di Alfiero Grandi, vicepresidente Coordinamento democrazia costituzionale
La legge elettorale torna di attualità perché nessuno può assumersi apertamente la responsabilità della mancata approvazione senza pagare un prezzo politico pesante. Non fosse che per finzione, la legge elettorale tornerà in discussione. Una nuova legge elettorale è indispensabile dopo il referendum del 4 dicembre 2016, che ha bocciato la manomissione della Costituzione e l’affossamento del Senato, che è rimasto elettivo.
Il presidente della Repubblica ha chiesto al Parlamento di approvare una nuova legge elettorale prima delle elezioni ed è ridicolo giustificare il fallimento del tentativo che ha coinvolto i maggiori partiti, con un incidente parlamentare importante ma non tale da giustificare un voltafaccia. In realtà Matteo Renzi non reggeva più le critiche del fronte maggioritario e ha colto l’occasione per mandare tutto all’aria.
Il 6 settembre la Commissione della Camera riprenderà l’esame della legge elettorale. Occorre vigilare per ottenere una nuova legge elettorale, evitando che diventi una soluzione peggiore del problema che dovrebbe risolvere.
Nell’opinione pubblica permane una sottovalutazione dell’importanza della legge elettorale, che invece dovrebbe avere i suoi capisaldi scritti nella Costituzione, così da evitare – come è accaduto più volte – che tra Costituzione e legge elettorale si aprano contraddizioni su cui sono intervenute le sentenze della Corte. Purtroppo tardive, visto che abbiamo votato tre volte con il Porcellum prima che fosse dichiarato incostituzionale.
Al momento dell’incidente parlamentare a giugno il modello elettorale di riferimento era quello tedesco. In Germania però sono previsti due voti dell’elettore sulla stessa scheda, uno per scegliere il parlamentare nel collegio, l’altro per scegliere il partito o la lista, mentre nella versione italiana il doppio voto era sparito. Ma la diversità di cui ci sarebbe bisogno in Italia, vista la crisi dei partiti ridotti a strumenti dei capi, è la possibilità per gli elettori di scegliere direttamente tutti i parlamentari. La proposta di legge elettorale, al momento dell’incidente, prevedeva invece che i parlamentari fossero nominati dai capi partito, quindi dipendenti da loro.
Il Parlamento invece deve rispondere ai cittadini e rappresentarli, altrimenti la sua credibilità, quindi la sua centralità istituzionale prevista dalla nostra Costituzione, verrebbe compromessa. Potrebbe così tornare un disegno politico centralizzatore e autoritario, in sostanza presidenzialista, sconfitto il 4 dicembre con il referendum. Silvio Berlusconi fa circolare la proposta di una ulteriore modifica al sistema tedesco, introducendo un premio alla coalizione per avere la maggioranza parlamentare anche senza la maggioranza dei voti, in aggiunta alla soglia di sbarramento. Tornerebbe in sostanza il Porcellum.
Circolano altre ipotesi di premio, più pudiche, che però essendo inadatte a garantire una maggioranza parlamentare, sembrano un avvicinamento graduale verso il premio di maggioranza vero e proprio. La proposta di legge naufragata era già un sistema elettorale Ogm, se venisse aggiunto anche il premio di maggioranza cadrebbe ogni parentela con il sistema tedesco.
Abbiamo convocato un’assemblea nazionale alla Camera il 2 ottobre, sul modello di quella dell’11 gennaio 2016 che lanciò il No nel referendum costituzionale per accendere un faro su quanto sta avvenendo e per evitare che prevalgono interessi e tattiche dei capi partito.
La legge elettorale è decisiva per le decisioni politiche ed economiche da prendere. Solo un Parlamento rappresentativo dei cittadini può garantire decisioni prese nel rispetto dei diritti previsti dalla Costituzione, bloccando nuovi stravolgimenti. Tutti i parlamentari debbono essere eletti e debbono rispondere alle elettrici e agli elettori del loro operato, questo può avvenire con modalità diverse: con collegi piccoli o con il voto di preferenza.
Deve essere rispettata l’uguaglianza del voto. Non si può andare oltre una soglia ragionevole di sbarramento, tanto meno aggiungere un premio di maggioranza che regalerebbe a una minoranza di elettori la maggioranza in Parlamento. Il risultato si può ottenere in modi diversi, sia con il voto alle liste sia con una graduatoria dei collegi sulla base delle percentuali ottenute dai singoli. Il nostro obiettivo è garantire che siano gli elettori a decidere, evitando di regalare con un trucco contabile la maggioranza parlamentare a una minoranza di voti.
Questo articolo è stato pubblicato dal FattoQuotidiano.it il 18 agosto 2017