertura delle attività del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) – partito di orientamento marxista presente con tre deputati nel Consiglio legislativo palestinese e con un’ala armata – che Israele considera un gruppo terroristico. Protestano l’Ue, i Democratici progressisti Usa, alcuni gruppi ebraici statunitensi e le principali organizzazioni internazionali per i diritti umani e alcune di quelle israeliane. Persino l’Amministrazione Biden critica, a mezza bocca, il passo mosso da Gantz. «Il governo israeliano non ci ha avvertito in anticipo», ha comunicato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price. «Crediamo che il rispetto per i diritti umani, le libertà fondamentali e una società civile forte siano di fondamentale importanza…Chiederemo i nostri partner israeliani di fornire ulteriori informazioni sulle basi di queste designazioni», ha aggiunto Price in un raro rimprovero statunitense a Israele.
Le sei ong sono Addameer, che assiste i prigionieri politici palestinesi, Al Haq, un’organizzazione che lavora anche con le Nazioni Unite, Defense for Children International-Palestine (DCI-P), Union of Agricultural Workers Committees (UAWC), Bisan Center for Research and Development e Union of Palestinian Women Committees (UPWC). Nei mesi scorsi, con la stessa motivazione, era stata descritta come organizzazione terroristica anche l’associazione Samidoun che diffonde informazioni sui prigionieri politici palestinesi. Nomi che assieme ad altri rappresentano la storia dello sviluppo avuto dalla società civile palestinese negli ultimi quarant’anni nel campo dei diritti delle donne, dei lavoratori, dei diritti civili, della protezione dei bambini oltre al ruolo che hanno svolto per la fine dell’occupazione militare israeliana. Al Haq è una ong storica. Documenta violazioni del diritto umanitario e coopera con importanti istituzioni internazionali nella formazione di giuristi. Sconvolto ma non sconfitto, ieri il suo direttore, Shawan Jabarin, ci diceva che «La sistematica diffamazione da parte di Israele delle ong palestinesi per i diritti umani e dei difensori dei diritti umani mira a delegittimare, opprimere, mettere a tacere e drenare il loro lavoro e le loro risorse». Secondo Jabarin non sarebbe una coincidenza «che le misure punitive contro Al Haq e altre organizzazioni sia arrivata subito dopo l’apertura di un’indagine della Corte penale internazionale sui crimini di Israele in Palestina». Con queste ong palestinesi hanno collaborato e ancora collaborano diverse realtà italiane.
Secca la condanna della dichiarazione di Gantz da parte di Human Rights Watch e Amnesty International, espressa in un comunicato congiunto nel quale affermano che continueranno a collaborare con i partner palestinesi. «È un attacco sfacciato, una pericolosa escalation che minaccia di paralizzare completamente il lavoro della società civile palestinese nell’opporsi all’abuso dei diritti umani», ha commentato Omar Shakir, responsabile di Israele e Palestina per HRW. Contro Gantz è schierato il centro israeliano per i diritti umani B’Tselem. «È una mossa che caratterizza i regimi totalitari» ha scritto B’Tselem in un comunicato «ma la guerra non è pace, l’ignoranza non è potere e l’attuale governo (israeliano) non è un esecutivo di cambiamento bensì un governo di continuazione del violento regime di apartheid che è in vigore da molti anni tra il Mediterraneo e il fiume Giordano». B’Tselem si dice solidale con i colleghi palestinesi, orgoglioso del lavoro con loro e assicura che continuerà a portarlo avanti.
Le ong palestinesi sono state colpite dall’esercito israeliano più volte, con arresti e perquisizioni delle loro sedi, nel corso degli anni. Il non riconoscimento da parte delle autorità israeliane del loro ruolo e lavoro non è una novità. Ora però la dichiarazione di Gantz mette ufficialmente al bando queste ong e autorizza l’esercito a chiudere i loro uffici, a sequestrare i loro beni e ad arrestare e incarcerare il loro personale. Infine, vieta il finanziamento alle loro attività. Quest’ultimo aspetto ha una notevole importanza. Il passo del ministro israeliano potrebbe spingere i donatori stranieri, anche non governativi, in particolare gli europei, a cessare il sostegno ad Addameer, al Haq e alle altre ong nel timore di violare i provvedimenti israeliani. Già da tempo diverse istituzioni occidentali concedono finanziamenti ad ong palestinesi solo in cambio del rispetto assoluto dei criteri israeliani di «lotta al terrorismo».
Questo articolo è stato pubblicato su Il Manifesto il 24 ottobre 2021