di Silvia R. Lolli
Dopo il riposo delle vacanze pasquali, dei giorni festivi dedicati ai due eventi civili del 25 aprile e del 1° maggio, e dopo la festa del primo anno di vita (14 aprile), il comitato Rigenerazione No Speculazione, riprende i lavori da giovedì 10 maggio. Dalle ore 18,00 alle 20,30 a 20 pietre in Via Marzabotto, 2 si terrà l’assemblea dei cittadini. Sarà un’assemblea importante con l’ordine del giorno dedicato ad un breve resoconto sulle principali azioni svolte dal comitato negli ultimi mesi: Aria pesa, il monitoraggio eseguito sul biossido di azoto in città; il forum civico Parteciprati di cui si presenteranno i risultati; le interrogazioni comunali; l’ultimo sit in contro il disboscamento ai Prati Est. Il maggior tempo dell’assemblea sarà però da dedicare agli interventi dei cittadini per decidere le azioni da intraprendere nell’immediato futuro.
Già sabato 12 maggio dalle 12,00 alle 17,00 il gruppo che finora ha organizzato le attività del forum e del sit in ha deciso l’organizzazione di un “Picnic clandestino” che si terrà ai Prati di Caprara. Si invitano i cittadini ad aderire. Il tema principale rimane sempre quello di far conoscere ad un numero maggiore di persone che temporalmente o abitualmente abitano Bologna questo polmone verde per la città. Altri gruppi e associazioni invitano il comitato a partecipare alle loro iniziative, così si può diffondere la conoscenza.
In questo anno di attività si è constatato che ancora moltissime persone non conoscono il territorio ora in pericolo. La diffusione delle notizie è resa sempre più difficile, non solo per un’evidente difficoltà delle persone a seguire le tante vicende politiche della città, ma soprattutto per la scarsa e mirata comunicazione pubblica che si fa dei fatti politici ed amministrativi.
Ricordiamo come è emersa la questione Prati di Caprara. Due mesi prima delle elezioni si è dato come avvenuto (2016) il progetto rigenerazione stadio comunale da parte dell’attuale presidenza del Bologna FC e di una cordata di società imprenditoriali ed edilizie; da lì si è espanso un progetto che ancora si dice non essere stato presentato nei dettagli in Comune! Intanto però attorno allo Stadio comunale, che sta nell’ambito del cimitero monumentale, si sta facendo piazza pulita di attività (vedi vivaio), artigiani e di alberi (vedi i grandi alberi tolti in viale Gandhi da alcuni mesi e non ancora rimpiazzati).
L’approfondimento delle notizie ha portato i cittadini a sapere che nel 2016 giunta e consiglio comunale, con la complicità di quartieri meno politici, ma ormai solo notificatori di decisioni già prese, ha elaborato un P.O.C. che prevede costruzioni (residenziali e commerciali) nell’ex area militare. Inutile ricordare che giunta, consiglio e quartieri sono ancora in mano agli stessi politici che quindi proseguono indisturbati nella politica distruttiva del territorio e che seguono fili rossi meno conosciuti e comunicati dai giornali, ma che portano ai gruppi di costruttori cooperativi e privati che ormai imperversano e comandano su Bologna e regione E-R.
Tra informazioni, soprattutto date dai giornali e mirate a spiegare le già avvenute decisioni sull’area passata dal ministero della Difesa all’INVIMIT (società di gestione pubblica costruita alla scopo di realizzare profitti sulle aree considerate da urbanizzare ma previa bonifiche) e atti politici molto unilaterali, si sta passando in tempi stretti alla realizzazione del progetto speculativo di privatizzazione dell’area.
In tutta questa vicenda ci sono vari punti politici da sottolineare, come per esempio il passaggio da Provincia a città metropolitana che ha reso il sindaco di Bologna presidente, senza elezioni, del comune e della città più ampia; così ha la possibilità di scegliere di costruire senza avere alcun ripensamento che magari l’amministrazione provinciale avrebbe potuto fare. Fino a pochi anni fa l’area era destinata a bosco urbano e ci sembra su un piano paesaggistico regionale; perché si è cambiato questo indirizzo?
L’altra questione rimane l’INVIMIT società di gestione che dovrebbe essere pubblica, ma messa in piedi sia per assegnare danari a chi l’amministra sia per contribuire a svendere più facilmente il patrimonio pubblico italiano. Se mai avessimo avuto dei dubbi, qualche tempo fa facendo il solito zapping televisivo alla trasmissione Piazza Pulita abbiamo colto l’opinionista di turno, Alan Friedman, spiegare chiaramente che l’Italia non ha alcun problema rispetto ai buchi di bilancio che presenta (quindi perché allarmarsi solo quando si devono stabilire i presidenti del consiglio e i Governo per i prossimi anni?), perché ha un grande patrimonio: quello delle ex caserme; si possono vendere! La semplificazione amministrativa e di bilancio passa solo per l’ultra liberistica privatizzazione!
Per rimanere al piano cittadino, vi sono altre notizie che oggi vogliamo dare in merito allo scempio che si sta già facendo dell’area est dei Prati di Caprara: il taglio di una parte di alberatura considerata già di un certo pregio; qui l’area è già avanti con il processo di ri-naturalizzazione. Questo taglio è avvenuto (il sit in organizzato il 21 aprile e vari question time in consiglio comunale volevano bloccare l’avanzata dei lavori) e da via Saffi, in zona ospedale Maggiore si può già vedere un paesaggio diverso: vuoto di verde, ma pronto ad ospitare soprattutto una strada e poi una scuola.
La strada. Parlare di nuova strada in Via Saffi vuol dire portare un incremento di traffico in una zona già altamente inquinata. Dai primi dati pervenuti dal monitoraggio di Aria Pesa questa è una zona fra le più inquinate (biossido di azoto) di Bologna. Ma la strada dev’essere fatta se si vuole urbanizzare la zona. La bonifica, che se rimanesse il bosco non sarebbe necessaria, deve avere la priorità; non si capisce ancora troppo bene chi la pagherà, visto il recente passaggio di proprietà al Comune di questi primi ettari, ma ciò che importanza può avere?
Soprattutto che importanza può avere se si deve costruire una scuola? Stereotipi che i cittadini vecchi di Bologna sono pronti a fare propri, perché di scuole ce n’è sempre bisogno e devono avere la priorità… Peccato che Bovini, il bravo statistico del Comune, andato in pensione da poco tempo, due anni fa dicesse che il Comune non aveva bisogno di prevedere scuole primarie, ma solo e per alcuni anni aule per le scuole secondarie, perché la stima demografica della città era di massimo 3.000 nati fino al 2020, poi la cifra si abbassa secondo tre stime.
Abbiamo letto il piano strutturale della Giunta di Bologna approvato il 13 ottobre 2017. Alla voce scuole si prevedono investimenti per la ristrutturazione delle scuole Carracci in zona Saragozza (da anni chiuse e dismesse in attesa appunto di ristrutturazione e qui c’è una zona già urbanizzata) e delle scuole Federzoni (in zona Navile, cioè in un altro comparto dedicato ad una speculazione urbanistica molto in crisi e semi bloccata). Ora sembra che la priorità per l’amministrazione sia venuta, invece che per questi interventi, per la nuova scuola ai Prati, quando invece nel documento di pochi mesi fa si indica un ordine di priorità diversa: il 2020! E si è già disboscata un’area.
La scuola qui che ragione ha di esserci se non si prevede di cominciare a breve la costruzione di nuove case? Qui vicino ci sono solo alcune abitazioni adibite, almeno fino a poco fa, ad alloggi per militari, poi poco altro. E scuole vicine esistono già, fra l’altro anche paritarie. Paritarie alle quali il Comune dà risorse. Ci chiediamo poi chi comprerà le case che si prevede di costruire? Il trend è solo speculativo, perché non pensiamo che ci siano molte famiglie giovani con molti bambini pronte ad acquistare qui. I prezzi non saranno certo bassi.
La demografia difficilmente aumenterà a Bologna. Si può prevedere che oggi aumentino solo le bolle speculative che lasceranno (come stanno facendo visti gli alti numeri di fallimenti fermi giuridicamente nel nostro tribunale) macerie e bombe ben più gravi di quelle lasciate dalla seconda guerra mondiale.
Dopo e grazie alla Resistenza dei cittadini bolognesi la politica e la democrazia sono sorte ed hanno dato vita ad alcuni settori pubblici molto rinomati nel mondo: quello scolastico con il settembre educativo; quello sanitario all’avanguardia; quello urbanistico portato ad esempio in tutto il mondo. Ma tutto ciò era considerato e sentito dagli amministratori, come dice la Costituzione, un bene pubblico.
Ora non è più così: un’amministrazione che foraggia la scuola paritaria e non si preoccupa di ascoltare i cittadini che hanno promosso e vinto un referendum; una sanità che è per lo più convenzionata e nella quale si stanno perdendo, anche per anzianità, i poli di eccellenza, ma nella quale la programmazione edilizia si è fatta importante e spesso l’inefficienza di sistema trapela da tutti i pori (per esempio dopo i lavori per l’ampliamento dell’Ospedale Maggiore oggi si prevede di diminuire l’area a verde attorno con l’aumento di inquinamento e congestione di traffico che non sarebbe certamente auspicabile per un ospedale – lo stesso fra l’altro è avvenuto e sta avvenendo vicino ad altri ospedali, vedi Bellaria, S. Orsola…); una gestione urbanistica che non ha più il respiro culturale degli anni Sessanta e nella quale la speculazione e le scelte dei privati e della finanza regnano sovrani.
In fondo la scelta di cittadini che si impegnano ancora in comitati o in gruppi cerca solo di contrastare questa evoluzione malata della politica. Tuttavia non è ascoltata quando non è in linea con i dettami speculativi e finanziari. Riusciranno ad essere ancora abbastanza R-esistenti?