"Donne, aspirate all'indipendenza economica": Bianca Pitzorno si racconta

14 Ottobre 2016 /

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Bianca Pitzorno
Bianca Pitzorno

di Noemi Milani
“Come diceva Elsa Morante, la letteratura è trasfigurazione e quindi anch’io ho sempre scritto storie vere e che sentivo vicine. Per questo motivo quasi sempre quelle che racconto sono vicende di donne: ho studiato con altre ragazze e, nonostante abbia due fratelli, fino all’adolescenza i maschi erano ridicoli per me, quasi non esistevano. Al contrario ho sempre conosciuto bene i desideri e le storie delle donne”, racconta Bianca Pitzorno, nel salotto del suo appartamento a Milano.
Autrice di culto per generazioni di lettori, non ama le domande scontate e nemmeno i lettori frettolosi che, dopo aver letto il suo ultimo romanzo, La vita sessuale dei nostri antenati, si chiedono perché la storia abbia un finale che sembra aperto. Preferisce parlare di femminismo, donne e il loro ruolo nella società di oggi, come in quella di ieri.
Il suo ultimo romanzo
“In tanti mi dicono che Ada sono io, invece l’unica cosa che abbiamo in comune è l’anno di nascita”, ammette la scrittrice. “Di tutti i personaggi del romanzo, solo Claudia Eugenia, l’antenata del 1700, è ispirata a una mia vera ava, Donna Lucia. Era una sorta di eroina nella rivoluzione contro i Savoia, figlia unica e non sposata, era diventata inseparabile con una coppia di banditi.

Si racconta che, una volta imprigionata, il re abbia deciso di risparmiarla perché lo aveva divertito: alla domanda sul perché non era sposata, lei aveva risposto che non credeva nel matrimonio, un’istituzione che imponeva la superiorità del marito sulla moglie e che lei stessa non riconosceva in alcun modo la predominanza dell’uomo sulla donna. Recentemente è stata oggetto di studio, in occasione di un libro sulle banditesse in Sardegna, e si è ipotizzato che potesse essere l’amante del bandito da cui era inseparabile.
Quando ho suggerito che invece poteva essere l’amante della moglie del bandito, gli studiosi, uomini colti, mi hanno dato una risposta che non mi sarei mai aspettata. A quei tempi, a loro avviso, non esistevano di ‘quei vizi’. E così è nata anche un po’ per sfida la rivisitazione della mia antenata, che nel libro si chiama Clara Eugenia ed è l’amante di Chiara, la moglie del bandito”.
Donne e sessualità
Un tema, quello della sessualità, che il romanzo affronta in modo quasi spiazzante: antenati omosessuali, donne che si travestono da uomo e segreti di famiglia che restano chiusi nella camera da letto. Non è sempre facile, nonostante il crescente numero di opere che si occupano di personaggi omosessuali e transessuali, immaginare i nostri antenati sotto una luce diversa. Tutti abbiamo avuto delle zie e degli zii single, “chissà quali erano i motivi che li hanno portati a non sposarsi. Magari alcuni di loro avevano relazioni omosessuali o amori non approvati dalla famiglia. Un tempo non si parlava di queste cose, ma sono tantissime le donne che vivevano insieme more uxorio, alcune anche solo per compagnia”.
Prima della rivoluzione sessuale
“Quello che mi interessava raccontare nel mio libro è soprattutto la difficoltà dell’essere donna prima della rivoluzione sessuale. Ognuna a suo modo cercava la libertà”. Come lo zio Tancredi, uno dei personaggi che maggiormente rimane nella memoria dei lettori, sia per la sua figura di mentore della nipote Ada, sia per la sua storia personale: “Per creare il suo personaggio mi sono ispirata a tantissime opere, la donna che si traveste da uomo per seguire l’amato nell’esercito o per questioni ereditarie è molto frequente. Addirittura il Cavaliere di Eon ha cambiato sesso più volte nel corso della sua vita”, ci spiega l’autrice.
Tancredi fa da padre alla nipote Ada, che ignora la vera identità sessuale dello zio. La stessa Ada, rimasta incinta, decide di portare avanti la gravidanza nonostante sia una donna single nell’Italia degli anni Ottanta. Definire l’idea di nucleo famigliare non è facile, ma “come dice la stessa Ada nel romanzo, non esiste la famiglia perfetta”.
Mettere in discussione i “ruoli di genere”
Tuttavia non è il primo romanzo in cui l’autrice mette in discussione i “ruoli di genere” e le regole che per millenni hanno stabilito il rapporto tra i due sessi, anzi fin dagli anni Settanta l’autrice si è occupata di questi temi, affrontandoli in libri dedicati a bambini e ragazzi, come Extraterrestre alla pari. Ma anche opere ambientate nel passato, come La bambina con il falcone, di cui Salani presto pubblicherà una nuova edizione.
Bisogna ricordare che la generazione di Pitzorno è stata la prima a godere degli effetti della rivoluzione sessuale” che ha avuto inizio già nel 1965, con la minigonna e Mary Quant. Quando i Beatles sono venuti in Italia i giornali scrivevano che le ragazze erano diventate puttane, perché erano impazzite e smaniavano per loro. Anche l’influenza delle turiste svedesi è stata importante: venivano in vacanza e avevano relazioni estive coi pescatori. E poi c’erano i film di Ingmar Bergman, il regista di riferimento per i giovani di allora”. Ma anche i romanzi per ragazzine, la cosidetta juvenilia, ha avuto un impatto forte sulla coscienza delle ragazzine degli anni Cinquanta “Bibi, di Karin Michaelis – un’autrice che ha scritto anche romanzi per adulti e i cui libri sono stati messi al bando da Hitler- racconta le vicende di una ragazzina libera, orfana di madre, che se ne va in giro in treno da sola”.
Femminicidio e libertà delle donne
I tempi sono cambiati, non c’è dubbio, ma ancora oggi la sessualità femminile è un tema che fa paura e divide l’opinione pubblica, tuttavia “le donne ricche l’hanno esercitata da sempre senza interessarsi delle opinioni degli altri”. Regine e principesse allora, attrici e cantanti oggi hanno numerosi amanti, cambiano partner di frequente. “Il problema è la libertà economica, le donne ricche non sono vittime di femminicidio. Le donne che vengono uccise dal partner violento di solito tornano da lui per discutere dei figli, dei soldi… Sono dipendenti economicamente da lui. Se una donna ha il suo denaro, può andarsene di casa e trascorrere la notte in albergo”, sostiene Bianca Pitzorno.
“Biologicamente la donna è più debole, ha dei momenti in cui è improduttiva economicamente perché impegnata a dar vita alla prole, e per questo è stata tagliata fuori dal mondo del lavoro così a lungo. Ancora oggi a volte è difficile capire l’importanza dell’indipendenza economica per una donna. Però ci sono tanti modi per raggiungerla, pensiamo a George Sand: amava andare a teatro, ma aveva poco denaro. Allora aveva deciso di comprarsi un completo da uomo da indossare agli spettacoli perché le donne dovevano cambiare toilette a ogni serata e lei non aveva i soldi per permetterselo”.
Le donne nella storia e nella letteratura hanno assunto l’abbigliamento maschile per comodità e per godere di maggiore libertà, però le donne al vertice della società non hanno bisogno di caratteristiche solitamente attribuite agli uomini, almeno in Oriente, dove vive una tribù che ha colpito Bianca Pitzorno. “I Moso, che vivono in Cina, sono l’esempio di una società matriarcale in cui però le donne non esercitano un tipo di potere che è calco del patriarcato”. L’autrice ha scoperto dell’esistenza di questa tribù tra le pagine di un libro, Il paese delle donne, di Yang Erche Namu ed è rimasta affascinata dal fatto che “il padre non ha potere sui figli, che invece crescono nella casa materna. Ogni donna ha una sua camere e alla sera, se vuole avere un rapporto sessuale, lascia la luce accesa. Di giorno lavorano e quindi hanno modo di incontrare gli uomini del villaggio e nutrire simpatie e innamoramenti. Poi di sera l’amato viene ricevuto solo quando la donna ne ha voglia”.
Un’autrice che mira dritta al cuore e alla mente delle donne, che crede nella libertà, non solo economica, una studiosa, un’intellettuale e una grandissima lettrice, che ripone i suoi libri in ordine alfabetico, una scrittrice che parla dei suoi personaggi come fossero amici di lunga data . Ecco chi è la Bianca Pitzorno che abbiamo incontrato.
Questo articolo è stato pubblicato da IlLibraio.it il 14 ottobre 2016

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