di Mattia Feltri
Paolo Flores d’Arcais, direttore di MicroMega e autore per le edizioni Raffaello Cortina di un saggio molto interessante (La guerra del sacro) sul fondamentalismo islamico, oggi ci dice che «purtroppo gran parte della sinistra e tutta la destra si rifiutano di vedere che c’è una guerra dichiarata non ai governi occidentali bensì ai valori rivoluzionari dell’eguaglianza, della laicità e delle libertà civili. È una guerra dichiarata con la strage di Charlie Hebdo ormai un anno e mezzo fa. Ma tutti hanno fatto finta di nulla».
Per quale motivo?
«Perché l’Occidente degli establishment è complice, visto che fa affari faraonici con l’Arabia Saudita e gli Emirati: non si può combattere l’Isis, cioè il fondamentalismo islamico che vuole farsi Stato, quando si è alleati di Stati islamici già fondamentalisti, in cui vige la sharia; non si può quando il nostro spiritoso ministro degli Esteri vuol fare entrare la Turchia di Erdogan nelle istituzioni europee; non si può quando si concedono spazi enormi a istituti islamici che sono brodo della cultura fondamentalista».
È la dottrina del multiculturalismo.
«Se c’è eguaglianza delle religioni, va da sé che con il diritto di istituire scuole private cattoliche o protestanti ci sarà anche quello di istituirne di islamiche. Non bisogna più permetterlo: la scuola repubblicana, come una volta era nelle intenzioni della Francia, non deve solo tramandare il sapere ma anche gli ideali di libertà, eguaglianza e fraternità. Va fatto perché, come abbiamo testimoniato con ampie inchieste su MicroMega, in Inghilterra, ma anche in Francia e in Germania, interi quartieri di grandi città sono governati dalla sharia».
È la sua teoria dello scambio?
«Sì. Si lasciano gli immigrati anche di seconda e terza generazione in condizioni socialmente emarginate, invece di integrarli come cittadini. E in cambio si concede la sharia come riconoscimento della diversità. Gran parte della sinistra acconsente stupidamente perché così si tollera l’oppressione del padre e del marito sulla donna e dell’Imam sul credente».
Dunque? Che fare?
«Primo, per integrare servono soldi, moltissimi ma ci sono, anche nell’Europa della crisi, viste evasione fiscale e corruzione, se le si volesse combattere seriamente: è la crescente povertà degli autoctoni che ostacola l’integrazione, perché porta a vedere negli immigrati il nemico. Secondo, rigorosa laicità. Terzo, nessuna concessione di diversità a chi propone diseguaglianza dei diritti».
E nel frattempo, intanto che l’estremismo uccide?
«Anche per ciò che è successo a Nizza, i nostri apparati di sicurezza sono colabrodo, legati ai tempi della Guerra fredda e dell’oppressione interna. Siamo indietro di alcune decine di anni: i terroristi si formano nella cultura scolastica legata alle moschee, nelle carceri e su Internet. È lì che serve un lavoro a tappeto di intelligence».
E forse nella vita quotidiana non c’è consapevolezza della guerra.
«Sì e sarebbe bene che ci fosse, ma anche assurdo smettere di vivere normalmente. La guerra c’è ma, come dicevo prima, i governi si rifiutano di vederla. Se la situazione politica dei Paesi europei e occidentali – perché ci sono dentro anche gli Stati Uniti – rimane questa, non c’è alcuna possibilità di vincerla».
E come deve cambiare la situazione?
«Ci vorrebbe che andasse al potere una sinistra egualitaria e illuminista che però oggi non c’è, se non in piccola parte in Podemos in Spagna, nel Movimento cinque stelle in Italia e in Bernie Sanders negli Stati Uniti».
Questo articolo è stato pubblicato su Micromega online il 16 luglio 2016 riprendendo dal quotidiano La Stampa dello stesso giorno