di Marco Ligas
Mi pare che dai risultati elettorali del 4 marzo siano emersi segnali che delineano o confermano mutamenti importanti non solo negli orientamenti della società civile ma, implicitamente, anche nelle strutture produttive e nei rapporti tra istituzioni e cittadini al punto che lo stesso concetto di democrazia sembra subire un’involuzione.
Per queste ragioni ritengo che se vogliamo approfondire qualsiasi argomento relativo alla situazione del nostro paese (dal lavoro alle leggi elettorali, dalla parità di genere ai diritti civili, dall’ambiente alla solidarietà, e altri ancora) sia necessario non sottovalutare l’esito di questo confronto elettorale. In primo luogo è importante capire se una percentuale rilevante degli elettori italiani abbia sentito il bisogno, o subito il fascino, di formazioni politiche relativamente nuove (Mov. 5 stelle) o comunque non del tutto collaudate (Lega) per affrontare un giudizio degli elettori su tutto il territorio nazionale.
Non è facile rispondere a questi interrogativi. Certamente non possiamo minimizzare due aspetti che vengono attribuiti ai successi del movimento 5 stelle e della Lega. Un primo aspetto riguarda le conseguenze relative alle trasformazioni che sono avvenute sui problemi del lavoro, non più considerato un diritto acquisito che garantisce di per sé la sicurezza di un reddito. Oggi il lavoro, che è sempre più caratterizzato dalla precarietà, determina non poche apprensioni per il futuro di tanti italiani.
L’altro aspetto preoccupante riguarda il convincimento che non ci siano più partiti o organizzazioni sindacali che tutelino adeguatamente i lavoratori. Non a caso crescono gli orari di lavoro e le pensioni si raggiungono in età più avanzata.
Non è difficile trarre da queste prime e rapide considerazioni alcune conseguenze: riguardano innanzitutto la sfiducia nei confronti dei partiti considerati sinora difensori degli interessi dei lavoratori e delle fasce sociali più deboli. È verosimile che una parte anche non irrilevante di quest’area sociale abbia abbandonato le componenti del centro sinistra, ritenute sempre più di centro, e abbia indirizzato la propria scelta elettorale verso il Movimento 5 stelle. È verosimile pertanto che sia mutata anche la collocazione sociale di chi è stato escluso dai processi produttivi.
Queste trasformazioni sociali non si verificano mai in modo isolato come se fossero dei compartimenti stagni, al contrario provocano cambiamenti collaterali. Che cosa può succedere a chi subisce un peggioramento delle proprie condizioni di vita? Certamente l’utopia di cui ci ha parlato Rodotà a proposito della solidarietà rende questa pratica ancora più difficile.
È probabile dunque che atteggiamenti tesi a sostenere l’accoglienza o la solidarietà abbiano subito dei contraccolpi. “Come possiamo aiutare chi viene da fuori se noi stessi non riusciamo a chiudere il mese?” Ecco, questa è una frase che sentiamo ripetutamente non solo da coloro che vivono condizioni difficili, di impoverimento, ma anche da chi non intende rinunciare ai privilegi che ha consolidato nel corso della sua vita.
La determinazione con cui Salvini difende questi interessi, e non da oggi, può spiegare il successo della Lega alle elezioni del 4 marzo. È probabile dunque che sia al Sud che al Nord, il successo elettorale del Movimento 5 stelle e della Lega, si spieghi attraverso queste valutazioni. Marco Revelli sostiene che il voto del 4 marzo abbia delineato qualcosa di più di una semplice alleanza provvisoria fra le forze politiche che hanno vinto le elezioni. Forse ha ragione, noi ci auguriamo che non sia così, però dovremmo essere più attenti nell’interpretazione della realtà e, al tempo stesso, mostrarci disponibili a correggere i nostri comportamenti quando registriamo cambiamenti così radicali.
Non credo comunque che l’esito elettorale del 4 marzo ci dia delle spiegazioni esaustive su ciò che succederà nel nostro paese. Questa indeterminatezza può però indurci a sottovalutare aspetti assai importanti del vivere comune. Già sono emerse alcune gravi dichiarazioni fatte dai rappresentanti del nuovo governo (quelle sui migranti, sulla parità di genere, sui diritti civili, sulla stessa legge 194). È su questi argomenti che occorre mantenere la massima attenzione perché vengano contrastati efficacemente.
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La Sardegna presenta sempre delle particolarità che la rendono più esposta agli attacchi di chi non ama la democrazia. È da anni che contrastiamo una legge elettorale che non rispetta i principi della rappresentanza dei cittadini. Questa legge elettorale è sorretta da un premio di maggioranza scandaloso e, al tempo stesso, impone soglie di sbarramento che escludono dal Consiglio regionale percentuali elevate di rappresentanti dei cittadini sardi.
Per queste ragioni riteniamo opportuno rilanciare i temi che hanno coinvolto tutte le forze democratiche nella difesa della Costituzione in occasione del referendum del 2016. Parleremo di queste cose il 22 giugno alla presenza di Besostri nel corso di un’assemblea pubblica che si terrà a Cagliari. E il tema sulla legge elettorale sarà collegato all’analisi del voto del 4 marzo.
Questo articolo è stato pubblicato dal Radio Popolare il 6 giugno 2018