di Alessandro Canella
Dopo l’Abruzzo, i risultati del voto regionale sardo confermano la crisi del M5S, che si acuisce ancora di più. Di Maio e Conte minimizzano e rassicurano, ma c’è già chi mette in discussione la leadership del movimento. Vince il centrodestra di Solinas. Allucinante il meccanismo dello scrutinio: dopo 7 ore nemmeno il 20% dei risultati. L’analisi di Giuliano Santoro e l’intervista a Claudia Sarritzu.
L’unico dato che emerge abbastanza chiaramente tra le nubi dell’allucinante meccanismo dello spoglio delle elezioni regionali in Sardegna è il tonfo del M5S. E, ancor più che dei dati che arrivano a spizzichi e bocconi, sono le reazioni a misurare il polso di quello che appare come uno schianto della formazione guidata a livello nazionale da Luigi Di Maio.
Dopo la batosta delle elezioni abruzzesi, infatti, i pentastellati sembrano andare molto velocemente in picchiata. E i commenti del premier Giuseppe Conte, della senatrice “ribelle” Paola Nugnes e dello stesso Di Maio confermano la sensazione.
Il vicepremier pentastellato gioca in difesa con un copione che pareva già scritto. “Per la prima volta entriamo in consiglio regionale – osserva Di Maio – È inutile confrontare il dato delle elezioni regionali con quello delle politiche”.
Il riferimento è al confronto che tutti stanno facendo in queste ore. Un anno fa, alle elezioni politiche del 4 marzo, infatti, il M5S sbancò con il 42,5% dei consensi. Oggi, allo stato attuale dello spoglio, il movimento pare aver raccolto meno di un quarto dei voti.
La dichiarazione di Di Maio ha gioco facile anche per il fatto che alle precedenti consultazioni della stessa natura, le regionali del 2014, la formazione non partecipò, dunque diventa impossibile confrontare due elezioni omologhe.
Vi è però un altro elemento, sempre nelle dichiarazioni del vicepremier, che testimonia come anche i pentastellati siano consapevoli della crisi che stanno attraversando. “Andremo avanti con la riorganizzazione e tra domani e dopodomani ci saranno novità importanti per il Movimento”, ha affermato Di Maio, che ha aggiunto: “La cosa importante è che se ne discuta prima di tutto con i nostri iscritti”. La piattaforma Rousseau, dunque, potrebbe tornare al centro della strategia adottata dai pentastellati.
Se la batosta elettorale fosse confermata, però, il movimento, sempre più partito, dovrà risolvere prima di tutto le questioni interne. La leadership dello stesso Di Maio è messa in discussione dai “ribelli” del movimento che, dopo i tanti strappi (la politica migratoria da un lato e il salvataggio di Matteo Salvini dal processo per il caso Diciotti dall’altro), vogliono apertamente la testa del leader politico.
“La leadership di Luigi Di Maio certamente va rimessa in discussione – ha affermato la senatrice ‘ribelle’ Paola Nugnes – Non credo che una riorganizzazione calata dall’alto sia la soluzione. Ci vuole una riflessione collettiva che porti ad una discussione profonda con proposte da valutare tutti insieme”.
Un’altra incognita non di poco conto riguarda le sorti del governo giallobruno. I frequenti dissidi interni e la crescita costante della Lega sembrano essere elementi che minano la stabilità dell’esecutivo, nonostante le rassicurazioni. “Non dobbiamo enfatizzare il ruolo di elezioni regionali: sono importanti per la Sardegna e offriranno degli spunti agli eletti ma sicuramente non ritengo che dagli esiti possano derivare conseguenze sul governo nazionale”, ha commentato il premier Giuseppe Conte.
A differenza delle elezioni regionali in Abruzzo, però, questa volta tra gli esponenti leghisti c’è qualcuno che fatica a trattenere la foga. “Noi andiamo avanti per la nostra strada, gli elettori ci premiano, se altri hanno qualche problema è giusto che decidano loro come risolverlo”, ha commentato il sottosegretario Giancarlo Giorgetti.
Nonostante le previsioni degli exit poll, il testa a testa che si profilava tra il candidato del centrosinistra, Massimo Zedda, e il candidato del centrodestra, Christian Solinas, si è velocemente trasformato in un vantaggio schiacciante di quest’ultimo.
Secondo Claudia Sarritzu, giornalista e candidata con Zedda, la campagna elettorale ha avuto un forte traino da parte di Matteo Salvini e il tema principe della competizione è stato quello dell’immigrazione, nonostante in Sardegna il fenomeno sia pressoché irrilevante rispetto al resto d’Italia.
Questo articolo è stato pubblicato da Radio Città Fujiko il 25 febbraio 2019