Naomi Seibt non è l’anti Greta Thunberg, ma una youtuber di estrema destra (che parla di clima)

4 Marzo 2020 /

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di Andrea Fioravanti
I media di tutto il mondo l’hanno soprannominata “l’anti Greta Thunberg”, ma la diciannovenne tedesca Naomi Seibt è un’attivista di estrema destra che solo da qualche mese su Youtube pubblica video per sminuire la portata del cambiamento climatico. Sì, è bionda, adolescente ed europea, ma le analogie con la sedicenne svedese finiscono qui. Primo perché Noemi, cresciuta nella periferia di Münster nella Germania nord occidentale è stata membro di Junge Alternative, la sezione giovanile del partito di estrema destra Alternative für Deutschland, e continua a partecipare ad eventi del partito nel land della Renania Settentrionale-Vestfalia.
A 15 anni ha incominciato a interessarsi della politica grazie alla madre Karoline, un’avvocatessa che ha difeso più volte in tribunale alcuni dei candidati di AfD. A 16 anni ha scritto un saggio sul nazionalismo pubblicato nel blog anti islamista Philosophia Perennis Scrive: «L’inaccettabile intolleranza verso le minoranze e i non credenti, prevalentemente in Medio Oriente, viene condotta in nome dell’Islam, che viene praticato lì in una forma non secolare e conservatrice. La domanda chiave non è quanto siano pacifici i principi dell’Islam secondo il Corano. Nessun dibattito televisivo sulla pace dell’Islam può negare le terribili condizioni di questi paesi problematici».
Ad aprile del 2019 ha partecipato a un concorso organizzato da AfD sul tema del coraggio con una poesia nazionalista dal titolo:“Qualche volta resto in silenzio” (Manchmal Schweige Ich) in cui critica la narrazione dominante dell’accoglienza che divide la società e pretende l’obbedienza collettiva. Ma si è scagliata anche contro la pratica sempre più comune tra gli adolescenti della generazione Z di fare coming out in pubblico («non è così difficile farlo nella Germania di oggi») e lo paragona al rivelare in pubblico di essere conservatore e di anti sinistra. In alcune intervista ha criticato la teoria gender, le conseguenze nefaste del pensiero post modernista e l’operato di Angela Merkel nella gestione dell’emergenza migranti.
Ecco, ma allora perché questa semplice attivista il cui pensiero è rimasto sconosciuto ai più, negli ultimi mesi è stata definita i l’anti Greta? Perché dopo aver lasciato gli studi in psicologia, a maggio del 2019 ha aperto un canale Youtube in cui ha iniziato a pubblicare una serie di video prima in tedesco e poi in inglese contro il movimento del Fridays for future, in cui sostiene che «La scienza dei cambiamenti climatici non è affatto una scienza» e accusa Greta Thunberg di «esagerare la crisi climatica, creando un’inutile isteria». Ogni venerdì a Münster, dove è molto forte il partito ambientalista, Die Grunen, organizza una contro manifestazione ogni volta che protestano i ragazzi del movimento Fridays for future.
Il 2 novembre durante una piccola conferenza sul clima a Monaco di Baviera, un intervento di Naomi ha attirato l’attenzione di James Taylor, direttore del Centro Arthur B. Robinson del Heartland Institute un think tank libertario, finanziato da compagnie petrolifere come Exxon, che da anni porta avanti campagne negazioniste del cambiamento climatico. Taylor, presente tra il pubblico, ha deciso di stipendiarla per trasformarla nel volto mediatico del movimento negazionista e fare breccia sui giovani. Lo ha rivelato involontariamente lo stesso Taylor a due reporter sotto copertura di Collectiv, un collettivo giornalistico no profit, che si sono finti dei lobbisti del settore automobilistico, pronti a finanziare Seibt. Taylor ha detto che i finanziamenti sarebbero serviti a «fornire a Naomi le attrezzature e le fonti di cui ha bisogno per presentare una serie di video efficaci che richiamano l’attenzione sugli impatti negativi della violazione delle normative ambientali» come provano le immagini della trasmissione televisiva Frontal (qui dal minuto 24 per vedere la dichiarazione).
Seibt si è difesa dall’accusa sostenendo di non essere manovrata, né di essere l’anti Greta perché questo la metterebbe sullo stesso piano di un «pupazzo manovrato dal sistema» come lei sostiene sia la sedicenne svedese. Ma è stato proprio lo stesso Heartland Institute a pubblicare il 20 dicembre un video dal titolo Naomi Seibt vs. Greta Thunberg: a chi dovremmo credere? E lo stesso think tank ha organizzato a Madrid il Climate Reality Forum, un evento contro la conferenza internazionale sul clima Cop25 per avere un’intervento della “anti Greta” a pochi chilometri di distanza dall’attivista svedese.
Non è un caso che Seibt abbia partecipato il 27 febbraio al programma di punta del canale di destra Fox News: The Daily Briefing with Dana Perino per portare avanti le sue idee: «Un tempo ero anche io un’allarmista climatica. Odio vedere così tanti giovani in preda al panico per i cambiamenti climatici. Non sanno davvero di cosa stanno parlando. Sono così spaventati per il futuro, voglio ridare loro la speranza», ha detto. Alla domanda se si sente una negazionista climatica ha risposto: «No, il cambiamento climatico è cambiato in milioni di anni. Le emissioni di CO2 non sono effettivamente dannose per il pianeta. L’impatto degli esseri umani al cambiamento climatico è insignificante, non dovremmo occuparcene».
Il giorno dopo, il 28 febbraio, Seibt ha partecipato a un piccolo evento all’interno della Conservative Political Action Conference 2020 (CPAC), il più importante raduno annuale dei conservatori, a cui hanno partecipato anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo vice Mike Pence che in passato ha rifiutato più volte di ammettere che il cambiamento climatico è una minaccia per il pianeta. Alla fine dell’evento ha confermato ai giornalisti di essere una fan del canadese Stefan Molyneux che per anni su Youtube ha postato video in cui denuncia un presunto genocidio verso i bianchi e la loro cultura. I giornalisti hanno chiesto in particolare se Seibt fosse d’accordo con un commento fatto da Molyneux in cui deginiva la Polonia un Paese «pacifico, civilizzato e sicuro perché formato solo da bianchi». La diciannovenne ha risposto che le frasi sembravano razziste solo perché erano state «estrapolate dal contesto originario».

Questo articolo è stato pubblicato su Linkiesta il 02 marzo 2020
foto di Samuel Corum, Getty Images North America, AFP

 

 

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