di Alfiero Grandi
L’ansia da elezioni spinge la Lega a insistere con forza sull’autonomia differenziata. Non deve trarre in inganno l’apparente fase di impasse, l’obiettivo dichiarato della Lega è di riavviare la procedura dell’autonomia differenziata ad ogni costo. Purtroppo l’esperienza ci dice che le resistenze del M5Stelle non hanno retto fino in fondo, almeno finora, di fronte agli assalti della Lega. Per questo è necessario far comprendere più e meglio la posta in gioco sull’autonomia differenziata, cioè sulla possibilità per le Regioni di ottenere anche poteri dello Stato su materie come sanità, istruzione, ambiente, previdenza e naturalmente anche maggiori risorse a disposizione.
Il professor Viesti ha parlato di secessione delle regioni ricche, è una sintesi stringata ma fondata. Non a caso il Ministero dell’Economia ha preteso una norma, nei testi di cui si discute tra Governo e Regioni, che prevede l’invarianza della spesa complessiva, questo vuol dire che se qualche regione avrà di più qualche altra avrà di meno. Attraverso l’autonomia differenziata passa una nuova versione della tradizionale richiesta della Lega di trattenere più risorse nel territorio, senza alcun riguardo all’indispensabile solidarietà tra le regioni del paese. Il professor Villone ha scritto con rapidità un volume (scaricabile gratuitamente come quello di Viesti) che offre un apprezzabile inquadramento storico, politico e sociale del problema dell’autonomia differenziata. Differenziata perché ogni Regione diventerebbe diversa dall’altra, creando una differenziazione normativa e istituzionale molto complicata, che contraddirebbe anche la richiesta delle imprese di avere regole semplificate e applicabili in modo simile nel territorio nazionale.
Diritti essenziali verrebbero diversificati. Nessun vantaggio per i cittadini
Più grave ancora è che diritti essenziali come quelli alla salute, all’istruzione verrebbero diversificati definitivamente nel territorio nazionale. Che questo sarebbe un vantaggio per i cittadini perché le Regioni funzionerebbero meglio è una leggenda senza fondamento. Dalle mutande verdi di Cota fino alla detenzione di Formigoni, appena confermata dal giudice, alle vicende di Galan c’è la conferma che le regioni non sono immuni da vicende poco edificanti. La questione di fondo tuttavia resta quella della garanzia per i cittadini italiani a vedere riconosciuti i diritti fondamentali previsti nella prima parte della Costituzione, senza diversità sulla base delle targhe regionali, che peraltro neppure esistono. La Lega, nata per la secessione, oggi punta a rivolgersi a tutto il paese per crescere come partito nazionale, ma evita di dire agli abitanti delle regioni del Mezzogiorno che le scelte che sta sostenendo per Lombardia e Veneto vanno esattamente contro i loro diritti, fino a mettere in seria discussione l’unità nazionale.
La Lega tenta il furto dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione
Se la Lega tenta, con destrezza, il furto dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione, altri dovrebbero denunciare con forza quanto rischia di avvenire. Purtroppo questo avviene con troppa debolezza e grande ritardo e per questo associazioni di cittadini come il Coordinamento per la democrazia costituzionale e personalità della cultura debbono assumersi insieme ad altri il compito di supplire con il loro impegno a far conoscere i fatti, a spiegare cosa rischia di accadere, a denunciare i pericoli per l’unità reale del nostro paese.
Gli errori del passato e il diabolico insistere
La Lega è dentro una palese contraddizione perché da un lato, copiando gli slogan di Trump, afferma che prima di tutto vengono gli italiani, poi nella pratica prima vengono i lombardi, i veneti (promotori dell’autonomia differenziata), sapendo inoltre che di questo passo anche l’area regionale si rivelerà troppo ampia.
Non sarebbe difficile inchiodare la Lega alle sue contraddizioni, il problema è che l’opposizione, in particolare di quella che fu l’area del centro sinistra, dovrebbe fare una seria revisione critica delle posizioni che hanno in passato cercato di inseguire la Lega sul suo terreno e che hanno portato nel 2001 a votare la modifica del titolo V della Costituzione, fino ad arrivare al preaccordo tra il governo Gentiloni e le regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Cosa ci faccia l’Emilia in questa compagnia resta in parte un mistero. La differenza della fase attuale è tra gli errori del passato, che ci sono, e il diabolico perseverare nell’insistere su quelle posizioni.
Non si può far troppo conto sulle resistenze di M5S
Non si può fare troppo conto sulle resistenze del M5Stelle nel governo perché abbiamo visto troppe volte come è finita. Se anche il Pd non ha la forza di fare i conti con gli errori del passato il problema diventa ancora più complicato di fronte all’arroganza di un partito pigliatutto come la Lega, che rivendica l’autonomia differenziata, ad imitazione delle regioni a statuto speciale, e insieme pretende di apparire come un partito nazionale. In realtà la Lega è tutto e il suo contrario. La contraddizione potrebbe diventare insostenibile per la Lega, a condizione che vi sia un’iniziativa di critica chiara e coerente.
Entrano in campo settori fondamentali della società
La novità importante sta nell’entrata in campo di settori fondamentali della società: Alcune dichiarazioni di Landini (si dà il via libera all’autonomia differenziata tra Regioni che frantuma l’unità nazionale) sono state chiarissime, così il mondo della scuola si sta mobilitando e il 17 maggio ci sarà uno sciopero nazionale unitario con al centro anche l’autonomia differenziata. Deve continuare e intensificarsi una vera e propria supplenza politica della società per rimuovere incertezze ed ambiguità che persistono nelle rappresentanze politiche per spingerle a decidere sulla base dei principi fondamentali della nostra Costituzione. La Costituzione e i suoi principi fondamentali restano l’unico possibile ancoraggio.
Questo articolo è stato pubblicato da JobNews.it il 6 aprile 2019