di Sergio Caserta
La sorpresa di scoprire che Loris Campetti, il nostro amico e compagno giornalista ex Manifesto, un po’ di anni fa (circa cinquanta si fa per dire) è stato a lungo latitante, ci ha lasciati di stucco e anche alquanto divertiti perché non era immaginabile, se non leggendo appunto L’arsenale di Svolte di Fiungo, primo romanzo esplicitamente autobiografico di Loris su una vicenda che lo ha coinvolto e sconvolto, nei primi anni settanta.
Loris, che si è da poco laureato, viene a sapere improvvisamente di essere indagato per terrorismo, accusato di aver organizzato e nascosto insieme ad alcuni altri compagni un deposito di armi ed esplosivi, addirittura di aver “firmato” il suo coinvolgimento lasciando un documento in codice, decrittografato, attraverso il quale gli inquirenti erano risaliti alla “banda” di cui Campetti sarebbe stato addirittura il capo. La vicenda cui era del tutto estraneo e ignaro, gli fa capire di essere caduto in una trappola organizzata e quindi si dà alla fuga.
Da qui comincia un lungo percorso verso la verità della propria innocenza che richiede cinque anni e un processo. In questo periodo Loris attraversa diverse fasi della sua vita e le vicende politiche che in quegli anni tumultuosi, pieni di avvenimenti, segneranno e muteranno profondamente il Paese.
Chi conosce Campetti, il carattere saldo delle sue idee per quanto riguarda l’interesse e la difesa dei lavoratori e dei deboli, un sentimento politico che va molto oltre la professione di giornalista-militante, leggendo il libro si rende conto che ha dovuto forgiarsi in una temperie per niente facile da cui deriva anche la sua schietta dialettica.
E proprio questa esperienza dura, per certi versi angosciante, di sentirsi braccato e a rischio per un reato che non ha mai commesso, che perfino le persone care sospettano a causa di alcune circostanze e dettagli casuali, lo getta in un lungo periodo di solitudine interiore che lo ferisce profondamente ma alla fine lo rafforza non poco.
Tutta la vicenda si snoda nell’Italia degli anni settanta, caratterizzati da un potente processo di modernizzazione economica e sociale, quelli dei movimenti operai e studenteschi, l’insorgere dell’estremismo armato di sinistra e di destra, il terrorismo fascista che seguiva i tentativi di golpe del decennio precedente, la strategia della tensione con le trame eversive dei servizi deviati e della massoneria piduista, i cui effetti letali durano con la triste stagione delle stragi fino agli anni ottanta e la lunga scia di morti innocenti.
Un racconto bello e avvincente, che presenteremo con Loris a Bologna (coronavirus permettendo), venerdì 13 marzo, alle 18.30 presso il centro sociale e culturale di Villa Paradiso, in via Emilia Levante 138. Interverranno Franco Berardi (Bifo), Silvia Napoli e un bel nugolo di compagne e compagni. Alla fine come si conviene un buon bicchiere di vino e golosità.