di Massimo Pillera
E’ la matematica che, sola, può interpretare il panico di Beppe Grillo in questa fase storica nella quale, più che un leader politico appare un “bersaglio mobile” su cui si accaniscono tutti i cecchini di regime. La matematica che Grillo ha sfidato come nel passato fecero i Babilonesi, gli indiani, i greci, gli egizi, cioè quella seria, non quella dei numeri relativi ai voti, alle percentuali e ai sondaggi che, credo, interessino poco Grillo così come erano ignorati per la loro “riproducibilità tecnica” dal filosofo della scienza Gian Roberto Casaleggio (sono sicuro che un giorno lo si studierà nei libri dei licei), ed oggi dal figlio Davide. Il dilemma matematico ancora irrisolto del come riprodurre una forma in multipli superiori senza intaccarne la “morphe'”, cioè la sua essenza.
Per capire, quanto sia logica e determinante questa sfida verso l’ignoto e l’irrisolto che al pari delle rette parallele che non si incontrano mai, rappresentano delle vere e proprie incursioni nella politica di altri grandi statisti nel recente passato, bisogna affermare che la visione di Grillo, Casaleggio e qualche professore di fisica in quel di Zurigo è partita sempre da un presupposto che creerà – cito dalla postfazione di Grillo nel libro “Regime” del 2004 – “un Movimento di un milione di persone”. Quindi scientificamente e concretamente crearono un Movimento – in matematica un cubo – che potesse successivamente e con piccoli aumenti diventare un cubo grande (per un milione di indignati), ma identico nella sua forma a quello iniziale dove sperimentare il cosiddetto “rovesciamento della piramide” e la democrazia diretta dei cittadini.
Il punto è che di cubi, ne sono nati almeno otto o quantomeno se ne è creato uno grande otto volte l’originario. Allora gli aumenti matematici per ottemperare l’aumento delle linee che in politica si traducono in “agire per approssimazioni successive” hanno deformato il cubo iniziale e anche il risultato finale del multiplo… inevitabilmente e come la matematica afferma inesorabilmente arrovellandosi da secoli su questo tema. Creiamo allora gli algoritmi. E’ stata l’unica risposta che si poteva dare in emergenza. Gli umani algoritmi, affidati a macchine che di per sé sono enti incapaci – i computer e la stessa rete con le sue derive social – si stanno rivelando inutili a governare questa complessa irrisolvibilità insita nella sfida affrontata da Grillo.
Di fronte a questa insolubilità non ci si può arrendere. E Grillo, forse anche con un po’ di stanchezza (la sua frase sui giornalisti non è da Grillo, ma sembra più da barzelletta nelle parole crociate), si deve trasformare in teorico matematico, destinato a incagliarsi negli algoritmi troppo umani e spesso calibrati su tentativi ed errori e quell’empirismo che in politica e soprattutto nella attuale politica determinano funzioni ed equazioni che si dimostrano, a volte farlocche. L’irrisolvibilità resta sul campo come la determinazione di chi lotta all’insegna del motto “Troveremo una soluzione…l’abbiamo sempre fatto!” celebre frase di Interstellar. Grillo, però, sa benissimo e la visione di Casaleggio era chiara: trovare la soluzione cercandola non equivale a “Abbiamo la soluzione! Eureka!”. Infatti lo slogan del M5S è sempre stato “Non ci arrendiamo mai!”, oltre naturalmente all’arci abusato “Onestà!”.
Quindi il nostro Beppe, alias Pitagora, dovrà ancora indugiare nella paziente ricerca senza sosta, perché il CUBO multiplo non potrà mai mantenere la forma di quello iniziale, lo sanno anche i ragazzi a scuola, allo stesso modo di come le rette parallele non si incontreranno mai in un punto, ed il tempo non gioca a suo favore… anzi… non c’è.
Questo articolo è stato pubblicato dal FattoQuotidiano.it il 23 settembre 2017