di Alfredo Antomarini
Alessio Abram, ultra dell’Ancona, è stato sottoposto a Daspo circa dieci anni fa. Ha sempre ottemperato all’obbligo di firma in questura, in occasione di manifestazioni sportive, con nove eccezioni per ritardi o mancate firme in dieci anni. È così scattata un’incredibile condanna a 5 anni e 9 mesi di carcere, pena ridotta a 3 anni e 9 mesi a seguito di ricorsi degli avvocati che lo assistono. Ad Alessio non sono stati concessi gli arresti domiciliari, gli è stata rifiutata l’assegnazione ai servizi sociali, gli è stata negata la possibilità di lavoro esterno. Il giudice di sorveglianza non ha accolto neppure una richiesta di Abram di partecipare al compleanno del figlio (in tutto due o tre ore di permesso).
Perché questo accanimento contro un ultra? In verità Alessio è anche molto altro: fonda una società sportiva con l’intento di consentire a tutti di esercitare lo sport, una scuola calcio che si chiama Ancona Respect frequentata in massima parte da figli di migranti. Alessio da quindici anni organizza il Mundialito antirazzista, torneo tra squadre composte da giocatori di varie provenienze geografiche o “miste”.
La squadra di calcio da lui presieduta, composta in massima parte da giocatori non italiani, vince il campionato di terza categoria e, lo scorso anno, ha partecipato, senza fortuna, alla seconda categoria. Alessio è anche un militante antifascista, partecipa in prima fila a manifestazioni contro il razzismo, è tra i primi ad affiancare i migranti che occupano uno spazio pubblico dando vita all’esperienza di Casa de Nialtri, non esita ad affiancare gli operai del Cantiere Navale di Ancona in occasione di lotte dure, contro i licenziamenti e la chiusura del Cantiere.
Giustizia o vendetta? Pena equa o repressione? Ce lo siamo chiesti in tanti ed è così che è nata l’idea di un libro, Un calcio alle sbarre (Edizioni Affinità Elettive) che raccoglie testimonianze di amici e compagni di Alessio, di giornalisti e contributi letterari di alcuni fra i maggiori intellettuali italiani (Dario Fo, Enzo Cucchi, Loris Campetti, Massimo Raffaeli, Angelo Ferracuti, Francesco Scarabicchi, Brunella Antomarini, Marino Severini dei Gang), per accendere un faro sulla vicenda giudiziaria di Alessio Abram.
Dopo la prima presentazione del libro ad Ancona, proseguiamo con analoga iniziativa a Bologna, venerdì 30 settembre alle 19, presso in Centro Sociale Tpo di via Casarini, presenti i compagni di Ancona nonché l’avvocato Simone Sabbatini e Carlo Balestri dell’Uisp.