Lettera aperta. Cara Europa, è il momento di agire in modo solidale: creando un nuovo meccanismo di mutualizzazione del debito, acquistando in blocco prodotti sanitari di prima necessità, stabilendo delle strategie coordinate sulla cybersicurezza e preparando un grande piano di intervento affinché la ripresa del continente sia veloce e solida. Affinché non vi siano divari tra il Nord e il Sud. Per non lasciare nessuno indietro
di Pedro Sanchez
L’Europa sta soffrendo la sua maggiore crisi dalla Seconda Guerra Mondiale. I nostri cittadini stanno morendo o lottando per la propria vita in ospedali sovraffollati, a causa di una pandemia che rappresenta la più grande minaccia alla salute pubblica fin dall’influenza del 1918.
L’Europa affronta una guerra diversa da quelle che siamo riusciti ad evitare negli ultimi settanta anni: una guerra contro un nemico invisibile che sta mettendo a dura prova il futuro del progetto europeo.
Le circostanze sono eccezionali ed esigono atteggiamenti risolutivi: o siamo all’altezza delle circostanze o falliremo come Unione.
È un momento critico in cui persino ai Paesi e ai Governi più europeisti, com’è il caso della Spagna, occorrono dimostrazioni di un impegno reale. Abbiamo bisogno di una solidarietà decisa. Perché la solidarietà tra europei è un principio basilare dei trattati dell’Unione. E si dimostra in circostanze come questa.
Senza solidarietà non ci sarà coesione, senza coesione ci sarà disaffezione e quindi la credibilità del progetto europeo verrà gravemente danneggiata.
Nelle ultime settimane sono state prese importanti decisioni di cui ci rallegriamo, quali il nuovo programma temporale di acquisto di emergenza della Banca Centrale Europea e, questa stessa settimana, il piano “Sure” della Commissione, per coloro che sono stati colpiti dalla disoccupazione.
Ma non è sufficiente. Bisogna andare oltre.
L’Europa deve mettere in piedi un’economia di guerra e promuovere la resistenza, la ricostruzione e la ripresa europea. E deve farlo quanto prima con misure volte a sostenere l’indebitamento pubblico che molti Stati si stanno addossando. E dovrà farlo dopo, una volta superata l’emergenza sanitaria, al fine di ricostruire le economie del continente, mobilitando grandi quantitativi di risorse attraverso un piano che abbiamo battezzato “nuovo Piano Marshall” e che dovrà contare sul sostegno di tutte le istituzioni comunitarie.
L’Europa è nata dalle ceneri della distruzione e del conflitto. Ha imparato le lezioni della Storia e ha capito qualcosa di molto semplice: se non vinciamo tutti, alla fine tutti perderemo.
Possiamo trasformare questa crisi in un’occasione per ricostruire un’Unione europea molto più forte. Ma per questo, abbiamo bisogno di avviare delle misure ambiziose.
Se continuiamo a pensare in piccolo, falliremo.
Gli Stati Uniti hanno risposto alla recessione del 2008 con degli incentivi, mentre l’Europa rispondeva con l’austerità. I risultati sono noti a tutti.
Oggi, in un momento in cui si presenta una crisi economica globale più profonda di quella, gli Stati Uniti hanno applicato la più grande mobilitazione di risorse pubbliche della loro storia. E l’Europa, è disposta a rimanere indietro?
Questo è il momento di rompere i vecchi dogmi nazionali. Ci troviamo in una situazione nuova che richiede nuove risposte. Manteniamo i nostri valori positivi e reinventiamo il resto.
Nei prossimi mesi sarà inevitabile che gli Stati membri generino un indebitamento maggiore per rispondere alle conseguenze di una crisi che è sanitaria, ma che è anche economica e sociale. Ed è per questo che le risposte non possono essere le stesse di quelle previste per scontri asimmetrici dell’economia, quali una crisi finanziaria o bancaria di un singolo Stato o di un gruppo di Stati.
Se il virus non rispetta le frontiere, neanche i meccanismi di finanziamento possono farlo.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità può tornare utile in una prima fase per iniettare liquidità nelle economie europee tramite una linea di credito, qualora questa sia universale e senza condizionalità, ma non sarà sufficiente a medio termine.
La sfida che stiamo affrontando è straordinaria, senza precedenti. Esige una risposta unita, unica, estrema e ambiziosa al fine di preservare il nostro sistema economico e sociale. Per proteggere i nostri cittadini.
Noi spagnoli abbiamo sempre protetto e difeso il progetto europeo. È il momento della reciprocità. Verso di noi, verso l’Italia e verso ognuno dei 27 paesi dell’Unione.
È il momento di agire in modo solidale: creando un nuovo meccanismo di mutualizzazione del debito, agendo in blocco per l’acquisto di prodotti sanitari di prima necessità, stabilendo delle strategie coordinate sulla cybersicurezza e preparando un grande piano di intervento affinché la ripresa del continente sia veloce e solida. Affinché non vi siano divari tra il Nord e il Sud. Per non lasciare nessuno indietro.
Viviamo tempi molto difficili che richiedono decisioni coraggiose. Vi sono milioni di europei che credono nel progetto dell’Unione. Non abbandoniamoli. Diamo loro delle motivazioni per continuare a crederci.
Adesso o mai più, perché, in questi momenti, l’Europa è a rischio.
Questo articolo è stato pubblicato da Il manifesto il 5 aprile 2020