di Roberto Musacchio
Lo scambio di accuse e di battute è ormai quotidiano. Renzi e la Ue se le mandano a dire di santa ragione. Per chi è abituato ai teatrini italici l’idea è quella di un gioco delle parti. Uno degli uomini, e dei governi, interpreti dei voleri della Troika e del pilota automatico manda in scena ora il repertorio del Partito della Nazione, quello che alza la voce e sbatte i pugni.
D’altronde in tanti in Europa in questo momento riscoprono le loro prerogative di capi di Stato in particolare nell’orrida gara a chi si comporta peggio con i migranti. Chi è abituato invece ai riti di Bruxelles, e ne conosce le dinamiche, sa però che certi toni alludono a qualcosa di più duro e che Bruxelles, e l’asse tedesco francese, mal sopportano le alzate di capo su certi temi.
Lo sanno bene tutti quelli che hanno sperimentato in questi anni gli interventi della Europa Reale nella sfera delle loro sovranità. E l’attacco di Moscocivici, commissario socialista, a Renzi conferma qual è il prevalente netto di atteggiamento dei socialisti europei. Per chi invece l’Europa la vive, e ci vive, la situazione appare ancora diversa e il tutto sembra somigliare sempre più ad una riedizione dell’orchestrina che suonava sul Titanic, immaginando per altro che alla guida del transatlantico, e non di un aereo, vi sia un pilota automatico ormai impazzito come l’Hal, il computer di 2001 Odissea nello Spazio.
Ma aldilà delle metafore, ciò che appare incredibile è che di fronte a tutto quello che accade nessuna istituzione democratica si muova. Il Parlamento italiano assiste alle performance di Renzi e non chiede conto di quali idee si abbiano per l’Europa. Il Parlamento Europeo prende atto che la soluzione della cosiddetta crisi della governance è affidata ad un rapporto dei cinque Presidenti istituzionali che non fa altro che proporre sostanzialmente di andare avanti cosi.
Nel frattempo uno dei trattati dell’Unione, Schengen, tra i pochi ad avere un senso democratico e di cittadinanza, viene fatto a pezzi e altri sbrandellamenti della UE politica si preannunciano nella cosiddetta trattativa con la Gran Bretagna. Francamente tutto ciò è intollerabile. Se c’è una sinistra europeista e democratica, in Italia e in Europa, è l’ora che si faccia sentire. Per porre a Renzi e a tutti il tema vero. E cioè che occorrono due cose fondamentali che sono la revisione strutturale del debito e quella democratica dei Trattati, a partire da quello assurdo che è il Fiscal Compact.
Da tempo Tsipras aveva detto che senza una ristrutturazione del debito non c’era futuro e che occorreva in particolare una azione dei Paesi del Sud in questa direzione. Ha subito il trattamento che conosciamo ma è ancora in piedi. E la situazione maturata in Portogallo e le speranze spagnole dicono che forse si può cominciare ad agire. Che dice, e che fa l’Italia?
E poi l’immodificabilità dei Trattati è smentita dalla loro devastazione da destra. È da sinistra che bisogna operare per un loro cambiamento radicale in termini di democrazia e di fuoriuscita dall’ideologismo liberista. Poi ci sono i migranti. Anzi: prima. Sono loro lo spartiacque tra barbarie e civiltà. L’Europa sta a questo bivio.