di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente
Luigi Di Maio ottiene il condono edilizio per Ischia e Matteo Salvini propone un inceneritore per provincia in Campania. Se il premier Conte rispolvera il ponte sullo Stretto di Messina il déjà-vu su quanto fatto e proposto dal Governo Berlusconi nei primi anni 2000 si completa. A parte le battute, il dibattito tra le due forze di maggioranza su come chiudere il ciclo dei rifiuti in Campania è surreale. Il vicepremier leghista parla come se stessimo ancora nel pieno dell’emergenza campana di 15 anni fa.
Oggi questa regione ha una percentuale regionale di differenziata più alta di Toscana e Liguria, grazie ai Comuni ricicloni che premieremo giovedì prossimo a Salerno, come fatto negli ultimi 13 anni. Hanno fatto bene i vertici M5S a picchiare duro contro Salvini. È stato correttamente ricordato quanto prevede il nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare approvato per archiviare progressivamente discariche e termovalorizzatori.
Che è fondamentale promuovere politiche di prevenzione, a partire dalla tariffazione puntuale, e quelle di riuso. Che si deve organizzare la raccolta domiciliare in tutta Napoli (come fatto a Milano e come dovrebbe fare anche la giunta Raggi a Roma) e che bisogna puntare sul compostaggio per riciclare l’organico differenziato.
Tutto giusto. Ma su quest’ultimo punto dobbiamo squarciare un velo di ipocrisia che continuiamo a vedere nell’operato del Movimento 5 Stelle. Di quale compostaggio parliamo? Di quello domestico o di comunità, fondamentali per le case isolate e per i piccoli Comuni nelle aree marginali, ma impossibile da praticare nei comuni medio grandi, nei capoluoghi di provincia e nelle metropoli? Il MoVimento se vuole rispondere in modo credibile all’ideologia inceneritorista di Matteo Salvini e a quella renziana dell’articolo 35 dello Sblocca Italia, deve dire esplicitamente che in tutto il Centro Sud Italia vanno costruite decine di impianti industriali per trattare l’organico differenziato, avversati sempre dai comitati cittadini, spesso appoggiati dal M5S locale.
E che la tecnologia più avanzata per produrre compost per terreni agricoli e florovivaistica è la digestione anaerobica che, al contrario del compostaggio tradizionale, produce biometano, fonte rinnovabile da utilizzare nell’autotrazione o da immettere nella rete del gas con cui cuciniamo in casa o produciamo calore per riscaldare gli edifici. Questa è l’unico recupero di energia che va promosso in Campania.
Questi impianti vanno pensati, progettati e realizzati bene, con processi partecipativi che coinvolgano le popolazioni locali, ma vanno fatti. L’alternativa sarà lo scenario attuale che vede l’organico differenziato raccolto nel centro sud andare negli impianti del nord, con grande felicità degli autotrasportatori.
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano Il manifesto il 18 novembre 2018