di Alfiero Grandi
È legge, dopo il voto del Senato, un provvedimento di cui governo e maggioranza non hanno motivo di vantarsi. È una revisione politica e di principio radicale sull’evasione fiscale. Tanto più incomprensibile in questa fase, dopo gravi episodi di corruzione, che si reggono sull’occultamento dei capitali. Il Giornale fa bene a sottolineare che grazie a questo governo è caduto a sinistra il tabù dei condoni fiscali. Purtroppo il Senato ha evitato qualunque miglioramento del testo. Questa legge riduce le sanzioni e taglia di netto le pene per quanti hanno esportato illegalmente capitali all’estero ed è stata estesa con gli stessi vantaggi anche a quanti hanno lasciato i quattrini in Italia, il “nero domestico”. Un’equità rovesciata.
Il termine per i vantaggi previsti dalla nuova legge è stato portato al 30 settembre 2014, praticamente ad evasione ancora calda. Non si era ancora spenta l’eco di una ripresa della fuga dei capitali dall’Italia che subito è stato loro offerto un trattamento di favore fino all’ultimo istante possibile. Il tempo di accertamento dell’evasione fiscale è un altro regalo importante. Il raddoppio vigente dei tempi di prescrizione per reati fiscali come l’esportazione illegale di capitali viene ridimezzato con questa legge e quindi l’accertamento sarà possibile solo su 5 anni anziché su 10, gli altri non saranno più perseguibili. Un bel regalo.
Governo e maggioranza ripetono che non è un condono perché non è anonimo e non fa sconti sulle tasse evase, cosa in realtà non vera, ma è certo che fa sconti rilevanti su pene e sanzioni. Il governo e la maggioranza che ha approvato questa legge vuole dimostrare che non è un condono perché teme una censura dell’opinione pubblica. Certo Tremonti aveva prodotto porcherie peggiori, con condoni superscontati e anonimi. Ciò non toglie che andrebbero evitate anche le mezze porcherie, perché i condoni possono essere anche nominativi e con sconti minori ma restano sempre tali nella sostanza, tanto è vero che vengono ridotte in modo significativo le pene per gli evasori. Non manca il consueto corredo delle grida manzoniane che minacciano sfracelli. in futuro.
La proposta di legge conferma una verità già nota ma finora negata e cioè che per portare capitali all’estero, o per nasconderli al fisco in Italia, occorre commettere dei reati fiscali rilevanti. Se lo sconto avviene sulle pene siamo nel classico condono penale. Esempi: dichiarazione fraudolenta, uso di fatture false o loro mancata emissione, mancato versamento di trattenute certificate (potrebbe essere avvenuto anche a danno di dipendenti), omesso versamento di Iva, sono tutti reati di fatto depenalizzati. Le sanzioni pecuniarie per gli evasori sono ridotte ad una percentuale del minimo, con sconti dal 25% al 50% e anche di più.
Se la somma evasa è inferiore a 2 milioni di euro (maggioranza dei casi) gli interessi di rendimento del capitale esportato sono calcolati forfettariamente ogni anno al 5% con un’aliquota fiscale del 23%, la metà del 45% che il soggetto avrebbe dovuto pagare sul reddito reale e non su un forfait. Anche questo non è condono fiscale?
Viene introdotto il reato di autoriciclaggio. Potrebbe essere una buona notizia se non fosse che questo reato vale anch’esso solo per il futuro, dopo che il condono avrà ripulito condotte decise con tutta calma fino al 30 settembre 2015 e che non saranno punibili quanti usano il denaro per “godimento personale”, ad esempio acquistando barche, auto, abitazioni, forse giocando al casinò, o altro. La definizione del godimento personale è semplicemente una follia, dalle conseguenze imprevedibili.
Non mancano nel testo previsioni di pene durissime per coloro che non aderiranno spontaneamente alla “voluntary disclosure”. L’inglese non deve fare paura perchè il condono qualcuno deve pur chiederlo. È stato scritto un brutto capitolo fiscale in Italia. La fiducia tra Stato e cittadini prende un brutto colpo e stranamente l’Agenzia delle entrate è già pronta con i moduli per gli evasori. Lotta all’evasione e condoni non possono stare insieme. L’Amministrazione dovrà gestire questo condono e quindi sarà distratta dai compiti di perseguire gli evasori, come è sempre accaduto in passato.
Passano leggi come il jobs act e il condono fiscale. Un’opposizione degna di questo nome, capace di esercitare un controllo sugli atti del governo e un confronto serrato in parlamento, non li farebbe passare. La destra è da sempre protagonista di provvedimenti come questi, in passato era la sinistra a cercare di impedirli.
Questo articolo è stato pubblicato sul Fatto Quotidiano il 6 dicembre 2014