di Beppe Scienza
In Italia l’industria parassitaria del risparmio gestito ne pensa una più del diavolo. Uno dei pilastri della Buona Scuola renziana, che ribattezzerei però in Peggior Scuola, è l’alternanza scuola-lavoro. Apparentemente sensata, è subito risultata sballata per vari motivi, in particolare la mole di ore previste. Ma chi s’immaginava che servisse anche da supporto per i venditori di fondi, polizze e affini?
Non bastava quanto riferito da uno studente del liceo classico Massimo d’Azeglio di Torino che lamentava di essersi sentito decantare la previdenza integrativa al sedicente “Museo del Risparmio” (Il Fatto Quotidiano del 9-11-2016), appunto nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro.
Con l’inizio dell’anno scolastico 2017-18 ne è venuta fuori un’altra. È il recente protocollo d’intesa fra il Forum Ania-Consumatori e il Sindacato nazionale agenti di assicurazione (Sna). Studenti dell’ultimo triennio delle medie superiori passeranno non poche ore in agenzie d’assicurazione. Molte scuole sono in difficoltà per raggiungere la caterva di ore richieste dall’alternanza scuola-lavoro e quindi tutto fa brodo.
Come si svolgeranno tali stage? Leggendo le finalità pubblicizzate, come non essere d’accordo sulla “educazione in materia assicurativa per un mercato più evoluto e consapevole” o sul “facilitare l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro”? In realtà è in atto semmai una contrazione dei posti proprio nel settore delle agenzia d’assicurazione, ma non è questo il punto.
Sapendo però come funziona l’Italia, c’è infatti d’aspettarsi, per cominciare, un lavaggio del cervello in tema di previdenza. Perché gabellandoli per previdenziali diventa facile rifilare prodotti con cui gli assicuratori hanno solo da guadagnare i clienti solo da perdere.
Ma ci si può anche attendere che gli agenti di assicurazione spieghino allo studente in agenzia che, se i genitori gli vogliono bene, devono subito intestargli un piano individuale previdenziale. E se vogliono bene a se stessi, devono sottoscriverne altri due loro medesimi. Tre piccioni con una fava.
Questo articolo è stato pubblicato dal FattoQuotidiano.it il 21 settembre 2017