di Silvia R. Lolli
Abbiamo monitorato su queste pagine la complessa e poco edificante, per l’amministrazione comunale, situazione dell’ex piscina scoperta dello Stadio di Bologna. Vari gli articoli scritti dal 2013. Tutti chiedevano, oltre alla data certa di riapertura, un resoconto puntuale delle responsabilità dirette e indirette per lo scempio (da noi annunciato) che si è fatto della struttura. Ci auguriamo che con i nuovi consiglieri di Coalizione Civica potremmo avere qualche risposta e, perché no, magari qualche denuncia alla Corte dei Conti e non solo quelle del Comune verso le ditte appaltatrici.
Finalmente nell’estate 2016 la piscina è funzionante o almeno sembra. Ci riserviamo di verificare meglio la situazione; qui vogliamo soltanto riflettere su alcuni aspetti della grave situazione che si è creata a Bologna sull’impiantistica sportiva più grande, su quelli che si chiamano gli impianti sportivi complessi anche se la denuncia si può estendere a quelli più piccoli e alle palestre scolastiche. Queste ultime, nonostante l’autonomia scolastica, sono ancora distribuite alle società attraverso gli uffici comunali o quel che rimane di loro.
Per la piscina dello Stadio sembra che a pagare finora siano stati soltanto i diversi assessori comunali succedutisi; in parte riteniamo che un concorso di responsabilità ci sia stato anche da parte loro, almeno per aver continuato a perpetrare nello scempio e senza rendere pubblici i nomi dei diretti responsabili o di chi ha spinto l’amministrazione verso questa scelta: tecnici che hanno firmato progetti rivelatisi fallimentari; politici interessati solo alle urne e senza competenze al riguardo; però anche ad altri soggetti si può mettere in carico una responsabilità più o meno diretta: mondo sportivo che chiede sempre di più alle istituzioni, in nome di una sussidiarietà non sempre disinteressata, poi continua a lamentarsi per le poche risorse che il pubblico riserva ad esso; non ultimi i cittadini ormai incapaci di leggere i vari interventi o le inaugurazioni nella loro vera realtà, che rimane il depauperamento del patrimonio pubblico, nello sport si comincia a vedere.
Ci si chiederà: perché continuiamo a denigrare la manutenzione della piscina? Le ragioni sono almeno di due ordini:
- 1) economico, sia di investimento, sia di gestione;
- 2) strutturale.
Per dovere di cronaca ci interessa informare di un’altra situazione collegata agli ultimi scatti fotografici: le foto sono state scattate martedì 17 maggio, quindici giorni prima delle elezioni amministrative, al termine del convegno organizzato dal presidente della Sempre Avanti, Fabio Casadio, da anni presidente dell’UISP Prov.le di Bologna, nella palestra della Sempre Avanti dello Stadio alla presenza di atleti anche della società Acquadela e con l’intervento dell’assessore allo sport uscente Rizzo Nervo. Entrambi gli interlocutori hanno prima di tutto precisato che l’incontro era previsto da tempo.
Il tema era la destinazione dello Stadio e dell’Antistadio oltre che delle aree adiacenti dopo la richiesta del Bologna FC di avere una convenzione pluriennale per garantire al Comune le manutenzioni necessarie, ma soprattutto per garantirsi usi diversi di queste aree (poco all’aumento dei posti a sedere, molto di più a imprese commerciali), ci complimentiamo per la preveggenza di queste autorità cittadine.
Ricordiamo che il sabato precedente si era svolto, organizzato dall’associazione Futuro Rossoblu e sotto l’egida dell’Università di Bologna, un incontro al quale erano stati invitati soprattutto tifosi (per la verità ci sono sembrati pochi), alla presenza del sindaco Merola, degli assessori Rizzo Nervo e Lepore (strano a dirsi nella neo giunta è assessore allo sport) del candidato a sindaco Bernardini e dell’ad del Bologna Fenucci: “Il Bologna FC 1909: un bene comune. Una città che gioca assieme alla Squadra?”
Presenti, oltre al professor Calzolari in rappresentanza del rettore Ubertini, i professori Martelli e Russo docenti di sociologia all’università di Bologna che hanno presentato ricerche, purtroppo molto velocemente, e Bonazzi presentato come sociologo dello sport, che ha spiegato dati poco sociologici ma più di marketing, finalizzati a spiegare che la proposta del Bologna FC ha dietro studi solidi.
Uno strano incontro, certamente elettorale, in cui è prevalsa la strategia di marketing che deve avere il futuro Bologna (Fenucci l’ha spiegato bene e molto a lungo) e nella quale un ruolo importante lo giocherà l’amministrazione comunale. Sacrificato l’approfondimento scientifico dei dati sociologici, con spazio invece a chi ha parlato di tifosi fidelizzati, ma soprattutto da fidelizzare, dando dati solo stimati e di livello non cittadino ma nazionale. Si è voluto solo evidenziare l’importanza della ristrutturazione ad uso e consumo della squadra di calcio.
A Bologna tra l’altro abbiamo già visto ed i cittadini hanno già dato per il bene comune: come sempre paga Pantalone. Ci ricordiamo la gestione fallimentare della convenzione del PalaDozza alla Fortitudo che ha lasciato un buco di bilancio e la soppressione della pista di atletica coperta dell’ancora moderno e bellissimo palazzo di Piazza Azzarita?
Non sarà la stessa cosa per lo Stadio? Ne siamo sempre più convinte. Ancora una volta una pista di atletica (anzi probabilmente due perché c’è anche quella dell’Antistadio), messa a nuovo con i mondiali di calcio del Novanta, poi con la gestione Bologna FC messa fuori uso, ora impraticabile, si toglierà dall’impianto che negli anni Venti fu costruito con le idee di polisportività. Chissà perché la FIDAL rimane silenziosa. Così pure la Regione Emilia-Romagna che pur a istituito per prima l’osservatorio dell’impiantistica sportiva; chissà se i dati sono ancora aggiornati dagli enti locali più territoriali? Per Bologna avvertiamo che ci sono negli ultimi anni solo sottrazioni per l’impiantistica pubblica.
L’incontro del 17 maggio è finito promettendo un tavolo partecipato, guarda caso da un assessore al quale dopo 15 gg. sono state date deleghe diverse; quel giorno invece si chiese ai presenti di rivotarlo perché “un assessore allo sport ci mette due anni prima di capire come funziona lo sport”; sono parole del presidente Casadio che durante l’incontro ha anche presentato la candidata al consiglio comunale Li Calzi, che puntualmente è stata eletta. Forse esageriamo nella lettura di questi eventi, ma visto il depauperamento costante e il convenzionamento degli impianti sportivi pubblici di Bologna degli ultimi venticinque anni possiamo riconoscere bene le mosse che vengono fatte in nome di un’oligarchia sportiva associazionistica che ha preso il posto di uffici comunali ormai inesistenti.
Da troppi anni scriviamo che questo passaggio dal pubblico al privato sociale lascerà solo in mano a privati impianti pubblici, costruiti dai veri volontari, su suoli pubblici.
La vicenda della piscina comunale è ancora una volta un esempio, il più eclatante da approfondire; del resto l’assessore Dalle Nogare, che per primo mise in piedi le convenzioni, cominciò appunto dalle corsie natatorie il nuovo corso di politica sportiva, suddividendone l’utilizzo, nei vari orari fra i tre maggiori enti di promozione sportiva di allora e alcune realtà più grosse di nuoto e pallanuoto: UISP, CSI, AICS, President, Rari Nantes. Poi la torta, estesa a tutti gli impianti, ha avuto negli anni di Guazzaloca altri commensali, cioè altre realtà di gestione o di EPS o di società sportive ed oggi anche di federazioni.