di Alessandra Daniele
“Abbiamo fatto anche cose buone” – Alessia Morani, renziana del Pd
Il Movimento 5 Stelle ha vinto il ballottaggio col Polipo delle Libertà a Ostia, il Trono di Spada. Il Pd non s’era neanche qualificato. È logico che proprio quest’anno il ministro dello Sport, Luca Lotti, sia un renziano. Che il Pd si proponga come “argine” al fascismo è grottesco, almeno quanto l’autodifesa di Minniti dalle accuse (tardive) dell’ONU sui campi di concentramento libici.
Il Pd ha sistematicamente sbancato tutti gli argini al fascismo, e adesso è logico paghi almeno le conseguenze elettorali della marea nera alla quale ha consegnato il paese. Il 40% preso alle elezioni europee meno di 4 anni fa sembra ormai lontano un quarantennio. Viene da chiedersi se sia davvero accaduto, o sia soltanto un falso ricordo stile Blade Runner.
Il tentativo del Pd di rappattumare attorno a sé brandelli del defunto Ulivo è patetico quanto inutile. Chiunque degli Scappati di casa si rivenderà al Cazzaro perderà tutto il proprio già esiguo consenso elettorale, che gli deriva solo dall’essersene allontanato. L’unità che Veltroni invoca sarebbe in realtà un omicidio-suicidio collettivo, come d’altronde tutte le sue iniziative politiche. Chi sarà a raccogliere i frutti della pressoché certa disfatta Pd alle elezioni nazionali?
Il test di Ostia dice poco, dati anche i seggi blindati, e la bassissima affluenza. Il Movimento 5 Stelle s’è dimostrato incapace di riassorbire l’astensionismo come sperava. Dopo l’approvazione alla Camera del Cacarellum, i grillini s’erano vantati d’aver concluso questa legislatura esattamente come l’avevano cominciata: in piazza a protestare, senza rendersi conto di quanto questo fosse un’ammissione di fallimento.
In 5 anni di attività parlamentare non sono riusciti a cambiare praticamente nulla, non hanno fatto nessuna reale differenza, la “scatoletta di tonno” è rimasta ben chiusa, e loro si sono ritrovati fuori a cercare di arringare una piazza che per metà neanche gli appartiene più. Data la lezione della sconfitta siciliana, adesso il M5S prova a correre ai ripari, abbandonando almeno in parte il suo voto di castità.
Dopo Cernobbio, Luigi The Mayo s’è precipitato a baciare anche l’ampolla del Dipartimento di Stato USA, assicurando che in realtà il Movimento non ha nessuna intenzione di uscire dalla NATO né dall’Euro, ed ha aperto alle alleanze post-voto, purché chiamate con un altro nome: accordo sul programma, fiducia tecnica, sostegno esterno, insomma una di quelle belle formule da Prima Repubblica tipo le convergenze parallele e la non-sfiducia.
Questa è già una notevole svendita della loro intransigenza. Basterà? Quanto ha fatto la destra berlusconiana alle elezioni siciliane, tutto compreso? La risposta è 42%. Abbastanza per governare anche senza Renzi. C’è un Biscione che ci aspetta. Fin da quando eravamo bambini, come il clown di It. È il più fascio del reame.
Renzi e Grillo hanno tentato di battere Berlusconi al suo stesso gioco, ma finora hanno fallito. Berlusconi è più bravo nella raccolta indifferenziata di voti fascio-leghisti e fascio-mafiosi, perché lo fa dal 1994, col suo Polipo delle Libertà. Berlusconi è più bravo nella televendita d’illusioni, perché lo fa di mestiere dal 1978, col suo piccolo impero mediatico.
La sfida tra Fazio e Giletti non l’hanno vinta né Fazio né Giletti, l’ha vinta Rosy Abate su Canale 5: 20% di share, 5 milioni di audience.
Berlusconi è ancora il demiurgo del nostro sub-universo, e ha già riaperto la campagna elettorale, che passerà ancora una volta davanti alla telecamere.
Perché, come dice De Silva, chi si rivede non muore mai.
Questo articolo è stato pubblicato da Carmilla online il 20 novembre 2017