Bologna: sport al Porto Saragozza – Seconda parte

20 Novembre 2017 /

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di Silvia R. Lolli
L’incontro sullo sport al Porto Saragozza ci è apparso, e forse ancora più di altri, l’ennesimo momento in cui l’amministrazione chiede un consenso su ciò che si è già deciso. Si costruisce così oggi il patto di collaborazione con i cittadini: è solo un consenso su ciò che si propone, cioè che ha già avuto altri tavoli di decisione. Al cittadino viene chiesto qualcosa di residuale e viene qui informato; si potrebbero chiamare incontri di “informazione consensuale” e non di partecipazione.
Sulla questione Stadio Comunale, centrale per il quartiere Porto, l’assessore ha spiegato che non è stato ancora presentato il progetto finale, quello per la sostenibilità economica; il Bologna FC ha presentato soltanto, in Sovraintendenza, il progetto architettonico e ne ha avuto l’approvazione; ha poi ricordato che con il Governo si stanno approfondendo gli aspetti sulla nuova legge sugli stadi, che prevede cambiamenti nelle procedure urbanistiche e tecnico amministrative; inoltre:

“L’ipotesi dell’Antistadio non dovrebbe essere portata avanti… può darsi che ci chieda (il Bologna) di fare l’ampliamento dei parcheggi e l’uso di altri spazi per il pre-partita… ad oggi la pista di atletica non dovrebbe subire cambiamenti… Il piano urbanistico è il nostro faro e non cambieremo con le proposte che ci vengono fatte”.


Nessun cenno per la destinazione delle palestre sotto le tribune dello Stadio, però l’ultima frase ci ha colpito sia perché a breve dovrebbe essere approvata la legge regionale urbanistica che toglierà definitivamente l’uso dei piani regolatori, sia perché sta per partire un processo partecipato promosso ed organizzato in proprio dai cittadini sulla destinazione futura dei Prati di Caprara: il ParteciPrati. Sul Cierrebi ancora fra il già detto e il non ancora detto:

“l’ipotesi (non proposta progettuale) della nuova proprietà è la riqualificazione dell’impianto sportivo con cessione all’amministrazione; per il progetto per la costruzione di un supermercato (di mq. 2.500) abbiamo chiesto alla proprietà di mettersi in stand by e la proprietà ha accolto la richiesta (il supermercato va al posto dell’attuale piscina);… si attende la legge sugli stadi, perché il progetto è per l’area più ampia… sul Cierrebi è partita la nuova gestione che è stata scelta dalla proprietà non dal Comune… durerà negli anni? Non si sa, dipende dalla proprietà, è una struttura con alti costi di gestione; che cosa farà la proprietà?… E’ stato avviato un tavolo di lavoro con alcune realtà sportive… gestione per 2 anni, 31/12/19. Fino agli europei di calcio non partiranno i cantieri… il progetto dello Stadio vuol dire fare un progetto più complessivo”.

Abbiamo dunque chiesto in merito alla destinazione del centro Corticelli che avrà a questo punto un notevole peso nella vicenda sempre più complicata e poco chiara, nei tempi dei diversi accordi, compromessi e acquisti definitivi, della rigenerazione Stadio.
Conoscendo i documenti datati 2009, convenzione stipulata davanti ad un notaio fra un’associazione temporanea d’impresa (composta da ben 5 soggetti, di cui due non sportivi) ed il Comune di Bologna, abbiamo chiesto perché in quel documento nel quale le migliorie avevano tempi stabiliti (tre-quattro anni?) e si prevedevano penali, non si parla mai di project financing; invece oggi sappiamo che questo centro ha in essere un project financing (fra quali soggetti?) ed i lavori si devono ancora concludere. Abbiamo anche chiesto com’è la situazione del gestore dello spazio bar, visto che in pochi anni c’è continuamente una nuova gestione che fra l’altro sta occupando lo spazio verde antistante la rotonda Romagnoli ed in estate dà fastidio alle abitazioni vicine.
Nessuna risposta in merito dall’assessore Lepore. E’ intervenuto soltanto il gestore attuale; ci ha edotti che i lavori sono in ritardo e che il project financing è conseguente, cioè avviene con la convenzione (ci piacerebbe sapere chiaramente quali sono oggi i reali soggetti dell’associazione temporanea d’impresa; gli stessi del project financing?). I gestori hanno fatto lavori (campi di calcio soprattutto; oggi, dopo che il Bologna FC non li usa più, sono a disposizione di tre nuove scuole calcio e ci sono ancora spazi liberi durante la settimana!) per € 1mln e 1/2. Ha poi sottolineato che questo è l’unico centro che ha parcheggi propri e gratuiti e sono stati costruiti da loro; sono parcheggi che i residenti utilizzano, quindi non hanno di che lamentarsi.
La non risposta da parte dell’amministrazione ci pone le solite questioni, oltre alla specifica su chi realmente ha fatto il project financing, perché ci sembra che l’associazione temporanea d’impresa non esista più: dov’è la politica sportiva di Bologna? Quali controlli e conoscenze hanno gli uffici, se sono abitati ancora, della situazione? Perché continuare a dare a gestori esterni all’amministrazione tutta l’impiantistica pubblica e per un numero di anni sempre maggiore?
Dopo l’intervento dell’assessore sul progetto di raccolta fondi per dotare tutte le palestre scolastiche di defibrillatori così da offrire strumenti importanti sia per le scuole, sia per l’utenza sportiva, l’incontro è poi terminato con l’intervento del gestore delle palestre scolastiche per l’ente di promozione sportiva ASI.
Ricordiamo che attualmente l’ASI ha in gestione la piscina dello stadio Comunale di 50 mt, insomma l’ex scoperta e che gli enti di promozione sportiva, ben 14 in Italia, sono nati dalle costole dei partiti della prima Repubblica e che attualmente hanno ancora collegamenti con le diverse aree di partiti o movimenti politici.
Il suo intervento, molto lungo, non è stato per fare domande, ma solo per spiegare i loro interventi di manutenzione ordinaria nelle palestre scolastiche, i cui spogliatoi e bagni soprattutto sono molto fatiscenti; per queste opere hanno avuto riscontri positivi dai Dirigenti scolastici e da chi fa i loro corsi; ha poi spiegato che ha dotato già tutte le palestre scolastiche in cui fanno i corsi con i defibrillatori e i loro istruttori, ma soprattutto i custodi, hanno fatto i corsi, così da garantire sempre qualcuno che li sa usare.
In conclusione l’incontro ci ha lasciati ancora una volta insoddisfatti, ma anche preoccupati per continuare a verificare che ormai è inutile parlare di impiantistica sportiva pubblica e privata.
Ormai si è consumata completamente la falsa identificazione di un privato sociale che prendeva il posto del pubblico per la gestione di impianti pubblici su suolo pubblico; abbiamo da sempre sostenuto la poca sostenibilità di questa scelta, produttrice soltanto di perdite economiche e soprattutto politiche, ma in linea con le nuove linee di liberalizzazioni condite con la declinazione di Welfare society.

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