Stefano Palombarini: "I gilets jaunes costituiscono una coalizione piuttosto inedita"

11 Dicembre 2018 /

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di Lionel Venturini. Traduzione di Leonarda Martino
La crisi è ormai politica, e l’insurrezione dei “gilets jaunes” pone delle domande sulla sua capacità di durare. Per Stefano Palombarini, autore con Bruno Amabile de “L’illusion du bloc bourgeois” [1] la crisi politica francese non è legata a lotte d’apparato o personali ma alla difficoltà di formare un nuovo blocco dominante. Perché Macron, eletto aggregando le classi medie attorno alla borghesia, vede restringersi sempre di più la sua base sociale.
Quello dei “gilets jaunes” è un movimento composito. Come spiega il fatto che non si disintegri?
SP Il sondaggio Ifop [Institut français d’opinion publique] sulla natura del sostegno ai “gilets jaunes” fa apparire tre categorie che supportano il movimento: gli impiegati (63%), gli operai (59%) e i lavoratori autonomi (62%, auto-imprenditori, commercianti, artigiani). Questa coalizione sociale è piuttosto inedita in Francia. A colpire, nella lista delle rivendicazioni inviata ai media, è che tutti gli interventi reclamati si indirizzano al governo, non ai datori di lavoro. La sola rivendicazione salariale è la SMIC [2] che è fissata dal governo, con la richiesta di portarla a 1300 Euro, vale a dire 150 Euro più di oggi, cosa molto ragionevole. Quanto al potere d’acquisto, il nocciolo delle rivendicazioni è una riduzione delle imposte. È precisamente l’abbandono delle rivendicazioni salariali tradizionali a permettere l’unificazione del movimento tra categorie che altrimenti non riuscirebbero ad accordarsi tra loro.

Questo ricorda gli esordi del Movimento 5Stelle in Italia, oggi al potere in una colazione con l’estrema destra.
SP Il Movimento 5 Stelle ha una base che integra lavoratori autonomi e salariati: il prezzo pagato per costruire quest’alleanza sociale è che non si metta in questione la relazione salariale. Nelle loro rivendicazioni neanche i “gilets jaunes” reclamano l’abolizione delle “Lois travail” [3] o delle leggi-delega di Macron: è un segno? È troppo presto per dirlo con certezza ma il rischio che la natura neoliberista della relazione salariale non sia più oggetto di contestazione esiste. In Italia il governo Lega/5 Stelle non ha rimesso in causa il “Jobs act” di Matteo Renzi, molto simile alla Legge El Khomri.
Quest’alleanza può durare?
SP Il blocco che governa è minoritario, l’opposizione sociale è molto forte e al tempo stesso frammentata, non è essa stessa un blocco, cioè un insieme di elementi eterogenei che si riconoscono in un programma politico. I “gilets jaunes” sono un inizio di prospettiva ancora embrionale. Il nodo è la piattaforma politica: un’autentica rottura con le politiche neoliberiste sarebbe probabilmente appoggiata da una frazione maggioritaria dei “gilets jaunes” ma non dall’insieme del movimento.
La sinistra può incarnare questa rottura?
SP Le istituzioni della V Repubblica intralciano notevolmente le possibilità di rinnovamento delle alleanze, ma la disintegrazione del blocco di sinistra apre anche uno spazio politico per chi si propone di rappresentare la frazione popolare. È un lavoro ideologico da lungo tempo abbandonato dalla sinistra. Nel nostro libro mostriamo che già la “seconda sinistra” di Rocard negli anni ’70 sacrificava gli interessi delle classi popolari, degli operai e dei salariati del settore privato. È tempo di voltare pagina.
Note

  • [1] Éditions Raisons d’agir, 245 pp, € 10,
  • [2] Lo SMIC (salaire minimum interprofessionnel de croissance) è il salario minimo orario vigente in Francia.
  • [3] Riferimento alla legge sul lavoro entrata in vigore nel 2016, nota anche come Loi El Khomri, e alla successiva, detta Loi Macron, del 2018.

Questo articolo è stato pubblicato dal giornale francese L’Humanité il 4 dicembre 2018

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