Migranti, sicurezza e Silp

15 Luglio 2019 /

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di Salvatori Turi Palidda
a recente relazione del segretario nazionale del SILP, Daniele Tissone, per l’audizione alle Commissioni miste di Senato e Camera a proposito del cosiddetto decreto sicurezza del ministro Salvini merita attenzione. Ma prima di entrare nel merito di questa relazione, del significato e della portata che assume, è necessario fare il punto sulla situazione delle forze di polizia e del governo della sicurezza così come s’è configurata dopo la riforma del 1981 (vedi infra).
Un breve sunto di come s’è arrivati a oggi
Per chi non lo sa, ricordiamo che dopo le lotte studentesche e soprattutto dopo le grandi lotte sindacali e popolari degli anni ’68-75 ci fu in Italia una forte mobilitazione sia nei ranghi della polizia di stato sia nei ranghi delle forze armate e in parte anche delle altre polizie per la democratizzazione di queste istituzioni che erano tutte a statuto militare. Restano celebri sia il cosiddetto movimento dei “proletari in divisa” (soldati e di nascosto qualche sottufficiale e anche ufficiali), sia i membri della polizia di stato che osarono persino uscire allo scoperto rischiando anche il tribunale militare.
Infine fu solo nel 1981 che fu votata (assai tardivamente) la cosiddetta riforma della polizia e del governo della sicurezza, ossia legge 121 che stabilì la smilitarizzazione della polizia di stato, il diritto a disporre di sindacati e alcune altre norme che avrebbero dovuto promuovere la democratizzazione di questa istituzione e in parte anche quella delle altre forze di polizia che pero sono rimaste sempre a statuto militare. Da subito si crearono due primi principali sindacati di polizia: il SIULP che inglobava tre componenti corrispondenti a CGIL, CISL e UIL e poi il SAP palesemente di destra e pilotato da dirigenti di polizia. Per tanti anni il SIULP figurò come il sindacato dei “compagni poliziotti” o comunque dei membri della polizia di stato rispettosi della Costituzione e quindi contrari a ogni uso e abuso di questa istituzione al servizio di derive reazionarie.
Ma come sa bene chi ha vissuto questi ultimi quasi quarant’anni la stessa riforma è stata ignorata, deformata e di fatto stravolta. Con l’inizio degli anni Novanta l’agenda politica italiana e mondiale scivola sempre più verso la cosiddetta deriva securitaria e della tolleranza zero in nome della lotta alle insicurezze urbane, della lotta al terrorismo pseudo-islamista e della guerra all’immigrazione “clandestina”. Governi di centro-sinistra e di destra (Prodi, Berlusconi, D’Alema sino poi ai Renzi e Salvini) di fatto si accaniscono nella competizione a favore di tale deriva. Per certi versi il contributo decisivo a tale tendenza è dato da personalità del PdS, DS e poi PD – fra i quali spicca Luciano Violante e poi anche Giuliano Amato – che spianano la strada alle destre come ha fatto per ultimo Marco Minniti lasciando a Matteo Salvini di continuare la sua opera con toni e messe in scena più eclatanti.
Dal punto di vista normativo il colpo di grazia è stato dovuto innanzitutto dalla creazione del comparto sicurezza (opera di Bassanini) che riunisce tutte le forze di polizie e anche i pompieri in un unico quadro normativo che però non favorisce il processo di democratizzazione e di smilitarizzazione di tutte le forze ma al contrario le riporta indietro. Ciò ancora di più a causa della trasformazione dell’Arma dei Carabinieri in quarta forza armata (opera di D’Alema che disegnò anche il primo decreto sicurezza poi diventato di moda sino all’estremo di oggi con quello di Salvini); questa promozione dei CC s’è tradotta in una netta preminenza di questa istituzione rispetto alle altre. Inoltre, con l’elezione diretta dei sindaci è prevalsa la tendenza ad attribuire sempre più a questi poteri di polizia avallati da continui “decreti sicurezza”. Infine, altro elemento significativo è che la moltiplicazione delle missioni militari all’estero e l’abolizione del servizio militare hanno portato a decretare il passaggio continuo dei militari nei ranghi delle forze di polizia chiudendo così le possibilità di accesso a queste istituzioni da parte di giovani comuni.
Quest’insieme di norme hanno imposto di fatto un processo di ri-militarizzazione mascherata di tutte le polizie favorendo in particolare l’aumento della componente animata da miti rambo, dalla preferenza per modalità muscolose e sovente attratta dai discorsi razzisti e persino neo-fascisti (fenomeno diffuso in tutte le polizie e in particolare nelle unità destinate all’ordine pubblico o alle operazioni di “pulizia delle città” da sovversivi, immigrati sospetti clandestini delinquenti e persino semplici barboni e senzatetto). Un’azione rilevante degli anni scorsi è stata quella portata avanti dall’ex capo della polizia Gianni De Gennaro che con una sorta di “colpo di stato interno” riuscì a far promuovere tutti i suoi fidati ai ranghi più alti del Viminale, facendoli spesso nominare prefetti.
Secondo il suo diretto successore nonché pupillo Antonio Manganelli e dopo secondo l’attuale capo della PS Franco Gabrielli, la pagina buia del G8 di Genova sarebbe stata definitivamente cancellata. La polizia di oggi sarebbe scevra da tendenze all’abuso di violenze e torture e quindi rigorosamente rispettosa del mandato costituzionale per garantire la libertà di protesta e il rispetto delle persone oggetto dell’azione repressiva. Peccato che sia assai lunga la serie nera che va da Aldrovandi a Cucchi, Uva e tanti altri per non parlare di chi subisce il peggio in carcere e anche delle violenze di agenti delle polizie locali (Bonsu a Parma) oltre che di continui reati e atti criminali commessi da membri delle polizie (dalla uno bianca alla panda nera). Abbiamo stimato che il tasso di criminalità fra le forze di polizia è certo inferiore rispetto a quello di politici ma almeno nove volte più alto di quello dei comuni cittadini di 18-65 anni (compresi gli stranieri che comunque non delinquono più degli italiani e commettono reati molto meno gravi).
In tutti questi anni, una delle pratiche che i dirigenti delle polizie hanno prediletto è stata anche quella di incentivare la proliferazione dei sindacati di polizia (principio del divide et impera e principio di “più sindacati più controllo sulle forze”). Tante piccole sigle sono arrivate al punto da pagare l’iscrizione per reclutare iscritti. E in questo processo s’è esasperato il corporativismo che è sempre stato molto forte in questa categoria e di conseguenza lo spirito di corpo che spesso scivola nella copertura anche delle peggiori nefandezze di colleghi.
Il colpo di grazia nella divisione di sindacati fu probabilmente pilotato dall’allora capo De Gennaro che poteva contare sul suo fido Roberto Sgalla. Il SIULP cominciò a perder colpi, iscritti e credibilità e fu creato il SILP che all’inizio si configurò come un sindacato addomesticato alle dipendenze dei De Gennaro e Sgalla e del PD (Violante e poi Minniti che ricordiamolo è il creatore della Fondazione ICSA, un’istituzione emblematica dell’ambizione di questo personaggio e di quella componente poliziesca e militaresca del PD).
Tissone cambia rotta?
Ma ora il segretario nazionale SILP Tissone sembra stupire tutti con un discorso che si potrebbe dire appare quello della sinistra del PD se non addirittura di una sinistra che è più a sinistra di LeU e sembra avere il plauso dei rimasugli della sinistra.
Il dottor Tissone bolla il “decreto sicurezza- bis” e il precedente “decreto Salvini” ricordando che questo è già stato oggetto di un’attenzione critica da parte della Corte Costituzionale. Questo nuovo decreto è quindi definito “una falsa quanto sfuggente rappresentazione della realtà in cui, invocando motivazioni di necessità e urgenza inesistenti” si esautora il Parlamento. Sebbene si tratti di “scelte di politica giudiziaria o securitaria, che incidono pesantemente sui diritti di libertà” si ricorre ai “colpi di fiducia e a volte anche con la tecnica del cosiddetto maxi-emendamento, ovvero quasi al buio”.
Come è noto il neo-decreti Salvini punta a tre principali obiettivi: le misure sull’immigrazione, la sicurezza e la violenza in occasione di manifestazioni sportive”. Tissone critica l’articolo 2 sul “contrasto dell’immigrazione clandestina” perché aumenta l’onere delle Prefetture-UTG e persegue l’intento di sottrarre al preventivo vaglio della magistratura atti di rilevante portata aventi anche riflessi di natura internazionale”. Quanto all’articolo 4 Salvini vuole introdurre le operazioni sotto copertura per smascherare il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, pratica notoriamente assai scabrosa e soggetta a derive con risvolti di scandali.
L’articolo 6 lett.b), pretende introdurre una sorta di DASPO per chi nelle pubbliche manifestazioni usa razzi, petardi fuochi artificiali, fumogeni etc. L’articolo 7 pretende instaurare un inasprimento delle pene per resistenza, violenza, minaccia a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, devastazione e saccheggio, danneggiamento qualora commessi in occasione di pubbliche manifestazioni. L’articolo 13 introduce la possibilità di DASPO a chi procura il solo ingresso illegale dello straniero.
Tissone passa quindi al commento generale affermando che “tutte queste costruzioni giuridiche afflittive hanno come presupposto l’insicurezza, percepita e veicolata, in gran parte, da campagne propagandistiche che instillano le paure, mentre tutte le rilevazioni e i dati oggettivi indicano i vari fenomeni criminali in diminuzione o comunque, non rispondenti all’allarme sociale suscitato”. E qui Tissone critica il rifiuto di opinioni diverse da quelle del governo e rifiuto del “principio che il ricorso alla sanzione penale, che oltre ad essere adeguata e proporzionata al caso concreto, deve costituire l’estrema ratio” che propone la “ricerca del diritto penale minimo”.
Difendendo i lavoratori delle polizie, Tissone segnala che la proliferazione di nuove sanzioni e l’aggravamento di quelle esistenti aggrava le attività delle Forze di Polizia, che sarebbero già affette da “carenze di organici che si sommano ai problemi di tanti anziani oltre che alla mancanza di formazione e aggiornamento. Tutto ciò provocherò infine un ennesimo sovraccarico dell’amministrazione della Giustizia mentre l’adozione di misure alternative al carcere sposterebbe l’onere sulle Forze di Polizia e sui Servizi Sociali. E qui Tissone non esita ad affermare che “si assiste a una escalation della criminalizzazione” dei comportamenti che è iniziata dall’immigrazione, dalle frontiere, ed è giunta alle riunioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero nelle piazze cuore del paese e luoghi dove i cittadini esprimono opinioni”.
E ancora “La ricerca del consenso da una parte carica sulle spalle delle Forze di Polizia l’aspettativa dei risultati promessi con la propaganda, mentre dall’altra, specie durante le occasioni di protesta, inasprisce la contrapposizione tra i cittadini dissenzienti, che vengono etichettati come nemici, e chi è deputato a far rispettare la legalità quindi a contemperare la difesa dei diritti di tutti, viene visto, a sua volta, come il nemico dei nemici. Questo peggiorato clima di relazioni sociali, che vede nella sola repressione di condotte ritenute devianti o comunque difformi e in contrasto con il pensiero e i desiderata di chi governa, rischia di portare alla strumentalizzazione delle forze di polizia, viste come braccio armato e violento dell’esecutivo del momento, quasi a voler far tornare indietro di quarant’anni la storia. Il SILP, che si riconosce nel processo di cambiamento ed evoluzione della Polizia di Stato, avviato con la riforma attuata con la L.121/81, che ha portato alla smilitarizzazione, si oppone a questo snaturamento della funzione democratica di tutela di tutte le persone e della civile convivenza, bene supremo per uno Stato ed il suo popolo nella più ampia accezione”.
Si può quindi dire che il segretario nazionale del SILP, seppur non rinunciando agli aspetti corporativi, si schiera nettamente contro la deriva che vuole imporre Salvini ma anche a quella che prima l’ha anticipato Minniti e torna a invocare il ritorno sui passi di quella polizia democratica che nacque negli anni Settanta. Sicuramente una presa di posizione coraggiosa in un momento in cui tanti aspiranti alla carriera facile accorrono all’appello di Salvini che promette di coprire sempre l’agire degli operatori delle polizie. E sicuramente una scelta che sommette sulla breve durata dell’amministrazione Salvini. È assai probabile che Tissone sia stato incoraggiato da alcuni dirigenti di polizia che sin dal primo momento hanno mal sopportato l’agitazione scomposta, inusuale e assai imbarazzante dell’attuale ministro che coadiuvato da altri dirigenti alla ricerca di promozioni crede di poter sparlare tanto e quanto vuole. Si scorda che i ministri passano e la burocrazia istituzionale resta e chi ha fatto carriere facili non dura.
Due cose trascura Tissone, come tutti; la prima è che il gioco di Salvini è quello sfacciato della distrazioni di massa per nascondere le magagne sue e dei suoi elettori. Per esempio come mai nel decreto sicurezza non c’è accenno alla lotta alle economie sommerse che sono lavoro nero, neo-schiavitù, evasione fiscale e contributiva e collusioni con le mafie, tutti reati a danno di italiani e di immigrati in cui spesso sguazzano tanti leghisti ma anche gente che si dice di sinistra? Ma si sa, queste economie sommerse valgano 10 milioni di voti e nessun partito osa mettersi contro. La seconda cosa legata a questa prima ma più grave è che la sicurezza e le insicurezze di cui parla il ministro Salvini vedi caso ignorano totalmente le più gravi insicurezze che affliggono anche i suoi stessi elettori e tutti, cioè i reati che provocano la diffusione di malattie da contaminazioni tossiche. È per questo che muore la maggioranza dei decessi in Italia e nel mondo ma le forze di polizia e la magistratura sono distratte perché le loro forse e le loro attività sono indirizzate verso obiettivi falsi o secondari. E così non si protegge la vita stessa della popolazione (vedi Resistenze ai disastri sanitari-ambientali ed economici in Mediterraneo).
C’è comunque da sperare che il SILP-CGIL mantenga questa tendenza degna di plauso e che si sensibilizzi sulle vere insicurezze che colpiscono la maggioranza della popolazione.
Qualche riferimento bibliografico su forze di polizia in Italia e in Europa

Questo articolo è stato pubblicato da Comune-info.net il 9 luglio 2019

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