Libere: il film che parla della Resistenza vista dagli occhi delle donne

25 Aprile 2017 /

Condividi su

di Carmen Palma per MiFaccioDiCultura
Il 20 aprile è uscito nelle sale di tutta Italia Libere, il nuovo docufilm scritto e diretto dalla regista Rossella Schillaci. Distribuito da Lab 80 film in occasione della festa della Liberazione, Libere è un racconto sull’emancipazione femminile durante la Resistenza, un ritratto di un’epoca apparentemente lontana che ha ancora molto da insegnarci.
Il documentario raccoglie storie di ogni genere: i momenti di battaglia, il rapporto delle donne partigiane con la società, frammenti di vita quotidiana.

LIBERE un film di Rossella Schillaci from Lab 80 film on Vimeo.

Questo film ha una particolarità: non vedrete volti narrare le vicende che segnarono l’Italia durante il conflitto, non vedrete sguardi segnati da rughe profonde perdersi in ricordi di un tempo lontanissimo. Libere è fatto di tante voci fuori campo, voci flebili e sottili ma cariche di intensità. Niente volti, niente nomi. Solo limpide voci di donne che accompagnano immagini e video d’epoca. Due mani frugano tra le fonti conservate presso l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, recuperando metri e metri di pellicole, vecchi articoli di giornale, fotografie, cinegiornali, documenti personali. Sono le mani della storia, che dispiegano frammenti di vita sotto ai nostri occhi come tanti piccoli quadri.

Quadri da ammirare per la loro incredibile bellezza, ma soprattutto quadri che fanno riflettere. La sola presenza di voci e video non rende la cosa meno intima e più impersonale, ma suggerisce l’idea che non sono importanti i nomi, i titoli, le onorificenze. Ciò che resta sono le azioni, le parole, i sentimenti e il profondo messaggio che queste cose portano dentro di loro.
E soprattutto resta l’idea che queste donne erano donne qualunque, operaie, donne di casa, donne di piccoli paesi, donne di grandi città. Donne che hanno messo da parte tutto non solo per la patria, ma soprattutto per rispondere a una grande sentimento di ribellione che nasceva dentro il genere femminile durante quegli anni. Donne che alla domanda «Perché l’hai fatto?» rispondono: «Perché volevo essere libera».
Rossella Schillaci, con questo documentario, accetta la sfida lanciata da Ada Gobetti ad un convegno del Comitato di Liberazione Nazionale nel 1965. Giornalista, insegnante, traduttrice e partigiana, la voce di Ada Gobetti riecheggia nei primissimi minuti del docufilm. Il suo invito al Comitato fu quello di parlare delle donne e di far luce sulla condizione femminile, ma soprattutto che a farlo fossero tutti, senza distinzione di sesso.
Le storie raccontate in Libere sono le storie di donne che hanno trovato nella vocazione partigiana la strada per la libertà. Libertà da una società fortemente sessista, una società dove le donne potevano aspirare al solo ruolo di moglie e madre. Loro, le partigiane, non si sono arrese.
Come racconta la voce della scrittrice e partigiana Giuliana Gadola Beltrami, il movimento partigiano corrisponde al primo momento di risveglio del movimento femminile in Italia. Le rivendicazioni portate avanti dalle femministe durante gli anni Sessanta, sottolinea la partigiana, rappresentavano la stessa rivoluzione che nacque all’interno di quel piccolo mondo che si nascondeva tra i monti e scendeva in battaglia. Di quelle “piccole rivoluzioni” non se ne parla mai, eppure queste diedero avvio a una presa di coscienza, un aumento di consapevolezza del proprio ruolo nella società.
I momenti raccontati nel docufilm sono tanti. Il semplice atto di fumare una sigaretta in compagnia degli uomini, un momento di parità tra uomo e donne. La reazione dei loro famigliari alla decisione di unirsi al movimento partigiano. Il modo libero di vivere il sesso e l’amore con i compagni. Soprattutto, la difficoltà incontrata durante il Dopoguerra.
Come emerge dal film, la vera battaglia per le donne partigiane cominciò dopo il conflitto. Non c’erano armi da impugnare, ma solo voglia di rimboccarsi le maniche e di riappropriarsi del proprio ruolo. Un ruolo che non doveva essere necessariamente quello di donna di casa. Alcuni racconti hanno dell’assurdo: ad esempio, donne costrette dai propri mariti a rimanere a casa e non presentarsi alle urne per il voto nel 1945. Ancora, donne costrette a lasciare il proprio posto da operaie perché riconosciute come partigiane e, in quanto tali, pericolose. Una donna che si ribella è scomoda e non piace a nessuno.
Alcune di loro si sono arrese, altre hanno portato avanti i propri ideali e la propria sete di libertà diventando così un modello.
Un esempio per tutte le giovani donne di oggi che hanno ancora tanto da combattere.
Questo articolo è stato pubblicato da Art Special Day il 14 aprile 2017

Articoli correlati