di Marino Magno, del Circolo del Manifesto di Avellino
Le note di “Arrivati a questo punto”, scritte alcuni mesi fa e che offro qui sotto ai lettori del blog dell’associazione Il manifesto in rete di Bologna, sono andate come accompagnamento della seconda brochure del Circolo del Manifesto di Avellino nelle edicole della provincia. Le riporto qui per rimarcare che la situazione non mi sembra cambiata di molto. Norma Rangeri ha rilanciato il riacquisto della testata da parte della cooperativa che gestisce attualmente il giornale, in un momento difficile in cui il “piccolo mostro” di Firenze ha fatto un taglio retroattivo sull’editoria, per non parlare dell’attacco di un giornalista di destra che, utilizzando il metodo Boffo, ha ipotizzato il coinvolgimento del Manifesto nel bailamme di “mafia capitale”.
Vedremo cosa accadrà a fine anno quando ci dovrebbe essere l’asta per la vendita del giornale. Intanto, va detto amaramente anche come supporto a ciò che ha scritto qui Mauro Chiodarelli sull’argomento, che il dibattito aperto sul Manifesto è del tutto debole (per essere generosi). Tutti i nodi di cui si è discusso da tre anni a questa parte sono assenti. Possibile che nessuno voglia riprenderli?
Arrivati a questo punto… Offriamo ai lettori che a suo tempo non l’avessero ricevuta la 2° brochure del Circolo del Manifesto di Avellino (la prima era dedicata a Di Vittorio e chi volesse riceverla può mettersi in contatto con chi scrive). Lo facciamo per informazione innanzitutto ma anche per rimarcare una crisi de “Il manifesto” che, lungi dall’essersi conclusa, si è semmai aggravata dopo la fuoriuscita (o, sostanzialmente, l’espulsione) di una parte notevole dei giornalisti storici, siano essi redattori o collaboratori, e dei due padri fondatori Rossanda e Parlato.
Una crisi che si è aggravata, nell’ultimo anno, per due ragioni fondamentali. La prima, la chiusura di fatto alla discussione sulla storia e sul futuro del Manifesto da parte del gruppo che attualmente gestisce il giornale e la nuova cooperativa. La seconda, la crisi verticale dei Circoli e dei giornalisti e compagni fuoriusciti.
Tanto il giornale è finto e ormai quasi del tutto autoreferenziale oltre che ripetitivo e povero, quanto i Circoli hanno ormai quasi esaurito la loro spinta all’azione e a una ripresa delle motivazioni originarie della storia, per molti aspetti intrigante e ricca, del Manifesto. I giornalisti fuoriusciti, poi, a tutt’oggi non sono stati in grado di mettere in piedi qualcosa che richiamasse un minimo di impegno per il futuro.
A questo punto ci piacerebbe discutere con chi è legato a quella storia e a quella memoria (scrigno per il futuro) del famoso e sempre indispensabile “che fare?”.