Ma la partita per il governo è un'altra cosa

26 Marzo 2018 /

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di Luigi Ambrosio
Dal discorso di insediamento di Maria Elisabetta Casellati, appena eletta presidente del Senato grazie all’accordo tra centrodestra e Movimento 5 Stelle, si può comprendere quale sarà la strategia di Berlusconi per non morire stritolato dalla tenaglia rappresentata da Salvini e da Di Maio.
Un discorso ecumenico, in cui ha sottolineato la necessità del riconoscimento reciproco tra le forze politiche, ha lodato il presidente Mattarella e il presidente emerito Napolitano, e quest’ultimo non è un dettaglio data la natura del discorso che Napolitano aveva tenuto il giorno prima inaugurando i lavori del Senato.
La responsabilità del governo spetta ai vincitori, Movimento 5 Stelle e centrodestra, aveva detto Napolitano. Bisogna ascoltare il Quirinale, aveva aggiunto. E occorre garantire continuità nel rapporto con l’Europa, aveva sottolineato. Parole i cui contorni si definiscono ancora di più ora, illuminati dai fatti successivi.
Casellati rappresenta in pieno la linea della continuità chiesta da Napolitano, in sintonia con Mattarella. Il rischio che si vuole evitare, al Colle, sarebbe quello di un governo sovranista composto dal Movimento 5 Stelle alleato di una Lega che rompesse davvero con Forza Italia. Se la preoccupazione delle Istituzioni è legata a una visione generale, il coincidente interesse di Berlusconi è legato alla sua personale sopravvivenza politica. Il capo di Forza Italia è deciso a resistere il più possibile tenendo legato a sé Salvini.

L’ostacolo è dato dal fatto che nel Movimento 5 Stelle in tanti, forse in troppi, non sopportano l’idea di condividere il potere con Berlusconi, anche se assumesse una posizione defilata. Già votare Casellati, avvocata di Berlusconi, pasdaran dell’idea della giustizia propria del suo cliente, è una scelta che consegna per sempre la verginità politica grillina al passato.
E infatti, da Grillo in giù è tutto un sottolineare la figura ortodossa di Roberto Fico, neo presidente della Camera, e un sorvolare sull’accordo raggiunto al Senato. Un governo con Forza Italia, però, sarà più difficile da far digerire agli elettori, nonostante le abili operazioni di marketing politico dello staff della Casaleggio & Associati.
Nessuno può davvero sapere davvero cosa accadrà. Per ora, ci sono solo alcuni elementi certi. Lega e 5 Stelle sono idonei e pronti a governare insieme ma Salvini fatica a rompere subito con Berlusconi, anche perché si trasformerebbe nell’azionista di minoranza di un Governo giallo verde mentre oggi è l’azionista di maggioranza della coalizione di centrodestra.
Berlusconi ha dovuto subire il gioco al Senato, è a un passo dalla fine e non è più il leader del centrodestra ma prova a resistere. Per farlo, cerca di rendersi indispensabile agli occhi del Quirinale e dei poteri che temono un governo sovranista Lega 5 Stelle.
Il piano B berlusconiano rimane il governo di minoranza appoggiato dal Partito Democratico. Ma si dovrebbe contare sulla contemporanea disponibilità del Pd e di Salvini. Difficile.
Questo articolo è stato pubblicato da Radio Popolare il 24 marzo 2018

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