di Paolo Flores d’Arcais
Con il cinico opportunismo dei reazionari, la destra di Salvini-Berlusconi-Meloni sta manovrando con il vento in poppa. Perché il M5S sembra attratto dalla sirena, malgrado sia noto che ha coda di caimano. È la linea di Giuliano Ferrara, che è sempre stato il cervello più lucido del berlusconismo (e ne ha considerato il renzismo figlio naturale e prediletto): un accordo destra (tutta)-M5S, con premier Giovanni Maria Flick (ministro anti Mani pulite, la scelta più sciagurata di Romano Prodi).
Il primo step sembra sia pronto per essere imbandito: presidenza della Camera a Fico o Fraccaro, del Senato alla Bernini o Romano o Gasparri (non è “scherzi a parte”). A questo punto un accordo di governo tra Di Maio e la destra (tutta) diventerebbe l’ordine delle cose, l’attrazione newtoniana. Il braccio di ferro sul premier sarebbe feroce e flautato, ma tirarsi fuori dalla pania sempre più difficile. Per entrambi i promessi, ma per i grillini più che per i salvuscones. E per il M5S, che finisse in governo o in rissa sui gradini dell’altare, con successive elezioni in clima impregiudicabile, inizierebbe il declino.
Senza ricorrere a Nostradamus: i cinquestelle perderebbero tutti i voti dei cittadini in rivolta per giustizia e libertà, gli resterebbero solo gli enragés delle partite Iva, ma in quest’orizzonte Salvini (e Berlusconi!) sono i pesci nell’acqua, i grillini di “onestà” finirebbero naufraghi.
Non vogliono essere né di destra né di sinistra, prosit, ma i valori che orientano l’azione, e le scelte ineludibili se non stai sull’Aventino, hanno spessore materiale, impasto di interessi, o stai col privilegio o con l’eguaglianza, e non solo Berlusconi, ma anche Meloni e Salvini, come tutti i lepenismi e il secolo scorso i fascismi, si rivelano al dunque scherani e ascari e gattopardi del privilegio.
Con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato scattano le trappole o i barlumi di speranza. Se i cinquestelle non vogliono infilarsi nella tana dell’elefantino-volpe dovrebbero avere la lungimiranza e l’audacia dell’iniziativa, anziché della rimessa e del piccolo cabotaggio: propongano loro nella trasparenza dell’urbi et orbi: la Camera per Fico e il Senato (il cui presidente deve essere di super garanzia, sostituisce il Presidente della Repubblica in stato di impedimento) per Luigi Zanda. Era il capogruppo Pd, Renzi lo detesta ma quel che resta del suo partito in parlamento non potrebbe dire di no. E magari partirebbe un altro film, anziché “I nuovi nuovi mostri”.
Questo articolo è stato pubblicato da Micromega Online il 21 marzo 2018