di Sergio Caserta
A Bologna, al liceo di scienze umane Laura Bassi, si è tenuta il 14 febbraio un’assemblea degli studenti, prevista dai programmi e dalle norme che regolano la vita scolastica, l’assemblea aveva come ordine del giorno “quanto è importante parlare di amore e sessualità nel 2020: miti da sfatare, tabù generali e tanta disinformazione”. L’incontro si è svolto con un nutrito programma di eventi, performance, laboratori, discussioni, con la partecipazione oltre che degli studenti anche di relatrici e relatori esterni tra cui la Croce Rossa, Spazio giovani AUSL, rappresentanti del Cassero scuola LGBTIQ +center, docenti, rappresentanti d’istituto.
La notizia di questo evento è approdata lo stesso giorno sulle pagine del giornale locale il resto del Carlino che ha tenuto a riportare un post di Stefano Cavedagna, portavoce nazionale del movimento giovanile di Fratelli d’Italia che denuncia “dittatura gender a scuola” e cita alcuni dei laboratori del programma che contengono parole che nelle sue intenzioni possono determinare sconcerto nei lettori ” drag queen, gay sex education, contraccettivi gratuiti; sessismo nelle scuole ” discussione condotta da studenti e docenti, una critica ai pregiudizi e alle discriminazioni sessiste. Infine l’accusa più pesante riportando sempre il programma virgolettato: “Attenzione. Almeno una delle attività è obbligatoria. Altrimenti ti segnano l’assenza, da giustificare” e conclude “se non è dittatura del pensiero questa!”
La presa di posizione del giovane fratello d’Italia è richiamata in un post dalla stessa leader Giorgia Meloni che aveva appena gioito per il mancato rifinanziamento della casa delle donne di Roma, alla faccia della solidarietà femminile.
A queste insinuazioni la scuola ha risposto con un fermo comunicato in cui la dirigente scolastica chiarisce che l’assemblea fa parte a pieno titolo dei diritti degli studenti, regolati dai decreti delegati e dal testo unico del 1994 che all’articolo 13 comma 1° specifica “le assemblee studentesche nella scuola secondaria superiore costituiscono occasioni di partecipazione democratica per l’approfondimento dei problemi della scuola e della società, in funzione della formazione e culturale e civile degli studenti” chiarendo che i contenuti e lo svolgimento dell’incontro avevano piena rispondenza alle finalità previste della legge e soprattutto che proprio perché rientra pienamente nelle attività previste, occorre giustificare l’assenza e in ciò non v’è nulla di anomalo come si tendeva a far credere.
Gli studenti e i docenti per parte loro rispondono puntualmente alle accuse chiarendo che non di dittatura unilaterale si tratta, bensì del suo opposto, dal momento che nessuna altra opinione riguardo agli argomenti trattati, era esclusa dal confronto, che la libera partecipazione ed espressione del pensiero di tutti era la migliore garanzia del massimo pluralismo. Che l’assemblea è stata la più partecipata e riuscita degli ultimi anni.
L’episodio potrebbe forse dichiararsi concluso ma invece non è il caso di sottovalutarlo: non è il primo di attacco alla scuola pubblica quando al suo interno vi si svolgono attività culturali innovative, soprattutto se all’insegna dell’educazione contro le discriminazioni e all’attenzione al tema delle differenze.
Ricordiamo il triste episodio della scuola elementare di San Pietro in Casale del Poggetto, sempre nel bolognese, presa di mira da un attacco della destra, una vera e propria aggressione politica contro un gruppo di insegnanti molto impegnate ed attive, colpevoli di aver programmato attività formative nel campo delle discriminazioni sessuali. Si giunse perfino al grave episodio di Forza nuova che appese uno striscione davanti alla scuola “la vostra cultura è contro natura”, con il chiaro intento, riuscito, di sollevare un polverone, intimorire docenti e famiglie e costringere a rinunciare a quei programmi, con gravi conseguenze per il clima nella scuola e nell’intero territorio circostante.
La natura ipocrita e violenta di questi attacchi, trova la sua ragione nell’interesse tutto politico delle destre estremistiche di insinuare un clima di disagio e di conflitto nelle scuole in cui si lavora meglio per lo sviluppo del senso critico dei giovani. Il loro interesse è suscitare una reazione di paura e di rifiuto delle famiglie, nella speranza che cresca il consenso alle loro campagne pseudo moralistiche che invece nascondono torbide ipocrisie e falsa coscienza, per favorire un sentimento di ostilità fobica verso ogni forma di diversità e conseguentemente l’accettazione passiva del loro sistema di comunicazione valoriale, retrogrado e idiosincratico.
A questi sordidi tentativi il Liceo Laura Bassi ha risposto con fermezza e dignità, a riprova del forte spirito che si evince anche dalla frase riportata nel sito sotto la denominazione:
Pur nella crisi profonda che attualmente investe la scuola italiana e le istituzioni educative in generale, nelle aule di Via S.Isaia si respirano ancora i valori che Antonio Gramsci ebbe modo di enunciare in una lettera al figlio Delio: “Cultura non è il possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini […]. Ha cultura chi acquisisce coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione immanente con tutti gli altri esseri […] essere colto lo può chiunque voglia. Basta vivere da uomini, cioè spiegare a se stesso il perché delle azioni proprie e delle altrui, tenere gli occhi aperti, curiosi su tutto e su tutti, […] penetrare la vita con tutte le nostre forze di consapevolezza, di passione, di volontà, non addormentarsi, non impigrire mai”.
Questo articolo è stato pubblicato dal FattoQuotidiano.it il 15 febbraio 2020