di Silvia R. Lolli
Dopo i due giorni di manifestazioni civiche importanti per il futuro di Bologna, venerdì 15 marzo per il Friday For Future e sabato 16 marzo con “Il bosco che cammina” del comitato Rigenerazione No Speculazione, al primo consiglio di lunedì 18 i consiglieri di maggioranza Pd non hanno avuto alcun ripensamento dopo l’istruttoria di novembre 2018. Hanno continuato nella loro demagogica politica territoriale.
Il consiglio comunale ha messo a nudo: tutta la fragilità e le contraddizioni della maggioranza; il silenzio interessato dei consiglieri di opposizione di destra (Forza Italia, Lega che rappresentano certamente gli interessi dei costruttori e un M5S che, essendo al Governo ultimamente si sta tenendo un po’ in disparte in queste controversie territoriali dove l’INVIMIT resta un problema da risolvere troppo grande per il bilancio dello Stato e per loro, soprattutto in un momento di cambio politico dei suoi vertici); un’inefficace ed inascoltata opposizione dei tre consiglieri sempre presenti al fianco dei cittadini manifestanti: Palumbo del gruppo misto e Martelloni e Clancy di Coalizione Civica.
L’attuale maggioranza di Bologna si dice al fianco dei giovani manifestanti del venerdì, ma non lo è più il sabato. Quindi un Giano bifronte che vanifica in un esercizio solo demagogico idee per un futuro sostenibile: diventa meno da sostenere quando si confronta con le richieste più precise e vicine di cittadini che da anni chiedono di invertire le scelte politiche dell’annosa vicenda ristrutturazione Stadio Dall’Ara-Cierrebi-Prati di Caprara.
Politici che parlano di sostenibilità per il mondo, ma usano altri principi per una politica territoriale attiva, rivolta ad un reale sviluppo sostenibile a Bologna; di questo non si può parlare, complice certamente la questione del massimo profitto su aree pubbliche dismesse come quelle militari.
Ma non ci sarebbe forse da fronteggiare il tema globale e quello locale con un’unica e lungimirante politica? È facile parlare, ma quando si è chiamati ad azioni politiche concrete non si sa, anche per l’evidente ignoranza evidenziata durante il dibattimento pubblico dell’istruttoria del novembre scorso, come applicarle.
Si usano ancora paradigmi ed azioni vecchie, con l’aiuto di leggi nazionali e regionali che tolgono principi civici acquisiti ed in linea con la Costituzione Italiana come per esempio la pianificazione urbanistica o la limitazione della proprietà privata per i bisogni sociali (oggi da intendersi anche ambientali); una pianificazione che ormai è solo strumento desueto e considerato troppo di sinistra anche dal partito che dice di essere di sinistra in Italia ed in Europa.
Insomma sembra che “il bosco che cammina” di macbethiana memoria, e che sabato pomeriggio ha colorato la Via Emilia dall’Ospedale Maggiore e i Prati di Caprara fino al palazzo comunale, sia diventato un evento fantasma per la politica cittadina. Le strade fra il 15 e il 16 marzo sono state inondate da giovani e da persone di tutte le età che hanno testimoniato un’evidente preoccupazione per il futuro del pianeta e della odierna e futura vivibilità di un luogo consumato come è già da anni lo stesso Comune petroniano.
Evidente solo per i cittadini, meno per la maggioranza consigliare interessata solo a dare un po’ di ossigeno finanziario ad aziende edilizie in difficoltà anche per loro incapacità di rinnovamento. Non avremmo bisogno di capaci maestranze sul recupero edilizio? Però costruire richiede (e si vede bene in edifici anche pubblici costruiti negli ultimi dieci anni) poche competenze, mentre ristrutturare ne richiederebbe di molto più elevate.
Competenze lavorative non sempre emergenti nelle imprese appaltatrici, sempre più presenti in questo settore. Non si dovrebbe rispondere in modo diverso ai bisogni mondiali di reale sostenibilità anche in sede di territori più piccoli? Vediamo invece una miopia politica immensa fra il comune, la città metropolitana e la regione Emilia-Romagna in cui prevale un’informazione su piccoli interventi, ma senza una vera strategia pluriennale se non quella sbandierata dalla legge urbanistica del consumo di suolo zero che consente invece di costruire senza piano regolatore anche in spazi piccoli e ancora verdi.
Intanto i cittadini fantasma manifestano. Diceva Leopardi: “Fantasmi, intendo, Son la gloria e l’onor-” Chissà, probabilmente gli alberi che camminano verso il castello del potere potranno molto presto esseri più visibili, diventano una realtà riconosciuta, e potranno anche togliere di mezzo le comparse che in silenzio seguono finché i loro interessi “liberalistici” non sono intaccati e così si svelano come vassalli per aspirare ad un posto di potere.
Intanto ci onoriamo di far parte dei fantasmi che appunto sono gloria ed onor nel melmoso presente.