di Claudio Cossu
Sono morti soffocati come ratti, non esseri umani, in una stiva oscura e maleodorante, novella camera a gas che tristemente ricorda altre camere di terrore e di morte, quelle dei campi di sterminio programmati per la “soluzione finale”, sorvegliati da cani lupo e torrette con i neri guardiani di un regime nefasto e barbaro, imperniato sulla carenza di dissenso e sulle catene di una schiavitù strisciante, durante la seconda grande guerra del Novecento.
Erano 51 i corpi ammassati e quand’erano in vita non avevano i soldi per pagare l’aria indispensabile per i propri polmoni. Ma non avevano i soldi richiesti per sopravvivere, uomini ultimi ed emarginati, come del resto le vittime del caporalato delle terre del meridione del Paese, gli ultimi degli ultimi, quelli ignorati dai controlli degli ispettori del lavoro. E oggi leggo che nella tranquilla Austria, in una cella frigorifera di un grosso tir, altre vittime dell’indifferenza e dell’apatia di un’Europa imperturbabile e sonnolenta, pare 52 siano stati i corpi ritrovati nell’abbraccio con la morte nella cella frigorifera che recava la scritta lugubre “carne fresca”, a lato di una autostrada.
Ma ormai ci siamo abituati a tale orrore e guardiamo con noia e colpevole indifferenza lo schermo della televisione o ascoltiamo queste notizie alla radio e le apprendiamo dalla stampa cartacea, noi del benessere in crisi ma sempre benessere, e domandiamo, distratti da altri pensieri (le borse di Shanghai a +5,3, perbacco), di chi erano quei corpi ammassati, quelle figure informi e rigide ormai in un grumo di morte senza respiro, deceduti per asfissia o per carenza di cibo e d’acqua.
Erano uomini del terzo millennio, figli del male peggiore e malvagio: l’indifferenza e la routine di una cinica e insensibile realtà, ormai tragicamente divenuta quotidiana. Mentre qualcuno chiede scioccamente “perché mai la Marina li va a prendere, laggiù, nel Mediterraneo?” (un presidente di una vicina Regione).
Se il Novecento fu il secolo dei massacri e dei genocidi, questo nostro che tragicamente inizia il terzo millennio, è senza tema di smentita, il secolo del male senza speranza di redenzione, della malvagità più profonda dell’animo umano : l’indifferenza e l’apatia, mescolate al cinismo ed alla insensibilità che non può non trovare radici nel più squallido dei fenomeni, quello di questa attuale forma di razzismo rinnovato, rinvigorito e contorto, avvitato ad abili ed astuti politici populisti e disumani, razzismo forse più penetrante e più crudele di quello contenuto nelle scritte “Les Juifs ne sont pas admis ici”, apparse nelle vetrine della Francia di Pétain negli anni Quaranta o nei nostri negozi che proibivano, già nel 1939, anche a Trieste, Portici di Chiozza, agli ebrei ed ai cani di entrare, trattandosi di “negozio ariano”.
Mentre altri Paesi si affrettano a erigere mura e barriere per arrestare l’ondata migratoria di gente disperata e in fuga da malattie, miseria e, talvolta da torture e da morte sicura. Non vuole, dunque, arrestarsi e si ripresenta ancora – celato sotto altre e insidiose motivazioni – ma sempre intruglio perverso di destra e sinistra, di senso di rivolta e di esclusione verso chi si presenta diverso da noi, questo impasto di frustrazione e di fierezza, nuova crociata che appare e si manifesta, strumentalizzata per ottenere voti e consensi?
Purtroppo riesce, talvolta, a far leva sulla popolazione più sprovveduta ed ignara, a diffondere i suoi deleteri bacilli di odio misto a rifiuto. Quando questa odiosa simpatia populista, diffusa ancora e sempre contro il diverso, questa miscela di degrado di valori umani e democratici e regressione di cultura civile e morale, quando verrà finalmente sconfitta e la gente capirà?