Dopo la manifestazione che si è svolta venerdì scorso a Roma, con un corteo partito dal ministero delle Infrastrutture, a Porta Pia, e che ha puntato verso la sede della prefettura, in piazza Santi Apostoli, è fondamentale riproporre i motivi che l’hanno determinata e che, nonostante si parli sempre di emergenza, vengono da lontano e sono tutt’altro che risolti.
del Movimento per il diritto all’abitare
Il neo prefetto Franco Gabrielli afferma: “Chi come me abita a Roma da 17 anni conosce le priorità, da cittadino”. Vedremo. Intanto si sbilancia su cortei, immigrazione, sicurezza e Giubileo, mentre si riserva di leggere le carte su “mafia capitale”, aspettando di incontrare il procuratore Pignatone e il prefetto Magno. Auspica condivisione e dialogo, dicendo che non servono proclami, “i problemi si risolvono, poi si comunicano”, dice. Queste le parole pubbliche, chissà quali saranno state quelle riservate, soprattutto nell’incontro con il sindaco Marino. Cosa si sarà fatto raccontare da un primo cittadino così affabulatore e inconsistente?
Foto di Patrizia Cortellessa [*]
In realtà Gabrielli Roma la conosce bene. Le sue tensioni sociali le ha gestite direttamente per diversi anni e sa anche che le cose sono peggiorate. Non solo per colpa della crisi. Ci sono responsabilità enormi della classe governante e di chi ha gestito le questioni sociali come problemi di ordine pubblico. La distanza tra la città reale e chi la dovrebbe risolvere i problemi delle persone è devastante e difficilmente risolvibile. Dalle periferie al centro l’assenza delle politiche sociali è assoluta. Carminati e Buzzi, con i loro sodali dentro l’amministrazione, hanno prosperato dentro questa assenza.
L’emergenza abitativa invece di diventare tema da risolvere è divenuta fonte di ricatti e profitti, così come l’accoglienza dei migranti e dei rifugiati. Questa per noi e per migliaia di abitanti di questa città è la priorità da affrontare con risposte e soluzioni vere. Decine di palazzi occupati per necessità, migliaia di sfratti per morosità incolpevole e per finita locazione, alloggi popolari messi in vendita e centinaia di lettere che minacciano lo sgombero dei cosiddetti inquilini senza titolo, dismissioni capestro per gli abitanti delle case degli enti ex previdenziali, delle casse pensionistiche, degli istituti di credito e assicurativi, migliaia di famiglie costrette da anni a vivere nei “residence” ed ora a rischio di finire di nuovo in mezzo ad una strada.
Parliamo di numeri consistenti, di vite abbandonate al loro destino dall’ignavia politica di amministratori corrotti e inadempienti. Di questo vogliamo parlare al Prefetto Gabrielli, con urgenza. Per questo chiamiamo a raccolta le resistenze e alle lotte che nei quartieri si oppongono agli sfratti, agli sgomberi e ai pignoramenti, allo sgombero forzoso dei residence; quella città solidale che si batte per un abitare degno, per un altra città accogliente, multiculturale, libera. Chiediamo alla Roma meticcia delle lotte sociali di muoversi insieme, fuori dal coro della gestione interessata e corrotta delle emergenze, per reclamare nuovi diritti di cittadinanza, per rovesciare la vergogna della legge Lupi sulla casa e fermare lo sperpero delle risorse pubbliche nel sistema delle grandi opere e dei grandi eventi.
[*] Patrizia Cortellessa fa parte degli Assistenti specialistici e per l’integrazione e assistenti alla comunicazione
- Chi siamo? La legge 104/92 definisce la nostra figura all’interno dei diritti per le persone con disabilità del diritto allo studio. Operiamo all’interno delle scuole di ogni ordine e grado.
- Cosa facciamo? Lavoriamo per l’inclusione scolastica, l’avviamento professionale, partecipiamo attivamente al percorso formativo, didattico e di autonomia degli studenti con disabilità.
- In che condizioni? Veniamo assunti di anno in anno con una varietà di contratti temporanei (Ritenuta d’acconto, CO.CO.CO, partita IVA, eccetera). I pagamenti degli stipendi avvengono con ritardi fino a sei mesi.
- Cosa chiediamo? Chiediamo alla Regione Lazio, a seguito dell’abolizione della Provincia di Roma, di impegnarsi per il riconoscimento della nostra figura professionale al fine di garantire la qualità del servizio e risolvere la nostra pluriennale situazione di precarietà.