di Silvia R. Lolli
Lunedì 9 febbraio sul sito del Corriere dello sport-Stadio un video era relativo alla conferenza stampa del presidente FIGC Tavecchio con il commissario tecnico della nazionale Conte; riportiamo le parole dette da Tavecchio: “Alla Lega di Milano abbiamo chiesto delle garanzie che ci sono state date e altre che ci devono dare… Io con Conte voglio rinnovare il contratto, non annullarlo… il capitale che abbiamo investito in Conte è stato un atto di fede… perché le contingenze… tutto il resto è nebbia”.
Sarà nebbia anche la conferma della procura di Cremona che ha concluso le indagini sull’ultimo calcio scommesse? L’inchiesta è cominciata quattro anni fa. Oggi 130 imputati sono indagati. Tra questi ci sono nomi eccellenti: Signori e lo stesso Conte, ricordiamo lo scorso anno per quattro mesi rimasto fermo per l’inchiesta federale. Il CT della nazionale addirittura per frode sportiva, altri per associazione a delinquere. In un precedente articolo avevamo posto alcune domande sull’opportunità del nuovo presidente della FIGC Tavecchio, eletto tra mille polemiche dei presidenti di Lega calcio, di scegliere un tecnico con qualche macchia nel cassetto.
Anche se nel nostro ordinamento giuridico non si può essere ritenuti colpevoli fino alla condanna (spesso si parla di definitiva, cioè dopo i tre gradi di giudizio di legge), ci chiediamo sempre se nello sport questa consuetudine debba ritenersi valida. Lo sport non dovrebbe avere come suo primo obiettivo l’etica, il fair play? Al di là di questa lecita domanda per un movimento sportivo, ma soprattutto calcistico, con troppi scandali irrisolti e nascosti, possiamo continuare a fare alcune riflessioni.
La giustizia ordinaria, nonostante i suoi tempi lunghi, deve essere considerata sussidiaria al diritto sportivo? Può cioè quest’ultimo non tener conto delle sentenze del giudice ordinario? Questo anche in attività che sono, per legge, professionistiche? Troppe volte la clausola compromissoria è stata estesa a situazioni ritenute “di confine”; in questo caso l’illecito della scommessa si dovrebbe ancora ritenere salvifico in ambito sportivo per i soggetti che l’hanno commessa?
Fino a quale punto si può arrivare nello sport ad accettare soggetti inquisiti che poi sono condannati per illeciti, non direttamente sportivi, ma patrimoniali? Se la giustizia sportiva non è stata in grado di rilevare l’illecito, oppure di considerarlo un peccato veniale, i contratti che questi soggetti hanno concluso o che ancora sono in essere, ed il loro agire sportivo, non hanno messo in discussione tutti i risultati sportivi, quindi lo stesso sport praticato?
Nella fattispecie di Conte, poche ore prima della informazione sulla conclusione delle indagini della procura, la Federazione Gioco Calcio con la conferenza stampa gli concede ancora la continuità del lavoro, fino agli europei. Osserviamo solo che una conferenza stampa sembra capace di mantenere lo status quo. Del resto anche molti politici inquisiti, spesso condannati quando non salvati dalla troppo corta prescrizione, sono sempre pronti ad essere rieletti.