di Sergio Caserta
Il bellissimo film interpretato magistralmente da Glenn Ford, nei panni di un allevatore che deve accompagnare un fuorilegge catturato al carcere di Yuma, lo fa per soldi sapendo che dovrà affrontare i banditi; intanto quel treno sembra non arrivare mai. È la stessa sensazione che i nostri pendolari, più o meno tutti i giorni, patiscono in attesa dei treni locali, in eterno ritardo se non soppressi.
Le ferrovie locali in italia sono da ormai da trent’anni un progressivo e desolante declino: stazioni e linee soppresse, materiale ferroviario obsoleto, sospensione di corse, poca manutenzione, sporcizia, degrado e insicurezza. Mentre tutta la strategia ferroviaria ha scelto di puntare sull’alta velocità, sui treni superveloci che ci portano da Milano a Roma in tre ore e mezzo. È la parabola di un Paese meno efficiente ma soprattutto più ingiusto, apparentemente moderno ma di fatto irrazionale, dominato da interessi oligopolistici e sospinto verso una privatizzazione dell’intero sistema pubblico, per caricare sulle spalle di chi lavora tutti i possibili costi e disservizi. Questa situazione diffusa in tutto il paese, con punte drammatiche di caduta fino alla scomparsa del servizio in intere zone del sud ed anche in regioni del Nord; in Emilia Romagna registra una situazione solo in parte diversa.
Il decreto legislativo n. 422 del 19 novembre 1997 stabilisce il conferimento alle Regioni ed agli Enti locali di funzioni e compiti in materia di trasporto pubblico locale, a norma dell’articolo 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59 In forza di queste norme la gestione di molte linee ferroviarie, è stata trasferita alle regioni, senza però che ciò contribuisse a migliorare il servizio; in particolare nella provincia di Bologna, una parte delle ferrovie è in capo al Fer (Ferrovie Emilia Romagna), mentre altre linee come la Porrettana sono rimaste nella gestione delle ferrovie nazionali.
L’affidamento in concessione delle ferrovie regionali è sottoposta a gara di evidenza pubblica, entro il luglio del 2016 si dovrà attivare una nuova gestione o alla conferma dell’attuale concessionario, l’azienda di trasporti regionali Tper. Questa situazione di differenziazione contrasta con la realizzazione del progetto di Servizio Ferroviario Metropolitano che dovrebbe gestire l’insieme delle linee dell’area bolognese, ma il completamento del progetto, strategico per tutta la mobilità provinciale, procede con notevoli ritardi e incertezze.
È paradossale ad esempio che la Regione abbia acquistato dodici nuovi treni, ma non ha potuto (?) impiegarli sulla Porrettana che è la linea più affollata di tutto il sistema (10.000 pendolari al giorno con punte fino a 20.000) perché non di sua competenza. L’ingegner Luigi Marino, ex direttore del compartimento regionale Fs dell’Emilia Romagna, scriveva in un articolo del 2002:
“La ferrovia Porrettana rappresenta, oggi, per l’Appennino la garanzia base minima per la sua vivibilità.. Le grandi città come Bologna devono pretendere che le direttrici di traffico confluenti nell’area urbana, siano dotate di una funzionale, non inquinante, strada ferrata.l’area Appenninica è un territorio di diverse finalità cui andrà assicurato l’opportuno attrezzaggio: al versante toscano, un “parco” una ferrovia turistica e di collegamento; al versante emiliano, rappresentato da una valle dinamica, una ferrovia che assicuri un funzionale traffico per lo sviluppo”.
Questo sviluppo non c’è stato, come scrivono i rappresentanti dei comuni dell’Unione, nell’ordine del giorno su stato e prospettive delle ferrovie dell’Appennino del dicembre 2014:
“La qualità e soprattutto l’affidabilità del servizio su entrambe le linee continuano a essere insoddisfacenti, con il verificarsi quasi quotidiano di ritardi (soprattutto nelle fasce orarie di punta) ben più frequenti di quanto riportato dai dati ufficiali del gestore, ripetute soppressioni di treni e altri disservizi che spesso culminano in giornate catastrofiche nelle quali, di fatto, viene meno la regolarità del servizio.”
Questo post è stato pubblicato sul FattoQuotidiano.it il 4 febbraio 2015