La democrazia minacciata / 1

2 Marzo 2015 /

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di Silvia R. lolli
Libertà e Giustizia ha ancora una volta dal 2002, momento della sua nascita, svolto il suo compito di associazione di cultura politica, in un momento in cui la democrazia si perde. Comincia ad avere una lunga storia questa associazione vigilante sulla Costituzione. Il convegno, dal titolo “La Democrazia minacciata”, aperto a Firenze il 27 febbraio all’auditorium di S. Apollinare è proseguito all’aula Battilani dell’Università di Firenze. Aula storica quest’ultima, come ha ricordato il padrone di casa, il prof. John Gilbert, rappresentante di FLC/CGIL dell’università: nel 1378 i battilani, i cardatori della lana, la cui corporazione, detti i Ciompi, aveva sede in questa chiesa decisero la rivolta chiamata appunto Il Tumulto dei Ciompi.
Oggi, dopo 637 anni questo convegno di LeG può rilanciare la democrazia. Sabato ha aperto i lavori, coordinati dal proponente Paul Ginsborg, Gustavo Zagrebelsky con la relazione “Tempi esecutivi?”. A lui sono seguite altre due relazioni (dovevano essere tre, ma Stefano Rodotà purtroppo non ha potuto essere presente e spiegarci l’attuale “Lotta per i diritti”): l’europarlamentare Barbara Spinelli “Il vuoto democratico dell’Unione Europea” e Tommaso Fattori direttore di Transform!Italia che ha descritto le “Forme della postdemocrazia in epoca di austerità”.
Il giorno dopo ci sono state vere e proprie lezioni e si sono analizzati i vari aspetti che ci stanno portando verso una società meno democratica con i pericoli che si stanno delineando, anche a causa della corruzione sistemica, sia con l’ennesima riforma Costituzionale sia con la legge elettorale, ma passando dal servilismo dell’informazione e dei media: Alberto Vannucci “La corruzione e la sopravvivenza affannata della democrazia italiana dal Mose a Roma capitale”; Nando Dalla Chiesa “Giustizia e democrazia: la questione italiana”; Arianna Ciccone e Fabio Chiusi “E-democracy: la politica 2.0 alla prova dei fatti”; Lorenza Carlassare “L’attacco alla Costituzione”; Marco Travaglio “Il servilismo dell’informazione nella crisi della democrazia”; Paul Ginsborg “Democrazia, passioni, vita familiare”; il convegno si è conscluso con una tavola rotonda partendo da libro di Donatella Della Porta “Can Democracy be saved” con sandra Bonsanti, Gustavo Zagrebelsky, sergio Labate e Elisabetta Rubini Tarizzo.

Come si può facilmente capire non è facile riassumere in un breve articolo i contenuti di tutti gli interventi. Si potrebbe partire da qui per aprire uno spazio costituzionale, per recuperare i principi della democrazia in essa contenuti. Quei principi che oggi sono molto depotenziati dalla politica italiana, ma anche europea, come ci ha ricordato Barbara Spinelli.
Il titolo del convegno non ha rispecchiato pienamente il contenuto degli interventi; sono stati molto più pessimisti spiegando la realtà della democrazia in Italia, in Europa e nel mondo. La democrazia non è solo minacciata, ma sta scomparendo, per varie cause. Tempi esecutivi? È la domanda iniziale introdotta da Zagrebelsky, anche se per la verità la domanda non è necessaria; si sta accettando tranquillamente l’idea che i tempi esecutivi sono indispensabili, perché è importante il fare in tempi rapidi per rispondere alle esigenze dell’economia, anche globale, più che a quelle della democrazia.
Si dice: “non può essere che così, non può essere diverso da ciò che è”. Zagrebelsky spiega che siamo in una situazione nichilistica ed è sorpreso che ci sia un così grande distacco dalla politica. C’è anche il malaffare che porta all’allontanamento dalla politica, ma l’antipolitica odierna è qualcosa di più grave, perché si pensa che tanto la politica non conta più niente. La democrazia dovrebbe essere vista come una piramide ascensionale e parte dal basso; oggi però la piramide sembra quasi rovesciarsi: l’energia politica nasce dall’alto e si diffonde al basso. Il pensiero si fa dicotomico, la scelta è fra partecipazione ed obbedienza.
In Italia, c’è poi oggi una contingenza particolare, il patto del Nazareno dal quale proviene una riforma della Costituzione che appunto non tiene conto della dimensione partecipativa, quando invece lo dovrebbe fare, visto che la Costituzione è un bene di tutti i cittadini. Si sta poi proponendo una legge elettorale; con essa ci sarà chi potrà dire subito la sera al termine delle votazioni chi ha vinto. Ma in democrazia non si dovrebbe parlare di vittoria, perché i partiti politici hanno solo più consenso di altri. Chi è più numeroso in Parlamento dovrebbe avere l’onere di evitare la frattura; la responsabilità l’hanno gli aventiniani, ma anche la maggioranza ha la sua responsabilità, anzi il Parlamento semi deserto è colpa della maggioranza.
La democrazia funziona sulla base di questa duplice responsabilità. Cosa si può fare, cosa può fare LeG? Continuare la sua vigilanza sulla classe politica per difendere la dignità della politica è il minimo livello di civiltà. Oggi la politica è in una zona d’ombra, tra l’altro, come fu la loi du silence sotto Luigi XIV, i politici sono contenti se non c’è partecipazione se c’è silenzio.
Occorre quindi invertire la tendenza e lavorare con le forze sociali e culturali. La società civile alla quale pensa LeG non sono i magnati che frequentano i salotti del potere, ma si sta con singoli e associazioni che sono nei luoghi di difficoltà; siamo una piccola associazione e dobbiamo unire le forze ; le energie in queste associazioni per dare linfa alla politica per il rinnovo democratico della società.
La nostra Costituzione ammette limitazioni alla sovranità nazionale, ma solo in condizione di parità con gli altri Stati e solo per la pace. Barbara Spinelli, anche seguendo il suo recente libro “La sovranità assente” spiega le ragioni per cui ha accettato la candidatura e ora è europarlamentare: due parole dell’art. 11 della nostra Costituzione, PACE e GIUSTIZIA.
Sappiamo che l’Italia è diventato un laboratorio per la de-costituzionalizzare e la de-parlamentarizzazione. Infatti dal 1998, con il presidente della banca centrale tedesca ed l’organizzazione dell’euro segnano lo svuotamento della democrazia, anche se l’origine è precedente al 1975, quando si affermava il primato della stabilità e della governance e si faceva l’elogia dell’apatia dei cittadini: “Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia degli individui”. Oggi si avvera tutto: viviamo all’ombra dei mercati.
Dominano le élite finanziarie, i complessi militari e pochi stati sono considerati, a torto, onnipotenti. L’UE è descritta come unità di valori, ma non sono dati dalla legge positiva, ma per legge naturale. C’è un uso di certe terminologie che porta l’economia ai suoi primordi; sotto il plebiscito permanente dei mercati globali la politica si adatta mutando natura e scompare l’essenza della democrazia costituzionale; il capo del governo tende ad avere un potere assoluto. Molti costituzionalisti non insegnano più da anni tutto ciò, si sa di meno che questo prosciugamento della democrazia indebolisce le istituzioni europee.
Da europarlamentare vedo che quotidianamente sono disattesi sia i diritti internazionali, sa il trattato di Lisbona. Spinelli fa poi tanti esempi di questo svuotamento democratico a causa del primato del direttorio di FMI di cui la Grecia è stata la prima vittima; c’è un limbo politico dentro all’unione europea. Ricorda la risposta di Katainen il 17/09/14 alla domanda di Syriza: i documenti del programma non sono lee europea, ma strumenti concordati tra la Grecia e i suoi creditori per cui non si applica qui il trattato.” Ricorda che le varie leggi emergenziali hanno sempre nomi astrusi e poi si basano sulla lettera di Trchet e Draghi del 2011: la legge emergenziale consente di prendere misure subito, quindi per l’Italia è il decreto legge che deve essere usato. Ormai al potere ci sono le oligarchie, ormai non c’è più neppure il bisogno della presenza fisica di una troika. Infine porta esempi per spiegare che nessuno, neppure la BCE, si preoccupa di lottare contro la corruzione.
Che cosa si può fare? Non ha senso tornare alle sovranità assolute, occorre ricostituzionalizzare il livello nazionale ed europeo; la ricetta di Tocqueville va bene: uscire con più democrazia dalla crisi della democrazia, attraverso tre momenti:

  • 1) estese libertà e tutele delle vecchie costituzioni adattandole, per esempio nei confronti di chi denuncia ed è considerato spia o traditore dell’Occidente, vedi Edward Snwoder. Non così sono detti coloro che stanno asserviti al servizio della CIA e dei potenti.
  • 2) evitare che il TTIP sfoci in un collettivo di abiura anti-europeo, dei diritti alla salute e al benessere dei cittadini.
  • 3) moltiplicazione degli strumenti di democrazia e di contro informazione disseminazione dei poteri. Fattori spiega molto bene come le forme della post-democrazia nei momenti di austerità portano, come oggi, alla de-parlamentarizzazione e ai tempi degli esecutivi. Il suo intervento, che richiama molto spesso i contenuti dei libri di Gallino, fa il punto della situazione odierna e riprende gli aspetti citati in precedenza. Non viene solo meno il Parlamento, ma viene abolito il voto dei cittadini. In nome della lotta alla casta sarà la casta a nominare la casta.

La svolta autoritaria è spiegata nel suo rapporto con il finanza-capitalismo e dei processi in atto dagli anni Settanta. Le politiche di austerità sono state usate per sviluppare sempre più il neoliberalismo. Barroso nel 2010 disse che è in atto una rivoluzione silenziosa fatta a piccoli passi. Orai non c’è deficit democratico in Europa, c’è un avera e propria oligarchia con il fin edi distribuire la richezza dal basso erso l’alto.
Si deve ripassare alla ripubblicizzazione e si esce dalla crisi difendendo la Costituzione Italiana e si deve andare verso una nuova Costituzione Europea e verso nuove forme partecipative. Se ne esce con più democrazia.
Alberto Vannucci apre i lavori della seconda giornata con un tema fr i più scottanti per il nostro paese, quello della corruzione. È autore dell'”Atlente della corruzione” e subito esordisce spiegando che non sappiamo quanta corruzione ci sia in Italia ma dalle ultime stime internazionali sappiamo che il nostro paese è in testa alla classifica mondiale; abbimao un apsecie di spread etico: siamo + 20-30% rispetto agli altri paesi europei in fatto di rapporto fra corruzione e democrazia. Parte fin dai tempi di mani pulite, ma prima c’era un elemento di giustificazione, non si rubava per sé ma per il partito.
Oggi la corruzione si è fatta ancora più sistemica. Occorre comunque rovesciare la prospettiva: chi ruba per il partito e reinveste nella politica porta delle tossime nella democrazia. Come diceva Bobbio si viene a costituire un potere invisibile; un elemneto della corruzione è che non produce un reato, ma continua a produrre irresponsbailità. Esamina tre differenti tipi di corruzione degli ultimi tempi: il Mose, l’Expo e Roma Capitale, la santa trinità della corruzione italiana del 2014, leggendo anche parti di intercettazioni telefoniche per dare meglio il senso della situazione al limite tra legalità e illegalità ormai diffusa, in cui faccendieri di mani puliti sono usati per facilitare le corruzioni nel sistema.
Il problema fondamentale è che l’inquinamento della democrazia è pericolosissimo: la corruzione compra tessere per i partiti, i voti, mercato del voto alle lezioni e mercato del voto alle primarie.
Il potere del fare diventa merce nel tempo dell’esecutivo. Ci sono soci di uffici pubblici a libro paga delle imprese…Partito unico degli affare, la costante è sempre il tempo dell’emergenza, quando non è naturale, un cataclisma, si può sempre costituire ad hoc.

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