di Paolo Flores d’Arcais
In un paese civile e democratico, una sentenza giusta non dovrebbe essere motivo di giubilo, perché dovrebbe costituire la normalità la routine la ovvietà. In Italia non è così: troppe assoluzioni per imputati colpevoli e troppe condanne per imputati innocenti.
Per ogni democratico è dunque motivo di gioia la sentenza con cui è stato assolto Erri De Luca dall’imputazione di istigazione a delinquere. Questo processo in realtà non avrebbe mai dovuto cominciare. La sentenza pone in chiaro la distanza abissale fra una libera opinione e quel reato specifico che è l’istigazione a delinquere.
L’Italia ha dovuto subire l’umiliazione di veder intervenire il Presidente della Repubblica francese e il ministro della Giustizia di quel paese. Erri De Luca ha ribadito in aula il diritto di invitare a sabotare come legittima difesa e la sentenza rende omaggio non solo alla libertà di espressione ma anche alla lingua italiana.
In Italia ogni giorno viene compiuto il reato di istigazione a delinquere da parte di razzisti e il delitto di apologia di fascismo, entrambi nella più sfacciata impunità, mentre si è voluto imputare di istigazione quella che era e resta solo una libera opinione. Giustizia è fatta, almeno questa volta.
Questo articolo è stato pubblicato su Micromega online il 19 ottobre 2015