di Mauro Chiodarelli
Non seguo il calcio, non mi appassiona più di tanto. Ma quando ero ragazzino era diverso. Vivevo a Vicenza ed un anno mi convinsero a fare l’abbonamento allo stadio perseguire il Lanerossi, curva degli ultras. Quell’anno c’era anche lui, “quel matto di Vendrame”. Se era in giornata no era un disastro anche per il resto della squadra; ma se era in giornata sì vi assicuro che, indipendentemente dal risultato era una partita memorabile.
Con i suoi numeri faceva impazzire i giocatori in campo ed i tifosi sugli spalti. Tra le cose pazze e memorabili che si raccontano ci fu in una partita contro il Milan un’azione in cui
interruppe la corsa verso la porta avversaria per tornare indietro per togliersi lo sfizio di fare un tunnel a Gianni Rivera: è vero lo fece, io c’ero. Si comportò come un torero che vedendo il toro fermo al centro dell’arena gli si avvicina sventolandogli la muleta (il pallone) sul muso per dire “son qua fammi vedere cosa sai fare”.
L’azione dopo il tunnel sfumò, ma in quell’istante lo stadio esplose, quasi fosse un corale “olè!” Le rare volte che mi è capitato di parlare di giocatori di calcio, data la mia ignoranza, mi sono sempre
limitato a ricordare che nel Vicenza c’era uno strano giocatore che, se voleva, sapeva fare cose incredibili e che si chiamava Vendrame, tra lo sguardo interrogativo dei più. Non ho più saputo che fine avesse fatto fino a ieri quando ho letto la notizia della sua morte, non di pandemia ma di altro male.
Mi piaceva ricordarlo, come un ragazzino che non dimentica i suoi eroi.
Grazie Ezio