di Mauro Zani
Nell’attuale momento storico dove s’è ormai imposto un pieno totalitarismo liberista, come forma di dittatura sulla politica, è, a mio avviso vano e sterile cercare di manovrare all’interno delle coordinate dettate, esplicitamente o implicitamente, dalla sua inesorabile logica.
Insomma continuare a giocare con carte truccate porta alla sconfitta “reale” sul piano dei valori e dei principi sociali fondamentali per una forza di sinistra, anche quando si dovesse formalmente vincere. Dato che la contrapposizione culturale, teorica e pratica non si è avuta,fino ad ora, restano solo due strade.
Quella del PD che segue come l’intendenza i dettami della dittatura liberal/liberista entro un progetto di trasformismo denominato centro-sinistra e quella di chi guarda con speranza e comunque ardimentosamente, pericolosamente verso “nuove vie della seta” per la sinistra, nell’unico modo possibile.
Ripartire daccapo. Forse dal livello zero Ritentare ancora. E’ quest’ultima una posizione ultra minoritaria che impone di fermarsi, prendere fiato e cercar di ripartire su basi diverse, radicalmente diverse, rispetto all’esperienza della sinistra comunista e socialdemocratica del novecento.
Per questo, al netto di qualche simpatia per i tentativi in atto a sinistra (del PD naturalmente) faccio fatica a ragionare in termini di razionalità politica a corto respiro. Non so bene a cosa serva. Non vedo dove porti una manovra classica entro le attuali coordinate.
Chi vuole ottenere peso politico ed elettorale per fare pressione sul PD e togliere dal campo Renzi e il suo arruffato trasformismo come condizione per ricostruire un centro-sinistra mi sembra rimanere del tutto interno alla realtà, sociale, politica psicologica plasmata da trent’anni di liberismo.
Alla fine anche se quest’operazione, dovesse andare (molto parzialmente) in porto, del ché è lecito dubitare, non farebbe altro che consolidare gli imperativi ideologici dell’attuale dominio dei poteri globali (per dirla sbrigativamente).
Tante volte ho detto a coloro che si ostinano ad intervenire su questa sottospecie di intermittente blog che c’è da intraprendere una traversata nel deserto. Necessariamente minoritaria ma non per questo priva di una sua interna e forte verità. Il coraggio di osare lasciandosi alle spalle il bagaglio di un passato che non passa, guardando oltre ogni attuale contingenza.
Oltre i limiti imposti da sistemi politici resi obsoleti da ormai tanto tempo. L’efficacia politica oggi mi sembra risiedere in un immersione, senza zattere di salvataggio, nei problemi sociali del nostro tempo con il coraggio di cercare di erodere i miti e gli idoli che sono stati imposti come diffuso senso comune.
Via e fuori dal senso comune è la prima condizione per ritentare la scalata verso una società di liberi ed uguali. Anche continuando a sbagliare. Ma ritentare occorre. Cosa vuol dire in termini pratici? Di prassi politica?
Secondo il mio, sempre provvisorio, parere converrebbe operare sul medio lungo periodo. Esempio, entro questa visione, da qui alle elezioni non c’è tempo né per seminare né per raccogliere. L’uva è del tutto acerba. Conviene, converrebbe puntare più in alto.
Persino saltare un giro dando forza eclatante al “partito” delle schede bianche. Condizione forse per presentare una lista civica nazionale, un’alleanza tra cittadini, al prossimo giro di boa elettorale che, con ogni evidenza, ci sarà nel giro di non molto tempo. E farlo, necessariamente con i protagonisti, la classe dirigente, che potrà formarsi nel frattempo.
E da lì ripartire dividendo la destra dalla sinistra in modo netto, alfine democratico in senso pieno e “reale”, per ricostituire l’autorità della politica basata sull’autorevolezza degli attori sociali. E tra questi il ruolo, finalmente e politicamente centrale e trainante della classe sociale maggioritaria dopo la proletarizzazione della classe media.
E’ un modo per non rassegnarsi. Per dirla in gergo mercatista :votiamo scheda bianca perché sul mercato della politica non c’è alcuna nuova offerta all’altezza delle prove ardue del presente e del futuro.
E intanto stiamo ventre a terra sui cosiddetti territori con un attivismo centrato su piccoli parziali successi che possano aggregare dal “basso” per far crescere idee nuove, proposte politiche non ancora elaborate.
Follia?
Questo articolo è stato pubblicato sul blog di Mauro Zani l’11 ottobre 2017