di Silvia R. Lolli
Giovedì 8 febbraio 2018 si svolge il quarto incontro dei Parteciprati; i cittadini cominceranno a disegnare il loro progetto finalizzato all’individuazione della destinazione futura dello spazio dismesso dall’esercito dei Prati di Caprara. Come si evince dal sito, che dà puntualmente il resoconto del processo partecipativo (con tutti i materiali finora presentati) e dopo aver raccolto informazioni (2° e 3° incontro in assemblea plenaria) da consulenti e istituzioni e associazioni interessate all’area, i cittadini esprimeranno le loro: idee, competenze, immagini, desideri e sogni.
Partecipazione è una parola importante in democrazia, sia essa passiva (di proposta, di voto, cioè delega rappresentativa), sia più attiva come in questo caso: proposta che va oltre la pura discussione, ma vuol dare qualcosa in più per il bene comune. A fianco della partecipazione ci sta l’ascolto, vero, in un Paese democratico. Qui sta la questione importante che si presenterà in tutti i suoi aspetti e conflitti al termine di questo processo.
I cittadini si sono impegnati; il comitato RigenerazioneNoSpeculazione ha dapprima raccolto firme, le ha portate agli organi politici della città, poi nel silenzio assoluto, risposte non ne sono state date se non dai giornali in forma diremmo indiretta, ha deciso di organizzare in modo estremamente scientifico un processo partecipativo cercando di ampliare il coinvolgimento, cioè la partecipazione attiva, a un numero di cittadini sempre maggiore.
Questo è avvenuto nel solito clima indifferente della stampa cittadina: quanto è stato l’interesse dei giornalisti verso il processo? Molto poco; solo incapacità di fare inchiesta? Oppure non voglia di andare un po’ più in là di avvenimenti separati e poco appetibili economicamente, se visti da altri punti di vista? Intanto sono continuati articoli sulle varie destinazioni dell’area, che tra l’altro sono state smentite ascoltando per esempio l’architetto Giuseppe De Togni dell’UI Progettazione Urbanistica del Comune di Bologna.
I giornali danno ormai quasi per certo l’investimento di una multinazionale dell’outlet nella zona Ovest dei Prati (articoli vari sul Corriere della Sera a firma Fernando Pellerano), De Togni giovedì 8 febbraio ha invece spiegato che non c’è stata alcuna proposta pervenuta al suo ufficio. Parteciprati è un evento che in altri tempi avrebbe avuto molto di più spazio nella cronaca cittadina, ma oggi il manovratore si deve lasciare manovrare da solo, meno si disturba meglio è. Anzi, anticipare scelte univoche sui giornali e dimenticare i contrasti, può aiutare a far dire che la cittadinanza è d’accordo, che si è ascoltata, magari in riunioni di quartiere in cui ormai si sa che le voci contrarie non contano, l’ascolto c’è, ma se la decisione si è già presa ad altri livelli, l’ascolto di uno o due cittadini ancora partecipanti cosa conta?
Intanto i cittadini, faticosamente per la vita che si fa oggi, continuano il loro percorso. Si troveranno poi su un’area nella quale, appunto per le pratiche politiche svolte da questa giunta che si protrae da due mandati, si è già deciso un POC e con esso anche la costruzione di una scuola primaria nella zona est dei Prati, confinante con Via Saffi. Sulle domande arrivate, l’architetto De Togni ha spiegato che a breve l’INVIMIT (invitata quale testimone che ha interesse nell’area, ma ha declinato l’invito) ha già deciso un intervento di “bonifica” per verificare la presenza di bombe inesplose e taglierà alberi: quale sia la quantità degli alberi da tagliare non è possibile saperlo. I nostri esperti botanici hanno poi detto che in questa area dismessa vi sono già a dimora spontanea specie di un certo rilievo, quindi si dovrebbe anche sapere la qualità degli alberi che si taglieranno.
Inoltre, non ci sembra sia indispensabile costruire una nuova scuola, dalle risposte avute sembra sia primaria, e con essa una nuova strada che sfocerà su via Saffi, in una zona in cui non ci sono bambini piccoli. Occorre sapere che in previsione futura non abbiamo bisogno a Bologna di nuove scuole, se non per alcuni anni di plessi per le secondarie; i bambini diminuiscono.
Dunque ci chiediamo perché si stanno accelerando i tempi per la costruzione della scuola prima di altri interventi urbanistici privati che, vista l’area del Lazzaretto costruita ma semi ferma per difficoltà economiche dei costruttori, saranno certamente spostati nel tempo?
Ci permettiamo di sottolineare una volta di più che c’è una nuova legge regionale sull’urbanistica che ricorda il non consumo di suolo, ma solo su ciò che si deve ancora pianificare. Il POC della zona è stato approvato nel 2016 e, se non si farà nulla per tre anni, decade. Se invece si costruisce la scuola, si può ancora avere una finestra temporale per edificare completamente la zona.
È dunque importante secondo noi che si lasci disegnare ai cittadini oggi tutta la zona dei Prati di Caprara e non solo una parte, escludendo la zona in cui si prevede un primo intervento di bonifica. Dunque il percorso avviato con il world café del 18 gennaio 2018 – percorso di conoscenza e di esplorazione svolto a 20 pietre in Via Marzabotto, con due incontri di approfondimento alla presenza di esperti del comitato scientifico di Parteciprati (25 gennaio) e testimoni invitati (8 febbraio) presso il teatro della parrocchia di Cristo Re – continua giovedì 22 febbraio. Ne consegue che si potranno ritrovare per avviare il disegno dei Prati, cioè il lavoro di progettazione che si concluderà l’8 marzo, giornata importante non solo per le donne, ma anche per richiamare l’idea di una politica nuova che, proprio partendo dalle donne, potrebbe finalmente attivarsi.
Con l’incontro del 22 marzo il laboratorio partecipato consegnerà al comitato RigenerazioneNoSpeculazione, alla cittadinanza, cioè anche agli organi politici, il suo disegno di un’area importante del Nord-Ovest della città.